“In
seguito alla mobilitazione generale la Direzione della FIGC ha
sospeso gli incontri che ancora devono aver luogo a Genova, Milano,
Roma, Pisa.”
Il
giorno in cui venne letto questo comunicato – possiamo dirlo, ora –
finiva il football dei pionieri. Venne letto dagli arbitri all'inizio
delle partite di domenica 23 maggio 1915 quando era in programma
l'ultima e decisiva giornata dei due gironi, settentrionale e
centrale: ci si giocava l'accesso alla finale, mica uno scherzo.
Il
campionato si interrompeva sul più bello, quindi, perchè l'Italia
da quel giorno avrebbe dovuto pensare a situazioni ben più
drammatiche, con decisioni da prendere ben più gravi. Non che
decidere di entrare in guerra contro l'antico alleato fosse stato uno
scherzo: ci sono faldoni enormi pieni zeppi di documenti diplomatici
più o meno segreti relativi a quei mesi, ma questa è un'altra
storia.
Non
parleremo di guerra, oggi. E non parleremo neppure delle aspre
polemiche che seguirono a quel comunicato, di come, per alcuni, si
sarebbe potuto giocare ugualmente – e di come in realtà si giocò
qualche partita di terza categoria.
Parleremo
di chi lesse questo comunicato, quel pomeriggio lontano del 1915.
Parleremo
dell'arbitro,
Frankie. Quindi, per stare tutti quanti più sereni, offro un giro di
camomilla – magari corretta.
Non
c'è neanche bisogno di dirlo, per iniziare il racconto dobbiamo fare
le valigie e trasferirci in Scozia e in Inghilterra.
In
principio, forse lo saprai, non c'era l'arbitro. E si giocava
ugualmente a football. Tutto era lasciato al fair
play dei
giocatori in campo e le decisioni – in caso di dubbio – erano
prese di comune accordo dai due capitani. Certo questo valse fintanto
che le partite furono giocate ad uso e consumo dei giocatori stessi,
ma quando entrò in scena il pubblico, seguendo con passione le
partite e tifando per l'una o per l'altra squadra, allora le cose
cambiarono. E cambiarono talmente tanto che si fece urgente la
necessità di una figura terza che dirigesse il gioco e dirimesse le
controversie. Insomma, c'era bisogno di qualcuno che prendesse le
decisioni.
Ma
non credere che tutto si sia svolto così velocemente. In realtà è
soltanto l'International Board che “vestirà” l'arbitro di
competenze e decisioni tali da renderlo simile a quello che noi oggi
conosciamo. Come saprai, l'International Board è solo del 1886, però
già dal 1871 si giocava regolarmente la F.A. Cup: cosa accadeva,
dunque?
All'inizio,
come detto, erano i capitani che cercavano di trovare un accordo
sulle situazioni più controverse, ma ben presto alle partite
iniziarono ad assistere gli spettatori e fu sempre più difficile per
i capitani non farsi prendere dall'umore dei tifosi e avere il
distacco necessario per trovare l'accordo. Pertanto nel 1874 si tentò
di correre ai ripari con l'introduzione della figura dell'umpire:
ogni squadra poteva schierare a bordo campo un giudice di gara, in
caso di controversia i due umpires avrebbero dovuto trovare la
soluzione alla diatriba.
Ma
il football correva. E il suo successo ancora di più.
Pochi
anni e fu pressante il bisogno di avere un soggetto davvero neutrale.
Ci siamo quasi, caro Frankie, ci siamo quasi.
Nel
1881 la Football Association per gli incontri di F.A. Cup introdusse
la figura del referee,
un soggetto terzo che aveva il compito – bada bene – di dirimere
le controversie che potevano sorgere tra gli umpires delle due
squadre. Capito? L'arbitro nasce per aiutare i due giudici, non per
regolamentare il gioco! È una figura profondamente diversa da quella
che oggi conosciamo.
Ora,
immaginati la scena: il campo, i giocatori e ai bordi, vicino al
pubblico, i due umpires e il referee che guardano la partita
dall'esterno ed intervengono solo in caso di proteste. Te lo stai
immaginando? Bene, perchè pressapoco è quello il quadro inglese di
quegli anni (vabbè, poi dovresti anche immaginarti grandi folle e
stadi veri e propri, ma di questo ne parleremo). Non durerà tanto,
comunque. Perchè l'International Board una decina d'anni dopo,
ridisegnerà la figura dell'arbitro, delineandone le mansioni.
Sopratutto,
lo porterà in campo.
Abbiamo,
finalmente, l'arbitro come tutti noi lo conosciamo: lui in campo e i
due umpires che rimangono ai bordi (detto tra parentesi, questi
ultimi con il nuovo secolo verranno “trasformati” in guardalinee,
e così la terna arbitrale è fatta)
Sì,
va bene dirai tu, ma non avevamo incominciato parlando dell'Italia?
Ci torneremo, perchè da noi le cose sono andate un po' diversamente,
ma non ora: ne parleremo la prossima volta.