8. Il calcio militare (Parte II)
Proseguono le trattative
di pace tra Germania e Russia, con i tedeschi che pongono condizioni
molto pesanti sino a quando si arriva al diktat del 9 febbraio
imposto dalla Germania: una parte dei bolscevichi vuole opporsi ed è
dell'idea di proseguire la guerra, Lenin, all'opposto, è fermo sulla
sua posizione di firmare ad ogni costo la pace. Trotzki, invece, pur
non essendo d'accordo con le imposizioni tedesche, ritiene che
l'unico modo per poter giungere ad una pace non vessatoria sia che la
Russia si rifiuti unilateralmente di combattere, in modo tale da
porre il comando tedesco in crisi e in aperto contrasto con
l'opposizione interna tedesca. E così il 10 febbraio Trotzki
annuncia la smobilitazione dell'esercito russo, ma è un azzardo che
la Russia pagherà a caro prezzo1.
La settimana successiva l'esercito tedesco riprende le operazioni e
avanza sfondando le linee russe ormai sguarnite, costringendo Lenin
ad ottenere l'autorizzazione alla firma di una pace che prevede
condizioni ancor più gravose di quelle rifiutate ad inizio
febbraio2.
Il 3 marzo 1918, continuando i bombardamenti tedeschi a Pietrogrado,
viene infine firmato il trattato di Brest-Litovsk tra la Russia da
una parte e l'Austria-Ungheria, la Germania, la Bulgaria e l'Impero
Ottomano dall'altra, segnando così il ritiro della Russia dalla
Prima guerra mondiale, sotto il peso di condizioni durissime e
umilianti3.
Sempre domenica 3 marzo,
in Italia trova finalmente fine – almeno sul campo – la Coppa
Mauro con l'incontro di spareggio tra il Milan e l'Internazionale,
anche se ancora molti sono i dubbi che effettivamente quello possa
essere l'epilogo della manifestazione.
Fatto è che il
3 marzo le due squadre scendono in campo al Velodromo di via Arona e
per l'occasione il Commissario
Federale del Comitato Regionale lombardo formula ufficiale richiesta
al Prefetto di Milano affinché l'incontro si possa giocare alla
presenza del pubblico. Come abbiamo già avuto modo di dire,
era accaduto nei mesi precedenti che Milano fosse oggetto di attacchi
nemici e riunire una folla di spettatori attorno ad un campo da gioco
poteva essere pericoloso. L'idea del Comitato Regionale lombardo era
quello di devolvere l'incasso a favore della sottoscrizione cittadini
Pro Profughi delle Province invase, come era accaduto già in
occasione di altre manifestazioni sportive e venne accolta. Il Milan
si presenta al completo mentre l'Internazionale arriva alla partita
decisiva priva del suo giocatore migliore, l'italo-svizzero Aebi, e
così i rossoneri non hanno particolari difficoltà a vincere contro
i cugini una partita che però ha un andamento diverso da quello che
il risultato finale potrebbe far pensare. In
realtà sino al 60° il punteggio era ancora aperto, il Milan aveva
sì manifestato la sua superiorità ma non stava andando oltre il
minimo vantaggio di 2-1. Poi i nerazzurri si erano spenti
completamente, e in poco tempo sparirono letteralmente dal terreno di
gioco lasciando campo aperto ai rossoneri. Così il Milan dilaga
segnando sei reti nello spazio di 25 minuti, finendo per vincere il
derby per 8-1, con Cevenini autore di un leggendario pokerissimo di
reti.
Al termine dell'incontro, però, il Milan non sa
ancora se ha vinto o meno la Coppa, perchè ancora rimane da
chiarire la questione del reclamo del Legnano. Ad ingarbugliare ancor
più la vicenda c'erano state le dimissioni di Mauro pochi giorni
prima della disputa della partita, così nessuno poteva dire con
certezza ciò che sarebbe accaduto, considerato anche che il
risultato della partita in un primo momento non venne omologato e
restò sub judice4.
La stessa Gazzetta dello Sport
l'indomani lanciava una richiesta al Legnano di rinunciare alle sue
pretese affinché la vittoria così netta e limpida del Milan sui
cugini dell'Internazionale potesse suggellare la vittoria della
Coppa5.
1 DDI,
Serie V, Vol. X, n.243
2 DDI,
Serie V, Vol. X, n.290-291
3 DDI,
Serie V, Vol. X, n.332
5 Cfr.
La Gazzetta dello Sport del
4 marzo 1918
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