Le tensioni profonde liberate con il primo conflitto
mondiale si manifestarono con una tale forza da caratterizzare il
dopoguerra con duri scontri sociali, scioperi e agitazioni in quasi
tutta Italia. Anche il calcio non restò immune da questo clima.
Allo
scoppio del conflitto l'organizzazione della F.I.G.C. si delineava
come un modello rigido ed esclusivo, con un sistema di divieti che
impedivano ogni iniziativa individuale. Questa situazione esasperante
fu alla base della nascita della Unione
Libera Italiana del Calcio (ULIC),
fondata a Milano agli inizi del 1917 dal medico socialista Luigi
Maranelli. Il programma dell'ULIC era in netto contrasto con quello
federale, e il giornale della nuova associazione, il Corriere
dello sport libero
non risparmiava critiche al nuovo presidente federale, Francesco
Mauro. La filosofia sportiva di Luigi Maranelli si rifaceva ad una
concezione umanitaria, solidaristica del calcio, apertamente
libertaria, ma senza una precisa ispirazione politica, figlia di quei
tempi. Nel 1922 l'ULIC arrivò a contare 190 aderenti, tutte squadre
che si affrontavano in campionati locali e regionali e tutte
accomunate da uno statuto che prevedeva – tra l'altro – l'obbligo
per i calciatori dell'Unione di giocare solo nella squadra del
proprio luogo di residenza o di lavoro. La F.I.G.C., dal canto suo,
vedeva crescere sempre più rapidamente il numero delle società
affiliate: per dare qualche cifra, se nel 1920 la Federazione contava
su 400 società, già nel 1922 queste erano salite ad 805, alle quali
andavano aggiunte le 190 formazioni dell'ULIC. Questo affollarsi di
squadre che avanzavano il diritto di partecipare al massimo torneo
comportò serie difficoltà nella composizione dei tornei.
Il calcio in Italia riprese ufficialmente il 13 aprile
1919, quando a Torino si tenne la prima assemblea federale, alla
quale parteciparono i rappresentanti di ben 97 società che
discussero della ripresa dei campionati. Solo dopo aver deliberato –
non senza polemiche – di mantenere la sede a Torino e la conferma
di Montù quale presidente federale, il vero scontro si ebbe sul
“format” del campionato. Venne deciso di farlo diventare un
lunghissimo torneo di selezione tra 67 squadre che avrebbe stabilito
quali tra queste si sarebbero iscritte al campionato di Prima
Categoria 1920/21: si iniziò il 5 ottobre 1919 con le qualificazioni
e si concluse soltanto il 20 giugno 1920 con la finalissima di
Bologna giocata tra Internazionale e Livorno (3-2).
Quel campionato fu solo l'inizio di una delle crisi più
gravi che il calcio italiano mai conobbe.
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