domenica 15 giugno 2025

15 GIUGNO 1954: NASCE L' UEFA

 

 

Il cammino del football europeo verso la costruzione di una “casa” comune è stato lungo e non sempre lineare, o privo di ostacoli. Sin dall'inizio dello sviluppo storico del football il desiderio di confrontarsi a livello internazionale è stato avvertito dai pionieri: l'elenco di incontri transnazionali tra squadre di club e quindi anche di incontri tra nazionali è lungo e possiamo dire che inizi quasi contemporaneamente alla codifica delle regole di base che normano il gioco del calcio1.

Con la fine della Prima guerra mondiale il football assume un valore che va oltre il mero aspetto sportivo per assurgere di volta in volta a “strumento” politico, economico e diplomatico. Insomma, si intuisce che il calcio può arrivare più velocemente là dove la mera politica diplomatica impiegherebbe mezzi e tempistiche differenti2. Senza qui voler riproporre l'iter che ha portato alla creazione della più significativa manifestazione calcistica continentale per nazioni del periodo tra le due guerre mondiali, grazie anche al lavoro pionieristico di personaggi quali Vittorio Pozzo, Henry Delaunay e Hugo Meisl, nell'ottobre del 1926 i rappresentanti della Federazioni calcistiche di Italia, Ungheria, Cecoslovacchia e Austria si siedono attorno ad un tavolo per discutere un ordine del giorno articolato che prevede, tra le altre, l'organizzazione di competizioni per squadre nazionali e di club delle rispettive federazioni. Nascono, così, da un lato la Coppa Internazionale3 che va ad aggiungersi – per quel che riguarda le Nazionali – al British Home Championship, al torneo olimpico e apre la strada alla Coppa del mondo e dall'altro la Coppa dell'Europa Centrale – Mitropa Cup – per squadre di club.

I pionieri della UEFA - José Crahay, Henri Delaunay e Ottorino Barassi
I pionieri della UEFA - José Crahay, Henri Delaunay e Ottorino Barassi ©UEFA

 L'Europa che viene disegnata dopo la Seconda guerra mondiale vede ancora il mondo del football continentale desideroso di tornare a confrontarsi su di un campo da calcio, però tra la fine degli anni'40 e l'inizio degli anni'50 del XX secolo pare essere finalmente tempo per un'organizzazione più strutturata e più matura: non più, quindi, solo attenta al mero aspetto agonistico, ma aperta anche a ciò che sta attorno al singolo evento calcistico. In altre parole si avverte l'esigenza di organizzare il calcio europeo in una struttura che possa controllare, decidere e gestire regole, tornei e aspetti commerciali. Ottorino Barassi, presidente della Federazione italiana, Henry Delaunay, segretario generale della Federazione francese e José Crahay, segretario generale della Federazione belga sono i tre dirigenti che nei primi anni'50 iniziano a lavorare su un progetto di “casa comune” del calcio continentale con riunioni ed incontri con tutti gli altri omologhi europei.

La FIFA, dal canto suo, nel Congresso straordinario del 1953 apre alla creazione di confederazioni continentali e questa apertura è il tassello decisivo nel progetto dei tre dirigenti.

I rappresentanti di 28 federazioni europee si danno appuntamento all'Hotel Euler a Basilea per il 15 giugno 1954, dove viene votata una mozione che recita: “Le federazioni nazionali europee si pronunciano in modo definitivo a favore della costituzione di un gruppo delle suddette federazioni, sotto una forma da determinare. L'assemblea decide di nominare un comitato che rappresenti questo gruppo, ai sensi dell'Articolo XI, comma 1, della bozza di regolamento presentata oggi. Tale comitato è incaricato di elaborare, in collaborazione con il precedente comitato, lo statuto e il regolamento definitivi, traendo ispirazione dai progetti presentati in una fase precedente, e di presentare il progetto definitivo alla prossima Assemblea Generale”.

Il dado è definitivamente tratto. Dopo altre riunioni di quell'estate, il 29 e 30 ottobre 1954 a Copenaghen il Comitato propone – e viene approvato – il nome della confederazione: Union of the European Football Association, UEFA4.

Altra data storica per il neonato Ente continentale è quella del 2 marzo 1955 quando a Vienna si tiene il primo Congresso dell'UEFA, durante il quale vengono discussi vari temi relativi alla trasmissione delle partite in diretta, i calendari internazionali degli incontri e anche la creazione di competizioni transnazionali, ma tra quest'ultimo punto venne rimandato, ritenuto ancora prematuro. In verità proprio in quel periodo il giornale sportivo francese L'Équipe aveva lavorato su una suggestione di un suo giornalista – Gabriel Hanot – circa la creazione di un torneo che mettesse di fronte le squadre vincitrici dei vari campionati nazionali europei5: l'UEFA, a Vienna, aveva deciso che “al momento non era in grado di interessarsi a un progetto riguardante direttamente i club”6.

Per il lancio della Coppa dei Campioni L'Équipe troverà un solido alleato in Santiago Bernabeu, presidente del Real Madrid, che giusto in quel periodo sta costruendo una squadra da leggenda e così la manifestazione potrà partire già nell'autunno del 1955, con l'UEFA che si trova un torneo già pronto7. Per la nascita, invece, della Coppa delle Nazioni europee occorrerà attendere il Congresso dell'UEFA di Stoccarda del giugno 1958, quando verrà dato il via libera alla competizione, con le prime gare di qualificazione in calendario già nell'autunno dello stesso anno.


 

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1 Basti qui, a titolo meramente esemplificativo e tutt'altro che esaustivo, citare il “British Home Championship” del 1884, la “Coppa Ponthoz” del 1900, i tornei amichevoli organizzati in Italia durante i fine settimana pasquali d'inizio '900, il “Torneo di Saint Moritz” del 1911.

2 Sul punto si veda BRIZZI, RICCARDO – SBETTI, NICOLA, “Storia della Coppa del mondo di calcio (1930-2018)”, Ed. Le Monnier, Firenze, 2018

3 Tra gli altri, si veda il mio articolo per calciomercato.com: https://www.calciomercato.com/news/la-storia-si-ripete-oggi-superlega-e-mondiale-ogni-due-anni-un-s-74367 e si veda anche: https://storiedifootballperduto.blogspot.com/2024/06/prima-del-campionato-europeo-di-calcio.html

5 PAPA, ANTONIO – PANICO, GUIDO, “Storia sociale del calcio in Italia”, ed. Il Mulino, Bologna, 2002

7 PAPA, ANTONIO – PANICO, GUIDO, Op.cit.

venerdì 6 giugno 2025

⚽ ITALIA - NORVEGIA 1920

 

Il calcio italiano incontra per la prima volta quello norvegese in occasione del torneo olimpico di Anversa del 1920, quando tutto il mondo – o quasi – si ritrovò dopo la follia della Prima guerra mondiale.

 


I trattati di pace del 1919 avevano ridisegnato geografie e politiche del Vecchio continente e il pugno duro dello sport si abbatté su quelle nazioni ritenute responsabili dell'inizio del conflitto. Nella sessione del CIO tenutasi a Losanna nel 1919 venne deliberato che ai Giochi dell'anno successivo avrebbero potuto inviare una propria rappresentativa soltanto quei Paesi che avevano in carica almeno un membro del CIO: Germania, Austria, Bulgaria e Impero Ottomano, i cui membri erano sospesi, non parteciparono quindi ai Giochi di Anversa, così come venne esclusa anche l'Ungheria – con la quale, ancora nel 1919, non era stato firmato alcun trattato di pace. La stessa scelta di Anversa – quindi del Belgio – ove disputare i Giochi olimpici post bellici fu vista come una sorta di “risarcimento” alle popolazioni belghe così duramente provate dall'invasione e dai durissimi scontri.

In Italia in pochi mesi la vittoria nella Grande guerra era diventata “mutilata”, il Vate D'Annunzio volava a prendersi quella Fiume che Wilson non aveva voluto concedere all'Italia, mentre scioperi ed inflazione rendevano ancor più difficile il reinserimento nella vita sociale dei reduci dal fronte. Il calcio risentiva del clima elettrico del Paese. La Federazione era sgretolata al suo interno, ma riuscì ad allestire una delegazione per partecipare al torneo olimpico. Una mano economica la diede La Gazzetta dello Sport che aveva lanciato una sottoscrizione popolare: il CONI, per essere chiari, a più riprese, sottotraccia, aveva caldeggiato l'ipotesi – per contenere i costi – di ridurre i calciatori da inviare in Belgio da 22 a 16. Non ce ne fu bisogno e così la Nazionale italiana, dopo la non felice esperienza del 1912, nel 1920 partecipò di nuovo al torneo olimpico e si preparò con la costituzione di un'apposita commissione tecnica – con Milano I come trainer – che il 1° agosto procedette alla selezione dei 22 calciatori da aggregare alla spedizione.

Iniziava quindi quello che si sarebbe rivelato un vero e proprio tour de force, con ben quattro partite in soli sei giorni.

La prima gara la Nazionale la vinse il 28 agosto non senza difficoltà contro l'Egitto per poi perdere, il giorno successivo, 3 a 1 contro la Francia. La sconfitta contro i transalpini dirottò l'Italia nel torneo di consolazione, nel quale il 31 agosto incontrò proprio la Norvegia. Fu, quello, il primo incontro tra l'Italia e la nazionale norvegese e ne uscì una partita complicata, risolta a favore degli Azzurri soltanto dopo una lunghissima maratona di ben 4 tempi supplementari grazie alla rete del 2 a 1 che Badini riuscì a segnare nel corso del terzo tempo supplementare. Non senza un eccesso di enfasi Cesare Fanti nell'edizione del 1° settembre de La Gazzetta dello Sport celebrava così la vittoria dell'Italia: “La squadra nazionale d'Italia ha riportato oggi nel campo calcistico uno dei più brillanti successi che la storia dei suoi incontri internazionali ricordi”. In effetti la Norvegia nel primo turno aveva eliminato piuttosto sorprendentemente i campioni olimpici in carica del Regno Unito, battendoli 3 a 1, per poi crollare 0 a 4 il giorno dopo contro la Cecoslovacchia.

 


L'Italia, dopo l'interminabile partita contro i norvegesi, venne sconfitta 2 a 0 dalla Spagna, chiudendo così la sua avventura olimpica.