1915: Cesare Battisti a Reggio Emilia, scontri e
morti per la pace.
“Il brano che segue è tratto dal
mio libro 1915. Dal footballalle trincee (Bradipolibri Editore, 2015)”
Nel febbraio del 1915 i colloqui e le trattative con
l'Austria-Ungheria sembravano essere giunti ad un punto morto, stante
il lungo tergiversare della duplice monarchia alle richieste
italiane. Pertanto Sonnino, con la metà del mese, rompeva gli indugi
ed iniziava un lungo e snervante negoziato con le Potenze dell'Intesa
che, dopo due mesi avrebbero portato alla stipula del cd. “Patto di
Londra”. Sempre nel mese di febbraio si iniziava a “lavorare”
più in profondità nell'opinione pubblica italiana. Da segnalare per
la sua intrinseca importanza un articolo apparso su Il Giornale
d'Italia, testata notoriamente
vicina agli ambienti governativi, nel quale si prefigurava
un'intensificazione nell'imminente primavera delle operazioni
belliche da parte degli schieramenti: (…) La sorte e
l'avvenire dell'Europa e del mondo saranno con tutta probabilità
decisi in questo primaverile rifiorire del conflitto.”
Da questa premessa, si proseguiva affermando essere ormai prossima
per il popolo italiano l'ora della decisione, poiché “gli
italiani sanno da vari mesi che l'attuale neutralità non può essere
fine a se stessa ma rappresenta un periodo di raccoglimento, di
preparazione e di attesa.(...) Quello che noi invochiamo e vogliamo è
che il popolo italiano senta di essere pronto a fare tutto quanto può
e deve per dare alla patria il posto che le compete nell'Europa, nel
mondo. Lasciar passare questa crisi senza che l'Italia migliori le
sue frontiere, realizzi le sue aspirazioni, rialzi il proprio
prestigio, si assicuri, in una parola, il proprio avvenire sarebbe un
suicidio. (…) Prolungare indefinitivamente l'attuale neutralità
sarebbe disinteressarsi delle sorti future del mondo, proclamare la
decadenza dell'Italia dal rango di grande Potenza, consegnarsi mani e
piedi legati all'arbitrio del vincitore, all'odio dei vinti.”1
Ovviamente
il giorno successivo lo stesso giornale, a fronte del clamore
suscitato dall'articolo, si affrettò a spiegare che lo stesso non
era in alcun modo riconducibile al pensiero del Governo, ma intanto
lo scopo lo aveva raggiunto pienamente: a riprova, la domenica
successiva in molte città italiane si registrarono violenti
tafferugli e tumulti tra neutralisti e pacifisti. Tra gli altri, si
segnalano i gravissimi disordini che avvennero a Reggio Emilia nella
notte del 25 febbraio, che costarono la vita a due giovani. Per
quella sera venne organizzato in città un comizio a favore della
guerra e a parlare venne chiamato Cesare Battisti, impegnato in quei
giorni in una lunga tournée
di
propaganda in molte città italiane; per l'occasione venne richiesto
di poter utilizzare il teatro Municipale, ma il prefetto – temendo
disordini – negò tale sede, concedendo invece il più piccolo
teatro Politeama. Cesare Battisti, trentino, pur essendo un
importante esponente dei socialisti, si era apertamente schierato a
favore della guerra, poiché la considerava come l'unico modo per
poter liberare Trento dal giogo austroungarico. Come vedremo più
avanti, il Partito socialista – partito alla guida della città di
Reggio Emilia – era attestato invece su posizioni di neutralità e
in quella specifica occasione invitò i propri militanti a disertare
la manifestazione e a non contrastarla, per evitare inutili
disordini. Come bene evidenzia Marco Marzi nel suo studio dedicato ai
fatti reggiani di quel 25 febbraio, durante la giornata iniziò a
diffondersi tra gli operai e la popolazione un volantino anonimo che
invitava a partecipare ad una contromanifestazione di protesta, in
aperta opposizione alla linea ufficiale del PSI. Così, un'ora prima
del comizio di Battisti, circa un centinaio di persone si radunò
davanti al teatro Politeama con l'intento di impedire l'ingresso al
pubblico, ma furono accolti da un massiccio schieramento di militari
e carabinieri, con fanteria e cavalieri a presidio del teatro. A
nulla valsero gli appelli del sindaco e dei dirigenti socialisti
rivolti alla folla e vi furono molte cariche delle forze dell'ordine
contro i manifestanti sin verso le ore 21, quando i carabinieri
riuscirono a prendere il controllo della piazza. Ben presto, però,
alcuni manifestanti iniziarono una fitta sassaiola contro le forse
dell'ordine e queste risposero aprendo il fuoco ad altezza d'uomo,
ferendo una decina di persone e contando, tra le proprie fila, una
ventina di contusi e feriti.
Tra
i feriti civili, come detto, due persone morirono. Mario Baricchi,
bracciante, morì quasi subito colpito alla testa; Fermo Angioletti,
muratore, morì due giorni dopo.
1L'articolo
è riportato integralmente a pag.1 de La Stampa
del 14 febbraio 1915, n.45
2Per
meglio approfondire i tragici fatti di Reggio Emilia, cfr. MARCO,
MARZI, "Un eccidio dimenticato -La manifestazione contro la
guerra del 25 febbraio 1915 a Reggio Emilia"
in "RS – Ricerche Storiche",
n.133, 2012; cfr anche La Stampa
del 26 febbraio 1915, n.57 e del 27 febbraio 1915, n.58
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