Come abbiamo già avuto modo di raccontare, i primi
anni'20 del calcio italiano furono molto burrascosi ma videro anche
la nascita di una nuova competizione, la Coppa Italia che nel
1922 venne vinta dal Vado Ligure.
L'esperimento venne messo in pratica per aumentare
l'offerta di calcio da parte della F.I.G.C. nell'anno dello “scisma”
dei grandi squadroni: il suo campionato, infatti, vinto dalla Novese,
proprio per la modesta caratura tecnica delle partecipanti non ebbe
successo e quindi la Federazione tentò la carta della Coppa. Alla
nuova competizione si iscrissero più di 35 squadre, tutte
appartenenti alle categorie “minori”; il regolamento prevedeva
incontri di sola andata a sorteggio sul modello della F.A. Cup
inglese e iscrizione gratuita alla competizione purché la società
fosse proprietaria del campo di gioco. Si giocò dal 2 aprile al 16
luglio del 1922, nel più assoluto disinteresse del grande pubblico
poiché la mancanza delle squadre più forti e più famose tenne
lontano dai campi gli spettatori. Comunque si giocò e dopo i primi
turni eliminatori si arrivò a disputare le semifinali il 25 giugno:
Vado – Libertas Firenze = 1-0
t.s.
Udinese – Lucchese = 4-3 t.s.
Il risultato di questa seconda semifinale non venne però
omologato a causa di un errore tecnico circa il punto di battuta di
un calcio di rigore e quindi venne rigiocata il 9 luglio:
Udinese – Lucchese = 1-0
Si arrivò quindi alla finale, in programma a Vado
Ligure in gara secca per il 16 luglio, giocata tra Vado e Udinese
davanti ad un – finalmente – folto pubblico.
«Il
calcio italiano
non ha nulla da invidiare al confratello inglese. Una squadra di
promozione infatti si trova ad essere finalista nella Coppa Italia»
Così
presentava la finale La
Gazzetta dello Sport.
Le cronache, scarse, riportano di una partita tesa, dove
il Vado riuscì a contrastare le folate dell'Udinese sino al termine
dei tempi regolamentari. Si iniziarono dunque i supplementari e lì
balzò agli onori della cronaca – e della storia – il nome
dell'allora diciassettenne Felice Levratto che al 118° minuto riuscì
a segnare il goal decisivo per la vittoria del Vado, e già che c'era
con quel tiro fulminante pare abbia sfondato letteralmente la rete,
come poi gli accadrà altre volte nel corso di quella che sarebbe
stata una grande carriera.
A
proposito di Felice Levratto, pare bello riportare qua uno stralcio
tratto dai Ricordi
di Vittorio Pozzo relativo alla partita Italia – Lussemburgo,
Olimpiadi di Parigi del 1924:
“Un
ricordo di questo incontro: un mezzo omicidio involontario di
Levratto. Una formidabile
legnata sua, nel secondo tempo, colpisce in pieno Bausch.
Crolla,
il nostro uomo, come colpito dalla mazzata di un pugilatore: ha
perduto i sensi, sanguina dalla bocca. Tutti attorno: paura di chi sa
che cosa. Finalmente ritorna in sé. E' la lingua che, presa fra i
denti al momento della botta, s'è tagliata. Rinviene, si fa medicare
e chiede a me chi è stato l'autore di quel tiro inumano, dice lui.
Glielo indico. Passa qualche minuto. Ecco che per azione simile
all'altra, Levratto ricompare solo davanti alla porta ed alza la
gamba come lo spaccalegna alza il braccio. Il portiere, come lo vede,
con un balzo felino pianta rete, pali, porta e fugge in tuffo fuori
porta. L'istinto della conservazione. Parare è bene, ma lasciarci la
pelle o farsi guastare i connotati, no, eh! Non è più sport. Nella
omerica risata che segue il gesto disperato del portiere, Levratto
manca il punto a porta vuota.”
Il Vado, il piccolo Vado Ligure vinse così la prima
Coppa Italia, un trofeo in argento di oltre 8 chili di peso che
alcuni anni dopo – siamo nel 1935 e la Patria reclama oro e argento
– venne donata al Partito Fascista e fusa. Soltanto nel 1992 la
Federazione donerà una copia del trofeo alla società ligure.
Detta però come va detta, l'esperimento – al netto
del romanticismo pionieristico – fu un totale fallimento e non
venne ripetuto sino al 1935/36, se si eccettua il tentativo del
1926/27, quando vennero disputati i primi turni di una rinnovata –
ed ingigantita – Coppa Italia: si iniziò a giocare l'11 novembre
1926 ma la competizione venne interrotta nella tarda primavera
dell'anno dopo e mai più ripresa poiché non vi era più spazio, nel
fitto calendario federale, per giocare gli incontri della Coppa.
Nessun commento:
Posta un commento