Nato nella primavera del 1913 Lo
Sport Illustrato ottenne da
subito un buon successo di lettori anche soprattutto al massiccio
utilizzo di fotografie quale mezzo utilizzato per veicolare le
notizie. Peculiare il taglio dato agli articoli che si
caratterizzavano per quel giusto equilibrio, alla moda del periodo,
tra esaltazione nazionalista e respiro cosmopolita, con un occhio di
riguardo, sin dagli esordi, alla guerra e al legame tra questa e lo
sport. Come però bene sottolinea Nicola Sbetti nel suo saggio “Lo
Sport Illustrato e la Grande Guerra” il giornale non si schierò da
subito a favore dell'intervento, mantenendosi in una posizione spesso
di equilibrio precario tra due visioni dello sport inteso da un lato
come strumento funzionale all'idea della guerra quale “grande
gioco” e dall'altro visto e raccontato come “vittima di guerra”.
Giovani intenti a spalare dalla neve il campo prima dell'incontro di beneficenza di Torino |
L'indirizzo
prese a mutare con la fine del 1914, quando, cioè, il giornale
iniziò a prendere posizione a favore dell'intervento a fianco delle
Potenze dell'Intesa e, conseguentemente, ad intensificare il numero
di articoli dedicati alle manifestazioni sportive organizzate a
favore delle popolazioni del Belgio occupato e delle terre irredente
(per approfondimenti, si legga il mio recente “1915. Dal football
alle trincee”, Bradipolibri Editore, 2015).
Si
arrivò così al numero 10 del 10 giugno 1915, con l'Italia già in
guerra da un paio di settimane, quando il giornale assunse la nuova
denominazione Lo Sport Illustrato e la guerra
dove la narrazione dell'attività sportiva finiva per fondersi con
quella bellica: da qui partiremo nei prossimi appuntamenti
pubblicando alcune fotografie che bene sintetizzano il connubio tra
sport e guerra nell'estate di cento anni fa.
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