La
storia delle sfide calcistiche tra Italia e Svezia è lunga, molto
lunga: da oltre un secolo gli Azzurri incrociano i tacchetti con i
nordici. La prima volta che ciò accadde fu proprio a casa loro,
nella lontana estate del 1912.
I GIOCHI OLIMPICI DI
STOCCOLMA. La Nazionale
italiana nasce nel maggio del 1910, tutta vestita di bianco. La prima
volta dell'Italia ai Giochi olimpici è di due anni più tardi:
l'Italia esordisce alle Olimpiadi nell'edizione del 1912, a
Stoccolma. A dirla tutta la
Federazione dell'epoca non era molto convinta di parteciparvi,
tutt'altro: i pesanti rovesci patiti contro Francia e Svizzera
avevano prodotto un piccolo cataclisma con la decisione di esautorare
la Commissione tecnica alla guida della Nazionale e le dimissioni del
Presidente, Ferrero da Ventimiglia. In realtà dopo la
vittoria 6-2 contro la Francia nella prima, storica, partita giocata
dalla Nazionale, l'Italia non ne aveva più vinta una:
nelle successive 6 gare la miseria di 2 pareggi e 4 sconfitte. Logico
dunque che ai vertici federali non si smaniasse troppo di partecipare
al torneo olimpico, ma le pressioni esercitate direttamente dal
governo italiano andavano in senso opposto, spingendo invece per la
partecipazione dell'Italia alla manifestazione.
Come bene sintetizza
Alfio Caruso le recenti conquiste di Tripolitania e Cirenaica avevano
fatto assurgere il nostro Paese a potenza coloniale – o quasi... -
e pertanto era d'obbligo che la squadra di calcio partecipasse al
torneo olimpico organizzato dal C.I.O. E così fu.
La spedizione azzurra
fu affidata al segretario della Federazione, quel Vittorio Pozzo che
alcuni lustri più avanti sarebbe diventato il Commissario tecnico
più vincente nella storia azzurra.
Al torneo si erano iscritte 13 nazionali, poi all'ultimo momento
Belgio e Francia avevano rinunciato. La medaglia d'oro va alla Gran
Bretagna che – come quattro anni prima – batte in finale la
Danimarca. È l'Olimpiade del tedesco Fuchs che il 1° luglio segna
ben 10 reti alla Russia nel 16-0 finale della Germania.
LA SPEDIZIONE AZZURRA.
Vittorio Pozzo deve fare i salti mortali per selezionare i calciatori
da portare in Svezia. Non tanto per l'abbondanza da cui attingere –
inesistente -, ma per il fatto che il Comitato Olimpico
Italiano aveva autorizzato Pozzo a portarsi soltanto 14 giocatori!
Gli ostacoli furono
innumerevoli. Intanto il servizio militare. Alcuni tra i
calciatori dell'epoca più bravi erano sotto le armi e il Ministero
della Guerra non si rese disponibile a concedere permessi
e pertanto, tra gli altri, il trio della Pro Vercelli Rampini, Corna
e Milano II dovettero restare a casa. Altri, per poter
partecipare, in virtù dei buonissimi rapporti personali con lo
stesso Pozzo, rinunciarono alle loro ferie
e si accordarono con i loro rispettivi datori di lavoro. Pozzo
dovette poi anche considerare i fragili rapporti tra le società
milanesi e piemontesi, rapporti sui quali si basavano le
convocazioni. Alla fine per la Svezia partirono in sedici:
quattordici giocatori e due dirigenti. Le difficoltà non erano certo
finite perchè anche il viaggio si rivelò un'avventura. Tanto per
sottolineare le differenze con quanto accade oggi, ognuno
di questi sedici azzurri aveva dovuto raggiungere Verona a proprie
spese e da lì il Comitato Olimpico pagava il viaggio in treno andata
e ritorno in II classe. Inoltre
garantiva a ciascun partecipante una diaria di 6 lire al giorno e
vitto e alloggio in Svezia, dove vennero alloggiati in un educandato
femminile libero per le vacanze. L'aspetto se vogliamo più
pittoresco, ma piuttosto emblematico dei tempi in cui accadevano
questi eventi, fu – come gustosamente racconta lo stesso Pozzo –
che il Comitato Olimpico pagava sì la trasferta in II
classe ma aveva autorizzato i partecipanti, una volta lasciato il
confine italiano, a viaggiare in III classe e ad intascarsi la
differenza!
IL TORNEO DELL'ITALIA.
Il torneo olimpico prevedeva un primo turno ad eliminazione diretta
per determinare chi avrebbe proseguito nel cammino verso le medaglie;
le altre avrebbero partecipato ad un torneo di consolazione. Il
sorteggio “regalò” all'Italia la Finlandia. Pareva tutto facile
ma i finnici non erano dello stesso parere e vinsero 3-2 ai
supplementari una partita che gli azzurri giocarono appena quindici
ore dopo il lungo viaggio in treno. Così la Finlandia
eliminò l'Italia dal giro medaglie costringendola al torneo di
consolazione, dove il 1° luglio sul campo di Solna, incontrò i
padroni di casa della Svezia.
Gli azzurri si schierarono in questo modo: Campelli; De Vecchi,
Valle; Binaschi, Milano I (cap.), Leone; Bontadini, Berardo, Sardi,
Barbesino, Mariani. Classico 2-3-5 in voga in quei primi anni di
football. Anche in quella circostanza la nostra Nazionale non brillò,
anzi la Svezia dominò per lunghi tratti l'incontro,
specialmente dopo che Bontadini in contropiede trovò alla mezz'ora
del primo tempo la rete con la quale l'Italia vinse la partita 1-0.
Francesco Bontadini, milanese purosangue, colonna dell'Internazionale
nella stagione che portava proprio alle Olimpiadi del 1912,
nonostante una laurea in medicina allo scoppio della Prima guerra
mondiale si arruolò come soldato semplice negli Alpini.
Molte
le lamentele e le lagnanze del pubblico e della stampa svedese, ma la
sostanza non cambia: l'Italia batte la Svezia e torna alla vittoria
dopo oltre due anni.
Da
segnalare che quella vittoria rimane l'unica dell'Italia in terra
svedese, poiché da quel tardo pomeriggio di luglio di oltre 100 anni
fa la Nazionale azzurra non è più riuscita a vincere una gara in
casa della Svezia.
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