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mercoledì 17 giugno 2015

SPORT E GRANDE GUERRA

Nato nella primavera del 1913 Lo Sport Illustrato ottenne da subito un buon successo di lettori anche soprattutto al massiccio utilizzo di fotografie quale mezzo utilizzato per veicolare le notizie. Peculiare il taglio dato agli articoli che si caratterizzavano per quel giusto equilibrio, alla moda del periodo, tra esaltazione nazionalista e respiro cosmopolita, con un occhio di riguardo, sin dagli esordi, alla guerra e al legame tra questa e lo sport. Come però bene sottolinea Nicola Sbetti nel suo saggio “Lo Sport Illustrato e la Grande Guerra” il giornale non si schierò da subito a favore dell'intervento, mantenendosi in una posizione spesso di equilibrio precario tra due visioni dello sport inteso da un lato come strumento funzionale all'idea della guerra quale “grande gioco” e dall'altro visto e raccontato come “vittima di guerra”.
Giovani intenti a spalare dalla neve il campo prima dell'incontro di beneficenza di Torino
L'indirizzo prese a mutare con la fine del 1914, quando, cioè, il giornale iniziò a prendere posizione a favore dell'intervento a fianco delle Potenze dell'Intesa e, conseguentemente, ad intensificare il numero di articoli dedicati alle manifestazioni sportive organizzate a favore delle popolazioni del Belgio occupato e delle terre irredente (per approfondimenti, si legga il mio recente “1915. Dal football alle trincee”, Bradipolibri Editore, 2015).
Si arrivò così al numero 10 del 10 giugno 1915, con l'Italia già in guerra da un paio di settimane, quando il giornale assunse la nuova denominazione Lo Sport Illustrato e la guerra dove la narrazione dell'attività sportiva finiva per fondersi con quella bellica: da qui partiremo nei prossimi appuntamenti pubblicando alcune fotografie che bene sintetizzano il connubio tra sport e guerra nell'estate di cento anni fa.


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