Con tutta probabilità il
primo pallone da football l'ha portato in Italia lui. Edoardo Bosio,
torinese di origini elvetiche, era un impiegato di una ditta inglese
di Nottingham e spesso viaggiava verso l'Inghilterra per lavoro: là,
conobbe il football e se ne innamorò tanto che da uno di questi
viaggi si portò dietro un paio di palloni e subito coinvolse i suoi
colleghi della ditta Thomas &
Adams nel gioco del football association,
come allora veniva chiamato il calcio. Il luogo è Torino, la Torino
della Belle Epoque,
con le sue strade, i suoi tabarin,
e i suoi sogni di futuro. L'anno è il 1887 quando lo stesso Bosio
con i suoi colleghi crea la prima squadra di calcio in Italia, il
Football
and Cricket Club di Torino,
con tanto di divisa ufficiale che prevedeva una camicia a righe rosse
e nere con colletto bianco, squadra che – come tradisce il nome –
avrebbe permesso ai propri soci di praticare il cricket, il football
e, in estate, il canottaggio, primo grande amore di Bosio.
Il Savoia nel 1889. Bosio è l'ultimo a destra |
Sì,
il canottaggio perchè Bosio è stato anche un famoso vogatore
pluridecorato della Società Armida.
Da una cronaca apparsa nel numero del 14 giugno 1891 de La
Gazzetta del Popolo della Domenica
riusciamo a farci un'idea del personaggio, del suo talento e del suo
aspetto fisico: “Il signor Bosio Edoardo, 3° voga,
partecipò col Nicola alle regate di Venezia e Casale, vincendo nelle
prime il 2° premio in canoa e il 1° in jola alle seconde. Nel 1888
a Torino, partecipò alle gare di canoa a quattro e a due, vincendo i
primi premii. Partecipò alla gara della Coppa alle regate di
campionato a Stresa. Ha 24 anni, pesa 72 chilogrammi, misura metri
1,81 d'altezza.”
Torino
in quegli anni è un gran fermento, anche gli ambienti sabaudi si
interessano al nuovo gioco e nel 1889 grazie soprattutto a Luigi
Amedeo di Savoia – futuro Duca degli Abruzzi – il barone Cesana e
il Marchese Alfonso Ferrero di Ventimiglia, un gruppo di
aristocratici formano la loro squadra di calcio. Che chiamano, magari
senza slancio particolarmente fantasioso – Nobili,
con colori sociali gialli e blu quale omaggio ai colori cittadini.
Due anni e parecchie sfide più tardi le squadre di Bosio e dei
nobili si fondono per dar vita all'Internazionale di Torino e proprio
con questa squadra troviamo Bosio impegnato a dar calci al pallone,
in amichevole come in campionato.
Paertecipa a quella che viene considerata la prima sfida tra due squadre di città diverse mai disputata in Italia, il 6 gennaio 1898 tra il Genoa e una "mista" composta da giocatori dell'Internazionale e il Football Club Torinese, ma c'è
un breve trafiletto de La Gazzetta dello Sport
del 26 dicembre 1897 che riferisce di una partita amichevole giocata
dalle due squadre di Torino, l'Internazionale contro il Football
Club, dove si parla proprio del Bosio giocatore: “(...)
Edoardo Bosio, il vecchio giocatore, sembra dare dei punti ai più
giovani, corretto ed agile come se avesse ancora vent'anni.”
In
campionato, è presente nelle prime tre edizioni: nel 1898 e 1899
giocando appunto con l'Internazionale e nel 1900 con il F.C.
Torinese, che nel frattempo aveva assorbito l'Internazionale. Proprio
in quell'ultimo anno durante la semifinale giocata il 15 aprile segna
ben tre reti al Milan qualificandosi così, con la sua squadra, per
la finale che poi perderà contro il Genoa. Inoltre è presente
all'incontro giocato a Torino il 30 aprile 1899 tra una
rappresentativa di giocatori che partecipavano al campionato italiano
e una rappresentativa di giocatori militanti nel torneo svizzero,
partita quella che costituisce il primo incontro internazionale
giocato in Italia.
Pare
quasi scontato dirlo ma Bosio fu anche tra i fondatori nel 1898 della
Federazione Italiana del Football (poi F.I.G.C.). Per concludere, da
segnalare anche che si cimentò nel cinema nel 1914 come regista e
fotografo del cortometraggio La vita negli abissi del mare.