Abbiamo già avuto modo di dire che dal 1922/23 il
campionato italiano di calcio venne strutturato in due Leghe
distinte, con una vincente del nord e una vincente del sud che si
incontravano nella vera e propria finale nazionale in gare di andata
e ritorno. Nella stagione 1924/25 la finale di Lega Nord tra Genoa e
Bologna passò alla storia in quanto furono necessari ben cinque
incontri per determinarne la vincitrice. Il Genoa, campiona in
carica, puntava dritto dritto al 10° titolo, mentre il Bologna
sognava il suo primo scudetto. Oddio, “primo scudetto” sarebbe
stato anche in caso di vittoria genoana in quanto è proprio da
quell'anno che viene deciso che la squadra campione potrà cucire
sulle proprie maglie uno scudo tricolore.
La finale di andata era stata giocata a Bologna, sul
campo dello Sterlino il 24 maggio del 1925 e la vittoria per 2-1
degli ospiti era sembrata il preludio alla vittoria finale, senonché
una settimana dopo, a campi invertiti, il Bologna, nei minuti finali
aveva agguantato con Della Valle il 2-1 portando in tal modo la
finale in perfetta parità.
Si rende dunque necessario uno spareggio e viene
prescelto il campo del Milan, quello di viale Lombardia. Il 7 giugno
ben 12.000 spettatori si presentano al campo, ma le tribune non sono
in grado di accoglierli tutti e in molti si assiepano ai bordi del
terreno di gioco.
L'arbitro – Mauro – decide di far disputare comunque
l'incontro e perciò si inizia. E si comincia alla grande, almeno per
il Genoa che chiude il primo tempo in vantaggio 2-0. Tutto deciso?
Non proprio, perchè c'è da giocare ancora il secondo tempo ed è lì
che se ne vedono delle belle – o per meglio dire delle brutte.
Tutta
la vicenda ruota attorno al 61° minuto, dopo circa un quarto d'ora
della ripresa. C'è un attacco del Bologna, Muzzioli scatta, porta
avanti la palla, tira e...e? Ecco, a questo punto le cose si
complicano perchè per alcuni il pallone finisce in rete, per altri
invece viene deviato in calcio d'angolo dal portiere. A chi credere?
So cosa state pensando: l'arbitro cosa ha deciso? Bè, l'arbitro
concede il corner, scatenando le ire del pubblico che invade il
terreno di gioco circondandolo minacciosamente. Dopo ben 13 minuti di
discussioni e proteste, in assenza di sicure vie di fuga, il buon
Mauro cambia idea e concede la rete. 2-1 e palla al centro. Va bene,
ma in definitiva il pallone era entrato oppure no? In assenza di
moviole ante
litteram
dovremo accontentarci di ciò che dicono le fonti. Per il Corriere
dello Sport (che
è di Bologna...) la rete è perfettamente regolare, per i giornali
genovesi, al contrario, il portiere dei liguri avrebbe compiuto una
meravigliosa parata. La
Stampa
di Torino, invece, fa una ricostruzione ancora diversa, introducendo
un ulteriore elemento come si legge nel numero del 8 giugno:
“(...)
A nostro giudizio il goal non poteva essere concesso. (…)
allorquando Muzzioli per scavalcare Bellini spinse avanti a sé il
pallone questo andò ad urtare nelle gambe degli spettatori che erano
seduti proprio sul limitare del campo. Naturalmente il pallone non
andò fuori di gioco – come avrebbe fatto se il campo fosse stato
sgombro – e Muzzioli raccogliendo la palla, segnava”
Dicevamo, 2-1 e palla al centro, ma qua, stando ad
alcune fonti, accade un altro fatto decisivo. Se continuiamo a
leggere la stampa dell'epoca vicina agli ambienti bolognesi,
apprendiamo che la partita riprese, il Bologna segnò il 2-2 e si
attese la disputa dei tempi supplementari. Se però leggiamo la
ricostruzione che fa il Ghirelli, questi fa menzione di un colloquio
che l'arbitro ebbe con il capitano del Genoa, De Vecchi: in poche
parole, l'arbitro avrebbe avvertito il giocatore che per lui
l'incontro era finito sul 2-1 ma che lo avrebbe portato a termine
solo per “motivi di ordine pubblico”. Al triplice fischio,
dunque, il Genoa è sicuro di aver vinto il titolo, mentre il Bologna
si ripresenta sul terreno di gioco per i tempi supplementari. E
aspetta.
Aspetta il Genoa che invece non si presenta.
A seguito dei ricorsi presentati da entrambe le società,
la Lega Nord decise di considerare nullo l'incontro in quanto giocato
in condizioni non regolamentari e venne pertanto deciso di giocare un
altro spareggio il 5 luglio sul campo di Corso Vinzaglio, a Torino.
Anche quell'incontro terminò in pareggio (2-2 dopo tempi
supplementari), ma non fu tanto il risultato a destare scalpore
quanto quello che accadde dopo, alla stazione, quando vennero
addirittura sparati alcuni colpi di rivoltella tra i tifosi delle due
squadre. Quelli che seguirono furono giorni convulsi, duranti i quali
le due squadre – con comunicati ufficiali e mediante le rispettive
“fazioni” giornalistiche – si indirizzarono accuse reciproche
sempre più pesanti.
La soluzione arriva a fine luglio, più precisamente il
26 luglio, durante l'assemblea della Lega Nord, quando viene deciso
di giocare il nuovo spareggio in data 9 agosto: ovviamente non viene
detto il dove, per evitare che le rispettive fazioni abbiano modo di
organizzare la trasferta.
Il 7 agosto la stampa diede la notizia: si sarebbe
giocato a Torino, alle 7 del mattino:
“(...)
l'incontro, arbitrato da Achille Gama, avrà luogo sul campo della
Juventus, a porte chiuse, alle ore 7 del mattino, allo scopo di
evitare un eccessivo assembramento di appassionati e di supporters
delle due squadre in lotta”
Ma non si giocò a Torino. Nella tarda serata dello
stesso giorno le due società vennero avvertite in gran segreto di
recarsi a Milano per giocare la partita; non venne comunicato il
campo, anzi, venne fatto un fenomenale lavoro di depistaggio se è
vero come è vero che molti tifosi all'alba del 9 agosto si recarono
alcuni al campo del Milan, altri al campo dell'Internazionale,
rimanendo delusi. Si giocò, invece, su un campo periferico, quello
della Forza e Coraggio:
“(...)
Il campo della Forza e Coraggio era guardato a vista da carabinieri
in tutti i suoi accessi; dei lancieri a cavallo facevano, durante
tutta la partita, delle evoluzioni intorno al recinto. Inesorabili
cerberi respingevano all'ingresso tutti coloro che non avevano il
diritto di presenziare l'avvenimento, cosicché in breve alcune case
dei dintorni si popolarono ben presto nelle finestre e persino sui
tetti di gruppi di appassionati: il custode di una casa in
costruzione riuscì a trarre benefici facendo pagare due lire a tutti
coloro che volevano approfittarne.
Alle 7 erano già giunti i genovesi: dopo pochi
minuti arrivarono i bolognesi, gli uni e gli altri in automobili e
già in costume.”
La sfida, ripresa da due macchine cinematografiche,
terminò finalmente con un vincitore: il Bologna ebbe la meglio (2-0)
e poté quindi andare a giocarsi la finalissima contro l'Alba di Roma
e laurearsi, per la prima volta nella sua storia, campione d'Italia.
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