martedì 13 agosto 2019

Buone vacanze!

Buone vacanze a tutti voi con due vignette del mitico Carlin in tema con gli "affanni" e gli affari del calciomercato...
Ci ritroveremo a settembre, sempre sulla stessa strada!


Guerin Sportivo, 21 ottobre 1921

venerdì 9 agosto 2019

IL SECOLO GRANATA. 1913: QUANDO A REGGIO EMILIA CI INNAMORAMMO DEL FOOTBALL (E COSTRUIMMO PURE UNO STADIO)

 Quella sfera di cuoio neppure tanto aggraziata a Reggio Emilia aveva iniziato a rotolare e a prendere calci da pochi anni, per lo più nell'indifferenza generale. Quella piccola cittadin era entrata nel XX secolo in punta di piedi, con quella sua saggezza contadina che guardava all'oggi preparandosi al futuro bevendo vino rosso nelle sue osterie.
  Eppure, quasi nessuno si era era reso ancora conto che il futuro aveva le sembianze di quella sfera di cuoio neppure tanto aggraziata, di quella sfera che a furia di calci aveva iniziato a rotolare nel selciato antistante la Palestra fatta nascere dal garibaldino Camparini, perché l'esercizio fisico – ne era convinto – avrebbe prodotto copiosi e salutari benefici. Che poi lo sappiamo che il destino, oltre ad essere cinico e baro, spesso ha anche un sense of humor tutto suo, per dire che Camparini amava sì lo sport ma non certo questo nuovo football, ma proprio la palestra da lui regalata ai reggiani sarebbe diventata uno di quei luoghi dove i ragazzini avrebbero gettato il seme rivoluzionario del football, come si dice.
  Il calcio, il football, l'oppio di un popolo ancora di là a venire, a Reggio Emilia non aveva certo scaldato gli animi se non di uno sparuto gruppetto di baldi giovani che, anzi, ben presto aveva preso non solo a prendere a calci quella sfera di cuoio – che continuava a non essere molto aggraziata – ma anche a dare dei nomi alle squadre che spuntavano qua e là come funghi. Agli inizi degli anni'10 il bel suol d'amore veniva cantato dai nazionalisti, i socialisti contavano i primi morti sacrificati al sogno libico e i pochi colpiti dalla freccia di Cupido per il football giocavano e facevano piano piano proseliti.
  Tanto che nel 1913 a Reggio Emilia ci innamorammo finalmente del football.
  Perché il 1913 è davvero l'anno della rivoluzione calcistica reggiana, tra la povertà endemica di Borgo Emilio e il sogno dell'affrancamento dalla povertà che aveva le sembianze di quelle officine meccaniche che da pochi anni avevano ridisegnato il paesaggio appena fuori le antiche mura. Quella rivoluzione scandita dai calci a quella sfera di cuoio, che abbiamo già avuto modo di introdurre nel racconto, la vive appieno un giovane che si divide sentimentalmente tra afflati nazionalisti e calci a quella sfera di cuoio, un giovane che è uno dei motori dell'attività calcistica a Reggio Emilia tanto che è grazie a lui se nell'anno di grazia del Signore 1913 ai prati del Mirabello ci arriva a giocare addirittura l'Internazionale di Milano.
  L'Internazionale di Milano!
  Accidenti, questi hanno già vinto un titolo italiano, sono forti, belli, aitanti e tecnicamente danno del tu a quella sfera di cuoio!
  E verranno a Reggio a giocare!
  Un torneo!
  Questa sì che è bella!
  Il giovane reggiano in questione è Ulderico Pedroni, liceale e aspirante giornalista, nazionalista e consigliere di una squadra nata da poco, ma con un futuro prossimo affatto male: il Reggio Football Club. Per l'occasione i prati del Mirabello vengono sistemati in maniera tale che la sfera di cuoio – che intanto assume una certa grazia – possa rotolare bene e il pubblico stia bello comodo ad assistere allo spettacolo.
  Già, il pubblico: ma quanti andranno a vedere le partite?
  Pedroni si dà un gran da fare a pubblicizzare l'evento, ne scrive sui giornali, anima caffè e osterie, sa che quello è un momento decisivo, un'occasione unica, la classica occasione che non ci si deve far scappare.
  Piove.
  Accidenti se piove quella domenica!
  Viene giù a barili per tutta la mattinata: se non smette chi è quel povero cristo che ha voglia di mangiarsi in tutta fretta il suo piatto domenicale di cappelletti in brodo per andare a vedere dei giovinastri in mutandoni che si accapigliano inseguendo una sfera di cuoio? Il destino, cinico, baro, ironico è anche un po' insensibile e ci si mette sempre in mezzo. Pare proprio non voglia concedere al giovane gioco del calcio la possibilità di flirtare con i reggiani e ha aperto le cateratte del cielo. Magari ci ripensa, dai, in fondo il torneo inizia tra qualche ora, magari il destino lo si può cambiare. Perlomeno qualche volta accade.
No, non vi racconterò che al pomeriggio uscì un bel sole primaverile a scaldare la sonnacchiosa Reggio Emilia.
  Non ve lo racconterò perché non accadde.
  Ma le favole, quelle belle, quelle che magari diciamo di non amare perché siamo tutti d'un pezzo, ma che in fondo amiamo perché se non il cuore quantomeno ci scaldano due bei pezzi di erbazzone da gustare con del Lambrusco in compagnia, dai sì, quelle favole lì insomma, esistono, eccome se esistono, e sono più potenti del destino, un vento rivoluzionario e vigoroso che spazza via nuvole e temporali.
  Ulderico Pedroni e gli altri poco prima di lasciare le loro abitazioni alzano il naso all'insù: non piove più, è già qualcosa, ma il sole ecco, il sole proprio non si vede. Andiamo a giocare, che tanto noi si gioca con qualsiasi tempo! Sì, noi sì, ma qualcuno a vederci verrà? Eh, perché come già si è detto Reggio non è che abbia perso la testa per il football. Sino a quel giorno.
  Però il destino sarà anche cinico, baro, ironico e insensibile, ma lo si può cambiare.
  E quel pomeriggio il destino del football a Reggio cambiò.
  Oltre duemila e cinquecento persone – molte le donne – anche senza il conforto del sole si accomodarono sulla piccola tribuna e lungo il perimetro del campo non prima di aver lasciato la loro offerta alla causa. Si poteva dire che finalmente era scoppiato l'amore tra la città di Reggio Emilia e il football!
  Vive l'amour! E viva anche il football, ché da quel giorno nulla sarebbe stato più come prima a Reggio Emilia.
  Non molto lontano da lì, dai prati del Mirabello si intende, già da alcuni mesi si stava lavorando a qualcosa di grosso. Un sogno talmente ardito, talmente abbacinante che il destino – cinico, baro, ironico, insensibile e umorale – si sarebbe piegato per sempre alla volontà di potenza del calcio reggiano.
  In quel 1913, mentre ad altre latitudini si stavano addensando nubi sempre più scure, a Reggio Emilia ci innamorammo talmente tanto di quella palla di cuoio – ora sì di una grazia estasiante! - che non ci accontentammo di guardare e giocare questo nuovo gioco, ma facemmo di più, completammo la nostra piccola, domestica e universale rivoluzione con la costruzione di uno stadio.
  Sì, sì, avete letto bene: uno stadio!
  Fatto proprio come si deve, con il muro di cinta e la tribuna. A Reggio Emilia.
  Un prodigio di quella gente umile e vitale che concorse volentieri sostenendo con una sottoscrizione popolare le spese per la realizzazione di un piccolo gioiello sportivo.
  Vero che il destino spesso è cinico, baro, ironico, insensibile, umorale e dispettoso ma quella volta, quella volta in quel 1913 fu anche sconfitto. E questo lo pensarono in tanti il giorno dell'inaugurazione, quando il pubblico delle grandi occasioni si lasciò coccolare al nuovo campo sportivo alla Badia dalla musica e dalle reti con le quali il Reggio vinse nettamente contro i cugini mai amati del Parma.
  Quella palla di cuoio così aggraziata con il suo rotolare aveva portato un vento nuovo in città: non lo sentite anche voi? 

Ulderico Pedroni



lunedì 5 agosto 2019

Compie 50 anni il negozio di figurine Panini più antico ancora in attività, punto di riferimento per i collezionisti di tutto il mondo.


Lo potete trovare a Malta in Merchants Street, nel cuore della splendida La Valletta nel negozio di Dominic Anastasi, vera e propria miniera di figurine e album.