mercoledì 3 settembre 2025

⚽1925: LA NUOVA REGOLA DEL FUORIGIOCO CHE CAMBIO' IL FOOTBALL

L'estate fu quella del 1925, l'estate in cui la modifica alla regola del fuorigioco cambiò nel profondo il gioco del calcio.


 Ancora nella prima metà degli anni'20 la regola del fuorigioco prevedeva che per considerare in gioco un calciatore occorreva che tra sé e la linea di porta vi fossero almeno 3 avversari1
 
In Inghilterra, dove di tattica se ne masticava parecchia, i difensori del Notts County spesso si spostavano di posizione per sistemarsi uno dietro all'altro, mettendo così in fuorigioco il centravanti avversario. Lo stratagemma piacque molto in particolare al difensore del Newcastle United, William McCracken che non solo li imitò ma teorizzò addirittura la mossa come variante tattica, diventando il “re del fuorigioco”. Semplicemente appena prima che partisse il lancio per il centravanti avversario i due terzini dovevano convergere al centro e uno dei due – il terzino volante, colui che doveva marcare il centravanti – si andava a mettere davanti al suo compagno. Così facendo, il centravanti finiva sempre in fuorigioco e il buon McCracken – assieme al suo compagno Hudspeth – diventò una leggenda. L'uso di questo stratagemma venne esasperato e ciò portò ad un progressivo arretramento del centravanti che nel tentativo di eludere il fuorigioco subì una trasformazione diventando una sorta di rifinitore per le ali e soprattutto per le due mezzali che si inserivano da dietro. Peccato soltanto che di tutto ciò ne risentì parecchio lo svolgimento della gara, che finì per essere spessissimo interrotto2.

Il risultato? Non si segnava più, la noia diventava protagonista delle partite e il pubblico si allontanava dagli stadi. La fine del calcio? Ovviamente no, perchè l'International Board aveva pronto l'antidoto e nel 1925, modificando la regola del fuorigioco, permise un nuovo salto evolutivo al gioco del pallone.

Su proposta della Federazione scozzese, infatti, l'International Board nella riunione di Parigi del 13 giugno 1925 statuì di ridurre da tre a due il numero di difensori necessari per mettere in fuorigioco l'avversario:

When a player plays the ball, any player of the same side who at such moment of playing is nearer to his opponents' goal-line is out of play, and may not touch the ball himself, nor in any way whatever interfere with an opponent, or with the play, until the ball has been again played, unless there are at such moment of playing at least two of his opponents nearer their own goal-line. (...)”3.


La modifica entrò in vigore con l'inizio della nuova stagione calcistica.

Gli allenatori da subito iniziarono a pensare alle nuove contromisure da adottare. In special modo un allenatore legherà indissolubilmente il proprio nome a questa novità regolamentare: Herbert Chapman4 riuscirà a trovare la risposta difensiva perfetta alla nuova regola del fuorigioco, arretrando il centromediano dandogli il compito esclusivo di marcare il centravanti avversario. il nuovo sistema di gioco – che fece vincere a Chapman tutto quello che c'era da vincere – sarebbe stato definito dalla stampa come Chapman System, meglio noto come “Sistema”5.

In Italia la modifica alla regola del fuorigioco venne recepita dalla FIGC prima dell'inizio della stagione 1925-26, con il comunicato della Commissione Tecnica Federale del 3 settembre6.




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1 Carosi, Julian, The history of offside, Kenaston.org. La regola risaliva agli anni 1865-66, quando mutò il numero di giocatori avversari richiesti per non essere in fuorigioco. Prima di tale data la regola – codificata nelle cd. Cambridge Rules – prevedeva che tra giocatore e la porta ci fossero più di tre avversari. Il tenore della regola n.9 dell'off-side del regolamento di Cambridge nel 1856 era infatti il seguente: If the ball has passed a player and has come from the direction of his own goal, he may not touch it till the other side have kicked it, unless there are more than three of the other side before him. No player is allowed to loiter between the ball and the adversaries' goal”. Nel 1865-66 la Football Association modificava così la regola 6 relativa al fuorigioco: “When a player has kicked the ball, any one of the same side who is nearer to the opponents' goal-line is out of play and may not touch the ball himself nor in any way whatever prevent any other player from doing so until the ball has been player unless there are at least three of his opponents between him and their own goal (...)”.

2 Bassi, Alessandro, Solo un gioco? Scritti di storia del calcio, Independently published, 2024

3 Www.theifab.com

Bassi, Alessandro, Chapman, l'uomo del futuro che reinventò il calcio: il sistema, i campi illuminati, i numeri sulle maglie e..., https://www.calciomercato.com/notizie/chapman-il-genio-che-reinvento-il-calcio-il-sistema-i-campi-illu/1105881

5 Bassi, Op.cit., 2024

6 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 3 settembre 1925


domenica 31 agosto 2025

📷 Album di football perduto

 GENOA - JUVENTUS 1916

 

 

La fotografia (Guarneri-Cappelli) tratta da L'Illustrazione della guerra e la Stampa Sportiva ritrae una fase di gioco della partita tra Genoa e Juventus valida per il girone finale della Coppa Federale del 1916, disputata - stando alle cronache de La Stampa - davanti ad un "fiorito di eleganze femminili e di spiccanti divise militari in tribuna"

La partita termina sul punteggio di 2 a 1 per la Juventus, ma non basterà ai bianconeri per vincere la Coppa che andrà al Milan.

venerdì 22 agosto 2025

CALCIO D'ESTATE. IL TORNEO DI SAINT MORITZ (AGOSTO 1911)

 

L'estate calcistica del 1911 è una stagione davvero frizzante per le squadre italiane: ben due importanti tornei internazionali, infatti, le vedono protagoniste impegnate a fronteggiare squadre straniere. La voglia di uscire dai confini nazionali il football l'ha sempre avuta, sin dalle sue origini. Nell'età pionieristica del calcio sono stati numerosi i tornei transnazionali che hanno visto gareggiare squadre di diverse nazionalità1. Già abbiamo avuto modo di parlare del Torneo dell'Esposizione di Roma di inizio estate del 19112, sempre in quell'anno, sul finire di agosto, tre squadre italiane vengono invitate ad un altro importante torneo internazionale.


Torneo che si disputa nella verde Engadina nella rinomata località di Saint Moritz, già famosa e ambita stazione sciistica da oltre 40 anni, cioè da quando nel 1864 il visionario proprietario della pensione Faller – l'iconico Kulm Hotel – pensò bene di “allargare” la stagione turistica anche nel periodo invernale. La storia che ha per protagonisti gli incontri del torneo di calcio del 1911 non è però una storia d'inverno. La competizione viene organizzata per la fine di agosto, dal 22 al 25 del mese, aperta a sei squadre: due tedesche, una svizzera e ben tre italiane. Come inizio di stagione agonistica anticipata non è affatto male per le squadre italiane. Con l'estate del 1909 e con l'approvazione del nuovo regolamento organico federale la stagione calcistica in Italia si dilata: il campionato viene giocato nell'arco di due stagioni solari con inizio fissato in autunno e ripresa dell'attività dopo la pausa estiva nella seconda metà di settembre. La trasferta a Saint Moritz, quindi, è un piacevole anticipo di, chiamiamola così, preparazione alla nuova stagione calcistica. Le tre squadre italiane sono l'Unione Sportiva Milanese, il Torino e l'Internazionale che se la dovranno vedere con i freschi campioni di Germania del Viktoria Berlino, i blasonati Phoenix di Karlsruhe e gli elvetici dello Young Boys. La Gazzetta dello Sport nel numero del 21 agosto presenta accuratamente le tre compagini italiane, evidenziandone punti deboli e di forza. Per il giornale milanese delle tre italiane la più attrezzata è il Torino, mentre i più deboli dovrebbero essere i bianconeri a scacchi dell'Unione che si presentano con una formazione di tutti italiani e molti giovani3
 
La prima giornata si gioca dunque il 22 agosto.
I primi a scendere in campo sono proprio i milanesi dell'Unione che alle 10.15 del mattino vengono sconfitti 5 a 1 dallo Young Boys sotto una pioggia torrenziale. La pioggia è davvero l'assoluta protagonista del torneo, il campo diventa da subito fangoso con enormi pozze d'acqua tranne, a leggere il resoconto dell'inviato de La Gazzetta dello Sport, il settore centrale che presenta una lastra di cemento ricoperto con un po' di segatura. Comunque sia, gli svizzeri vincono agilmente, seppur occorre dire che l'U.S. Milanese per quasi tutta la partita ha dovuto giocare in dieci a causa dell'infortunio patito da Boldorini: mattatore della partita l'interno sinistro Marschmeyer – rinforzo proveniente dal San Gallo – autore di tutte le cinque reti degli elvetici, mentre l'unico gol degli italiani è di Rizzi che ribatte in rete dopo la respinta del portiere avversario del rigore tirato da Tonini.
Nel primo pomeriggio è stata la volta del Torino e i granata non hanno avuto scampo contro i fortissimi tedeschi del Viktoria che segnano a raffica, particolare da Otto Dumke che da solo ne infila ben 7: “(...) il giuoco esplicato dal Victoria fu leggero, ma al tempo istesso brillantissimo e cavalleresco. Alle loro combinazioni veloci ed efficacissime nulla poté la difesa torinese (…). Le combinazioni si svolsero sempre calme e sicure, la prontezza degli avanti, validamente sostenuti dalla seconda linea, dominò come volle la difesa italiana (...)4. Per il Torino è una disastrosa sconfitta per 0 a 9!
A chiudere il programma e a tentare di salvare l'onore italiano tocca all'Internazionale che dopo le 16 affronta l'altra compagine tedesca del Phoenix di Karlsruhe. Ancor prima di dare il calcio d'avvio sorge un problema: entrambe le squadre hanno maglie molto simili, dunque i milanesi si fanno prestare le divise dai giocatori del Torino. Così l'Internazionale in maglia granata affronta i forti tedeschi. Il primo tempo è molto equilibrato e termina 3 a 2 per il Phoenix, poi nella ripresa i tedeschi dilagano segnando altre 4 reti contro una sola dei milanesi.
Al termine della prima giornata il risultato per le italiane è mortificante: tre partite, tre sconfitte; in complesso 4 reti segnate e ben 21 subite! Si procede quindi al sorteggio tra le tre italiane per scegliere la quarta semifinalista: la fortuna arride all'Internazionale che se la vedrà ancora con il Phoenix, mentre il Viktoria giocherà contro lo Young Boys.
In realtà la semifinale tra Internazionale e Phoenix viene trasformata in amichevole. I milanesi hanno perso ben due giocatori pertanto sarebbero costretti a giocare la seconda partita in dieci e quindi chiedono il permesso di poter completare lo schieramento con il torinese Bachmann I. Per i tedeschi nulla in contrario, a patto però che l'Internazionale dichiari forfait e che l'incontro venga derubricato ad amichevole. E così accade. Svestita la casacca granata e indossata per l'occasione quella celeste prestata loro dal Viktoria, i giocatori dell'Internazionale danno vita ad un bell'incontro che portano onorevolmente a termine con un lusinghiero pareggio per 1 a 1. Nell'altra semifinale troppo forti si rivelano i tedeschi del Viktoria che eliminano 4 a 2 uno Young Boys “rinforzato” da giocatori di altre squadre: espediente quello svizzero non molto gradito dagli avversari tedeschi che hanno più volte lamentato il fatto che “(...) essi volevano incontrarsi cogli Young Boys e non colla squadra nazionale svizzera”5.
La finale è dunque un affare tutto tedesco. Secondo pronostico a vincere il torneo è il Viktoria che batte non proprio agevolmente i Phoenix per 2 a 1 sotto le sferzate di un fortissimo vento.


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1https://www.calciomercato.com/news/dai-pionieri-sino-alla-coppa-intercontinentale-e-toyota-cup-ecco-98798
2http://storiedifootballperduto.blogspot.com/2017/08/calcio-destate-torneo-dellesposizione.html
3Cfr. La Gazzetta dello Sport del 21 agosto 1911
4Cfr. La Gazzetta dello Sport del 23 agosto 1911
5Cfr. La Gazzetta dello Sport del 25 agosto 1911

mercoledì 20 agosto 2025

FELICE ROMANO, TRA IL GRANATA E L'AZZURRO

Nato a Buenos Aires da padre italiano e madre francese, Felix – italianizzato in Felice - Romano è stata la prima vera “stella” nella storia centenaria della Reggiana. In Italia Romano esordisce nel primo dopoguerra con la maglia del Torino dove gioca due stagioni nella massima divisione nazionale prima di essere acquistato dalla Reggiana. 
 
Romano fotografato al Mirabello - foto tratta da Il Calcio


Migrante nella Belle epoque. Cesare Fanti alla vigilia dell'esordio di Felice Romano con la nazionale italiana nel novembre 1921 dalle colonne de La Gazzetta dello Sport domanda alla Federazione di chiarire il dubbio se il giocatore sia o meno di nazionalità elvetica1. Ecco, Romano è stato un cosmopolita, figlio di emigranti e a sua volta migrante, come spesso sono stati tantissimi calciatori dei primi anni pionieristici. 
 
Etoile des Deux Lacs
Romano, che soltanto nel dicembre del 1970, pochi mesi prima di morire, prenderà la cittadinanza italiana2, lui, asso sudamericano del pallone e cittadino del mondo, ha giocato in Argentina, Francia, Svizzera e Italia. Nasce a Buenos Aires nel luglio del 1894, ben presto si trasferisce in Francia, a Parigi, dove gioca per l'Etoile des Deux Lacs e il Levallois e dove viene comunemente chiamato Romano II per distinguerlo dal fratello Paul Romano, anch'egli calciatore. 
Con l'Etoile des Deux Lacs, squadra del 16° arrondissement del Bois de Boulogne, Romano vince il Trophée de France nel 1912 avendo la meglio in finale sulla Red Star. Passato al Levallois, nel marzo del 1914 Romano viene convocato per giocare a Saint-Ouen l'incontro internazionale tra la Ligue Parisienne de football (LFA) e l'omologa formazione belga3.  
Ligue Parisienne de Football
Nell'aprile del 1913 Romano fa il suo esordio ufficiale con la nazionale francese nella partita amichevole giocata contro il Lussemburgo e vinta per 8 a 0 grazie anche ad una sua rete segnata al 78° minuto4. Sarà la sua unica presenza con la Francia.

Esordio italiano. Terminata la Prima guerra mondiale, periodo che Romano trascorre in Svizzera, si trasferisce in Italia dove inizia a giocare al pallone con i granata del Torino. Romano la sua prima rete nel massimo campionato italiano la segna domenica 8 febbraio 1920, schierato al centro dell'attacco del Torino. Realizza il terzo goal dei granata contro il Novara, come accuratamente per La Gazzetta dello Sport racconta Corradini nella sua cronaca: “(...) Boglietti Ernesto centra, il fratello Ottavio, mezz'ala destra, raccoglie con la testa, e passa a Romano avanzante sulla sua stessa linea. Romano, da due passi con altro colpo di testa, infila la rete (…)”5.
Esattamente una domenica prima aveva esordito nella gara contro l'Enotria Goliardo. In quel suo primo campionato 1919/20 Romano gioca 7 partite e segna 5 reti, tre delle quali nel rocambolesco incontro del 7 marzo quando il Torino pareggia contro l'Internazionale per 6 a 66

Se potessi avere mille lire al mese.... Estate 1921, a Reggio Emilia si cerca di allestire una squadra competitiva per puntare alla promozione nella massima divisione nazionale. La città – e l'Italia intera – in quei giorni, in quei mesi è in fibrillazione, in quel 1921 i fascisti reggiani bruciano la tipografia de La Giustizia il giornale socialista di Camillo Prampolini e la libertà vacilla sempre più. In quell'estate del 1921 la Reggiana, grazie ai buoni uffici del suo dirigente Pietro Pietranera e a Severino Taddei, tra i fondatori della Reggiana ed ex calciatore del Torino, riesce ad accaparrarsi Felice Romano proponendogli uno stipendio da 1.500 lire al mese, una cifra davvero favolosa per quei tempi e soprattutto per gli standard della Reggiana i cui giocatori ricevevano soltanto un esiguo rimborso spese7. Insomma, quel motivetto fox-trot che avrebbe furoreggiato negli anni'30 – quindi una decina d'anni dopo – faceva ben comprendere quale considerazione avessero i dirigenti granata di Romano. Ovviamente ben riposta: Romano nella sua prima stagione in granata segna le reti determinanti per la conquista della salvezza, ma gli inizi non sono affatto semplici. 
 
Archivio biblioteca Panizzi
Un golden gol...Felice. È l'anno della guerra tra FIGC e CCI, con due campionati separati e due campioni d'Italia distinti, la Reggiana resta fedele alla Federazione e per la stagione 1921/22 è inserita nel girone B Emilia della Prima Categoria assieme a Virtus Bolognese, Spal e Carpi. Nelle sei partite di campionato la squadra fatica paurosamente arrivando ultima e Romano pur giocando tutti gli incontri prevalentemente davanti alla difesa non riesce a segnare neppure una rete, anzi spesso si ritrova a giocare da solo, incaponendosi in dribbling che non portano a nulla. La Reggiana per mantenere la categoria è quindi costretta a giocare lo spareggio con la Mantovana ed è a quel punto che Romano si accende e prende per mano la squadra. I granata vincono 3 a 2 la gara di andata e Romano segna due reti, così come ne segna altrettante nella debacle del ritorno, quando la Reggiana perde 9 a 2, rendendosi dunque necessario un clamoroso “spareggio dello spareggio”. Il 5 febbraio sul campo neutro di Ferrara va in scena una gara epica, una battaglia infinita durata la bellezza di 146 minuti, nella quale la stella di Romano brilla luminosissima. Romano segna su punizione il momentaneo vantaggio granata, ma a dieci minuti dalla fine la Mantovana porta il risultato sul 1 a 1, punteggio che non cambia neppure dopo i tempi supplementari. A quel punto la partita prosegue ad oltranza, sino a quando una delle due squadre non riuscirà a segnare il gol decisivo. La fatica è tanta, le cronache riportano di lamenti dei giocatori che non ne possono più, ma finalmente, al 27° minuto successivo al termine dei tempi supplementari, il 146° minuto complessivo, è ancora Romano a segnare la rete decisiva, la rete che non solo regala alla Reggiana la permanenza in categoria ma anche – forse soprattutto! - la fine di quella interminabile sofferenza.

Dal granata all'Azzurro. Il talento di Romano è davvero enorme per il livello medio della Reggiana, dopo quella prima stagione diventa il leader indiscusso della squadra, la quale viene affidata a lui anche nella conduzione tecnica al posto del partente Sturmer che va ad allenare il Torino. 10 le reti di Romano in 11 gare in quella stagione e 11 la stagione successiva, quella che regalerà alla Reggiana la sua prima, storica, promozione in massima serie dopo lo spareggio di Padova vinto contro l'Olimpia Fiume grazie anche ad una sua rete. 
Nell'estate del 1923 la Reggiana non bada a spese ed affianca a Romano alcuni elementi che la fanno diventare alla vigilia del campionato une delle più accreditate pretendenti alla promozione, obiettivo che non si lascierà sfuggire. Romano, come detto, era il giocatore più talentuoso della Reggiana e non solo. Poteva giocare in tutti i ruoli del centrocampo dotato com'era di un millimetrico lancio, in quel calcio poteva giocare anche in attacco e non disdegnava di concludere a rete. Romano è stato soprattutto l'unico giocatore della Reggiana a vestire contemporaneamente anche la maglia della Nazionale italiana. Con l'Italia ha giocato 5 partite, dal novembre 1921 all'aprile 1924, sempre come mediano destro o sinistro, tranne nell'ultima partita, quella della disfatta di Budapest quando nella ripresa venne arretrato addirittura a terzino e additato tra i capri espiatori segnando così la fine del suo rapporto con la Nazionale8. L'esordio in Nazionale è del 6 novembre 1921, nell'amichevole che l'Italia pareggia 1 a 1 contro la Svizzera, che Emilio Colombo l'indomani così commenta per La Gazzetta dello Sport:
(...) Morando e Romano, nei differenti ruoli, sono due superbi campioni. (…) Romano, che deve alla «rosea» - diceva oggi il presidente della F.I.G.C. - la sua assunzione alla nazionale, è apparso un grande giuocatore: duttile, prontissimo, resistente e conoscitore perfetto, oltre che del proprio ruolo, del football”9.
Romano giocherà altre tre partite con la Nazionale per tutto il 1922, poi una pausa e quindi la convocazione per la trasferta a Budapest del 6 aprile 1924 per la partita contro l'Ungheria che sarà la sua ultima apparizione in maglia azzurra. La partita in questione viene ricordata come quella “del gran rifiuto” di Genoa e Bologna di concedere i propri giocatori alla Nazionale, perché impegnate entrambe nella fasi più delicate del campionato, costringendo così Pozzo ad arrangiarsi e a fare convocazioni “alternative”: uno di questi giocatori è proprio Felice Romano10
Schieramento Svizzera-Italia gara esordio di Romano
 
Il pesante passivo – 1 a 7 per gli ungheresi – e l'età ormai avanzata segneranno la fine dell'esperienza con la maglia della nazionale italiana per Romano, non certo quella con la maglia granata perché con la Reggiana gioca sino al 1926, campionato quest'ultimo che sancisce la retrocessione dei granata in seconda divisione. 
 
Un giro di tango con il Grifone. Per la stagione 1926/27 Romano viene acquistato dal Genoa che lo paga ben 45.000 lire alla Reggiana, somma tutt'altro che risibile per l'epoca. A Genova Romano resterà una sola stagione poi, complice anche un infortunio, lascia l'Italia e torna a Parigi per giocare una stagione al Racing. Con la maglia del Genoa Romano già nell'estate del 1923 aveva avuto modo di fare una bellissima esperienza, non solo calcistica. 
Tournée Genoa, foto di gruppo a Barcellona
A quel tempo Romano è un giocatore della Reggiana ma in giugno viene aggregato al Genoa che trascorre l'estate in una tournée in Sud America. La “convocazione” di Romano è davvero molto prestigiosa: il Genoa è quello degli imbattibili che nella stagione appena conclusa non aveva perso neppure un incontro e assieme a Romano vengono aggregati anche Baloncieri dal Torino, Moscardini dalla Lucchese e Girani dal Venezia. Si imbarcano tutti il 28 luglio 1923 sul “Principessa Mafalda”, il piroscafo che li porta a Buenos Aires, dove quasi trent'anni prima Romano era nato.
Con il Genoa Romano mette in risalto le sue qualità. Il periodico della Reggiana Il Mirabello riporta la traduzione di quanto aveva scritto la stampa argentina il 10 settembre riguardo la prestazione di Romano:
Nella linea mediana, emerse, come nelle partite precedenti, Romano, a cui era stato affidato il compito di annullare l'azione del giocatore De Miguel il migliore degli avanti argentini.
Tenace ed efficace in ogni momento, l'«half» italiano, non solo disimpegnò egregiamente il compito affidatogli, ma incoraggiò continuamente i compagni di gioco, tanto che può darsi che a lui si dovettero quasi tutti gli attacchi della squadra italiana”11.

Reggio Emilia per sempre. A 32 anni Felice Romano ritorna a Reggio. Lo fa nell'autunno del 1928, quando ormai le sue condizioni fisiche non gli permettono più di essere quel magnifico giocatore che era stato ammirato negli anni precedenti. Si allena con la Reggiana, che nel frattempo è tornata in Divisione Nazionale, stringe i denti e gioca un paio di partite12, segnando una rete, l'ultima con la maglia granata, contro la Fiumana al Mirabello il 17 marzo 192913. La stagione 1929/30 sarà la sua ultima da giocatore, ancora nella Reggiana, in serie B, poi Felice Romano appende gli scarpini al chiodo, dopo aver segnato 44 reti in 86 gare giocate con la Reggiana.

Romano Allenatore della Reggiana - foto Archivio Camellini
 
Sarà allenatore dei granata in due occasioni, nel campionato del 1931/32 e per il campionato alta Italia del 1945/46 dove peraltro verrà esonerato dopo poche partite. Un'ultima esperienza nel mondo del calcio Romano la farà sulla panchina dell'Arezzo, poi il ritiro. Definitivo, senza tentennamenti o rimpianti. Il secondo tempo della vita di quello che nei ruggenti anni'20 era stato l'idolo del Mirabello è un tempolento, lontano dal clamore della folla, dagli applausi e dal brivido che elettrico ti galvanizza nel momento in cui il pallone entra nella rete. Passeranno 60 anni prima che la sua immagine e il suo nome vengano fissati per sempre nel murales dipinto sui muri del Mirabello, assieme agli altri “immortali” campioni della Reggiana. Si dedica all'attività di ebanista, attività che per diversi anni gli ha valso anche una cattedra d'insegnante in una scuola reggiana, vivendo per tantissimi anni in un appartamento in via Porta Brennone senza una famiglia, soltanto con la compagnia di pochissimi amici14. Gli anni lontano dal football sono anni fatti più di bassi che di alti, i soldi sono sempre pochi, tanto che le spese per i funerali vengono pagate dalla Reggiana e oggi i resti del giocatore riposano all'ossario del cimitero “Monumentale” subuurbano di Reggio Emilia. Nei suoi ultimi mesi di vita Romano aveva sofferto di enfisema polmonare, i pochi amici di via Porta Brennone lo convincono a farsi ricoverare e poco tempo dopo all'Ospedale Sanatoriale Lazzaro Spallanzani all'una di venerdì 20 agosto 1971 Felice Romano, all'età di 77 anni, chiude per sempre gli occhi lasciando spazio alla sua leggenda.

 
1Cfr. La Gazzetta dello Sport del 5 novembre 1921
2Cfr. Il Resto del Carlino del 21 agosto 1971
3Cfr. La Gazzetta dello Sport del 16 marzo 1914
4https://www.11v11.com/matches/france-v-luxembourg-20-april-1913-222925/
5Cfr. La Gazzetta dello Sport del 9 febbraio 1920
6Cfr. La Gazzetta dello Sport del 8 marzo 1921
7DEL BUE, MAURO, Una storia Reggiana 1919-1945: Le partite, i personaggi, le vicende dai pionieri alla liberazione, Montecchio, 2007
8SERRA, LUCIANO, Maglia granata e calzoncini blu, in La Reggiana News n. 2 del settembre 1989
9Cfr. La Gazzetta dello Sport del 7 novembre 1921
10https://www.calciomercato.com/news/quando-bologna-e-genoa-facevano-la-voce-grossa-e-la-nazionale-pe-16998
11Cfr. Il Mirabello del 21 ottobre 1923
12DEL BUE, MAURO, Op. cit.
13SERRA, LUCIANO, Op. cit.
14Cfr. Il Resto del Carlino del 21 agosto 1971

 

giovedì 14 agosto 2025

1921: VIETATO IL GIOCO DEL FOOTBALL ALLE DONNE

 


    Le origini del football femminile in Inghilterra affondano le radici sul finire del XIX secolo.

    Il momento di massima espansione coincise con la Prima guerra mondiale: con gli uomini al fronte, il gioco del football declinato al femminile vide la nascita di numerose squadre legate al dopolavoro. Con gli inizi degli anni'20 certi incontri tra squadre femminili furono seguiti da numeroso pubblico, spesso superiore alle 20.000 unità.

«(...) il football femminile serve da speculazione a chi conta sulla curiosità malsana delle folle»

    A quel punto, con la fine della guerra e la ripresa dei tornei maschili, la Football Association – tra il timore che gli incontri maschili perdessero l'interesse di una parte del pubblico, e una robusta dose di stereotipato maschilismo – impose lo stop al football femminile: non lo sostenne ed arrivò a vietare il gioco del football femminile in tutti i campi affiliati alla Federazione.

    Il divieto durerà sino al 1971.

 

(La Gazzetta dello Sport del 10 dicembre 1921) 


sabato 9 agosto 2025

FOOTBALL SOTTO LE STELLE

 

L'estate è quella del 1925. Tra le stelle cadenti della notte di San Lorenzo il campo del Gruppo Sportivo Borsalino, ad Alessandria, organizza quella che parrebbe proprio essere la prima gara calcistica in notturna mai giocata in Italia. 
Gli organizzatori per domenica 9 agosto illuminano a giorno il campo e al termine del programma di atletica, alle 23 la squadra locale alessandrina del Borsalino sfida una compagine mista proveniente da Casale.
Alle 23 di stasera, con un'ora di ritardo su quella fissata si è disputato sul campo Borsalino, splendidamente illuminato a giorno, l'annunciato interessante match di calcio (…). All'appuntamento ha partecipato un pubblico numerosissimo. Predominava l'elemento femminile.”
Così La Stampa del 9 agosto.
La Gazzetta dello Sport del 10 agosto ci regala anche il nome dei marcatori: in vantaggio gli ospiti con una rete di Gabba nel primo tempo, gli alessandrini raggiungono il pareggio nella ripresa grazie alla rete messa a segno da Ponzano, fissando così il risultato sul definitivo 1-1.
Probabilmente questa è la prima partita di calcio in notturna giocata in Italia, seppur amichevole. Per assistere ad una gara ufficiale ocorrerà attendere qualche anno ancora, almeno gli inizi degli anni'30.

giovedì 17 luglio 2025

BUONE VACANZE! 🌞

 


Un "beach football" d'altri tempi, per augurare a tutti i lettori del blog Storie di football perduto di trascorrere serene e divertenti vacanze estive! 

martedì 1 luglio 2025

📷 Album di football perduto

 JUVENTUS - REAL MADRID, 1962


⚽ Coppa dei Campioni 1961/62. 

La Juventus ai quarti di finale incrocia il proprio destino con il Real Madrid, che è reduce dalla vittoria delle prime cinque edizioni.

All'andata vince il Real Madrid per 1 a 0 grazie alla rete di Di Stefano, ma al ritorno sono i bianconeri a prevale con identico punteggio, un 1 a 0 firmato Sivori che vale la "bella" al Parco dei principi a Parigi, dove poi la Juventus capitolerà perdendo 3 a 1.

 

lunedì 30 giugno 2025

CALCIO D'ESTATE – TORNEO DELL'ESPOSIZIONE DI ROMA (1911)

 
Con l'estate del 1911 le squadre italiane iniziavano a ricevere inviti a tornei calcistici estivi. Uno di questi venne disputato a Roma nel giugno di quell'anno in occasione dell'Esposizione Internazionale che si tenne a Roma, Torino e Firenze in occasione dei primi 50 anni di Unità Nazionale. L'Esposizione del 1911, infatti, era una celebrazione del cinquantenario dell'Italia Unita che fu allestita nelle tre città che erano state le capitali del Regno dal 1861: a Torino si tenne l'Esposizione Internazionale dell'industria e del lavoro, inaugurata il 29 aprile al monumentale Stadium di Corso Vinzaglio, mentre a Roma e Firenze si organizzarono mostre alternative dedicate alle arti e alla cultura.
L'Esposizione etnografica di Roma, nello specifico, voleva essere una specie di viaggio in Italia attraverso quattordici padiglioni espositivi rappresentativi delle regioni italiane. Il 29 giugno proprio a Roma all'interno del ricco cartellone collaterale alla mostra venne giocato un importante torneo internazionale con girone all’italiana, nel quale parteciparono le squadre campioni d’Italia, Francia e Ungheria e un’importante società della Svizzera. Le squadre iscritte furono la Pro Vercelli, il Red Star Amical Club di Parigi, il Magyar Testgyakorlok Kore (il famoso MTK) di Budapest e il F.C. Servette di Losanna. Questo torneo rappresentò il primo vero appuntamento di prestigio per il football a Roma, quindi al di fuori dei confini “storici” entro i quali il calcio era nato e si era diffuso in Italia. Il Corriere della Sera ci aiuta a dettagliare meglio l'avvenimento. Per il torneo la Pro Vercelli non poté contare sui terzini Ara e Bossola, sostituiti da Berardo del F.C. Piemonte e da De Vecchi del Milan. Circa l'innesto di Berardo che, a differenza di De Vecchi, rimase poi nei ranghi delle Bianche Casacche, Luca Rolandi ricorda l'aneddoto di come il ragazzo convinse il presidente Bozino a tesserarlo pronunciando la seguente frase: “Sarebbe un onore e un grande orgoglio indossare la maglia dei campionissimi della Pro”. Berardo quindi esordì con la Pro durante questo torneo e da quel momento diventò un punto fermo nelle successive vittorie vercellesi. Ritornando al torneo, il 30 giugno il corrispondente del Corriere della Sera così raccontava delle condizioni nelle quali si sarebbe svolto il torneo. Si comprende perfettamente quale fosse la differenza - anche culturale - tra il football giocato al nord e quello praticato al sud:
«Il terreno sul quale si svolge il torneo è tutt’altro che regolamentare, benché raggiunga le dimensioni di 100 x 60. Esso è privo d’erba, forma una leggera conca, ed è quasi tutto cosparso di sabbia in alcuni punti assai cedevole».
Durante la partita inaugurale si raggiunse un numero di spettatori impressionante, circa 15.000 persone, anche se il cronista puntualizza:
«(...) non vi era entusiasmo, non vi erano grida di incitamento; un pubblico freddo che per la massima parte ignora le regole del giuoco e che ben presto si annoiò».
Il pubblico per l’incontro successivo, quello tra Pro Vercelli e Servette, da 15.000 scese a 1.000, ma fu senz’altro più partecipe. La partita venne sospesa quando mancavano circa venticinque minuti alla fine, sul punteggio di 2-0 per gli svizzeri, per sopravvenuta oscurità. Quando l’arbitro fischiò l’interruzione il pubblico scese dagli spalti e si strinse sul campo tra i giocatori: in queste condizioni il capitano del Servette non se la sentì di decidere sul da farsi, e quindi venne improvvisata una riunione in un albergo romano, presenti i due capitani, l’arbitro e il vice-presidente federale, nella quale - senza avvertire nessuno, stampa compresa - venne deciso di rigiocare la partita l’indomani mattina alle 7!
La squadra italiana vinse 4-2 e raggiunse in testa alla classifica l'MTK; nella partita decisiva – la terza in meno di due giorni! – la Pro Vercelli schierò la seguente formazione:
Innocenti; Valle, De Vecchi; Binaschi, Milano I, Leone; Milano II, Berardo, Ferrero, Corna, Piacco.
La partita non ebbe storia: il primo tempo si chiuse sul 2-1 per i magiari i quali, verso la fine del secondo tempo, trovarono anche la terza marcatura, vincendo così l'incontro per 3-1 e, di conseguenza, conquistando il torneo con tre vittorie in altrettante partite.
 
M.T.K.
 
Tabellino finale:
29/06 SERVETTE - M.T.K. 0-1
30/06 M.T.K. - RED STAR 2-2
01/07 PRO VERCELLI - SERVETTE 4-2
01/07 PRO VERCELLI - RED STAR 2-1
02/07 RED STAR - SERVETTE 3-3
02/07 M.T.K. - PRO VERCELLI 3-1

 

domenica 15 giugno 2025

15 GIUGNO 1954: NASCE L' UEFA

 

 

Il cammino del football europeo verso la costruzione di una “casa” comune è stato lungo e non sempre lineare, o privo di ostacoli. Sin dall'inizio dello sviluppo storico del football il desiderio di confrontarsi a livello internazionale è stato avvertito dai pionieri: l'elenco di incontri transnazionali tra squadre di club e quindi anche di incontri tra nazionali è lungo e possiamo dire che inizi quasi contemporaneamente alla codifica delle regole di base che normano il gioco del calcio1.

Con la fine della Prima guerra mondiale il football assume un valore che va oltre il mero aspetto sportivo per assurgere di volta in volta a “strumento” politico, economico e diplomatico. Insomma, si intuisce che il calcio può arrivare più velocemente là dove la mera politica diplomatica impiegherebbe mezzi e tempistiche differenti2. Senza qui voler riproporre l'iter che ha portato alla creazione della più significativa manifestazione calcistica continentale per nazioni del periodo tra le due guerre mondiali, grazie anche al lavoro pionieristico di personaggi quali Vittorio Pozzo, Henry Delaunay e Hugo Meisl, nell'ottobre del 1926 i rappresentanti della Federazioni calcistiche di Italia, Ungheria, Cecoslovacchia e Austria si siedono attorno ad un tavolo per discutere un ordine del giorno articolato che prevede, tra le altre, l'organizzazione di competizioni per squadre nazionali e di club delle rispettive federazioni. Nascono, così, da un lato la Coppa Internazionale3 che va ad aggiungersi – per quel che riguarda le Nazionali – al British Home Championship, al torneo olimpico e apre la strada alla Coppa del mondo e dall'altro la Coppa dell'Europa Centrale – Mitropa Cup – per squadre di club.

I pionieri della UEFA - José Crahay, Henri Delaunay e Ottorino Barassi
I pionieri della UEFA - José Crahay, Henri Delaunay e Ottorino Barassi ©UEFA

 L'Europa che viene disegnata dopo la Seconda guerra mondiale vede ancora il mondo del football continentale desideroso di tornare a confrontarsi su di un campo da calcio, però tra la fine degli anni'40 e l'inizio degli anni'50 del XX secolo pare essere finalmente tempo per un'organizzazione più strutturata e più matura: non più, quindi, solo attenta al mero aspetto agonistico, ma aperta anche a ciò che sta attorno al singolo evento calcistico. In altre parole si avverte l'esigenza di organizzare il calcio europeo in una struttura che possa controllare, decidere e gestire regole, tornei e aspetti commerciali. Ottorino Barassi, presidente della Federazione italiana, Henry Delaunay, segretario generale della Federazione francese e José Crahay, segretario generale della Federazione belga sono i tre dirigenti che nei primi anni'50 iniziano a lavorare su un progetto di “casa comune” del calcio continentale con riunioni ed incontri con tutti gli altri omologhi europei.

La FIFA, dal canto suo, nel Congresso straordinario del 1953 apre alla creazione di confederazioni continentali e questa apertura è il tassello decisivo nel progetto dei tre dirigenti.

I rappresentanti di 28 federazioni europee si danno appuntamento all'Hotel Euler a Basilea per il 15 giugno 1954, dove viene votata una mozione che recita: “Le federazioni nazionali europee si pronunciano in modo definitivo a favore della costituzione di un gruppo delle suddette federazioni, sotto una forma da determinare. L'assemblea decide di nominare un comitato che rappresenti questo gruppo, ai sensi dell'Articolo XI, comma 1, della bozza di regolamento presentata oggi. Tale comitato è incaricato di elaborare, in collaborazione con il precedente comitato, lo statuto e il regolamento definitivi, traendo ispirazione dai progetti presentati in una fase precedente, e di presentare il progetto definitivo alla prossima Assemblea Generale”.

Il dado è definitivamente tratto. Dopo altre riunioni di quell'estate, il 29 e 30 ottobre 1954 a Copenaghen il Comitato propone – e viene approvato – il nome della confederazione: Union of the European Football Association, UEFA4.

Altra data storica per il neonato Ente continentale è quella del 2 marzo 1955 quando a Vienna si tiene il primo Congresso dell'UEFA, durante il quale vengono discussi vari temi relativi alla trasmissione delle partite in diretta, i calendari internazionali degli incontri e anche la creazione di competizioni transnazionali, ma tra quest'ultimo punto venne rimandato, ritenuto ancora prematuro. In verità proprio in quel periodo il giornale sportivo francese L'Équipe aveva lavorato su una suggestione di un suo giornalista – Gabriel Hanot – circa la creazione di un torneo che mettesse di fronte le squadre vincitrici dei vari campionati nazionali europei5: l'UEFA, a Vienna, aveva deciso che “al momento non era in grado di interessarsi a un progetto riguardante direttamente i club”6.

Per il lancio della Coppa dei Campioni L'Équipe troverà un solido alleato in Santiago Bernabeu, presidente del Real Madrid, che giusto in quel periodo sta costruendo una squadra da leggenda e così la manifestazione potrà partire già nell'autunno del 1955, con l'UEFA che si trova un torneo già pronto7. Per la nascita, invece, della Coppa delle Nazioni europee occorrerà attendere il Congresso dell'UEFA di Stoccarda del giugno 1958, quando verrà dato il via libera alla competizione, con le prime gare di qualificazione in calendario già nell'autunno dello stesso anno.


 

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1 Basti qui, a titolo meramente esemplificativo e tutt'altro che esaustivo, citare il “British Home Championship” del 1884, la “Coppa Ponthoz” del 1900, i tornei amichevoli organizzati in Italia durante i fine settimana pasquali d'inizio '900, il “Torneo di Saint Moritz” del 1911.

2 Sul punto si veda BRIZZI, RICCARDO – SBETTI, NICOLA, “Storia della Coppa del mondo di calcio (1930-2018)”, Ed. Le Monnier, Firenze, 2018

3 Tra gli altri, si veda il mio articolo per calciomercato.com: https://www.calciomercato.com/news/la-storia-si-ripete-oggi-superlega-e-mondiale-ogni-due-anni-un-s-74367 e si veda anche: https://storiedifootballperduto.blogspot.com/2024/06/prima-del-campionato-europeo-di-calcio.html

5 PAPA, ANTONIO – PANICO, GUIDO, “Storia sociale del calcio in Italia”, ed. Il Mulino, Bologna, 2002

7 PAPA, ANTONIO – PANICO, GUIDO, Op.cit.