Nel 1933, ovvero 86 anni fa, accadde un
avvenimento storico probabilmente poco noto ma molto significativo per
l'emancipazione femminile. Infatti un gruppo di ragazze alessandrine e
milanesi decise di giocare a calcio in un contesto storico fortemente
maschilista: infatti il loro sogno fu infranto dal Regime fascista che,
per mezzo del CONI, di fatto gli negò la libertà di poter esprimere
questa loro passione. Il gioco del calcio, in questo contesto, fece
solamente da sfondo alle vicende che vertono sulla condizione femminile
durante il periodo fascista e rappresentò un'ulteriore esempio di come
le donne non godessero degli stessi diritti riservati agli uomini.
L'ingegnere
palermitano Giovanni Di Salvo, dopo approfondite ricerche condotte sui
quotidiani dell'epoca, ha riportato alla luce e ha raccontato per la
prima volta in maniera dettagliata, nel libro “Le Pioniere del Calcio: la storia di un gruppo di donne che sfidò il regime fascista” uscito per la collana UNASCI della Bradipolibri, la storia di queste giovani piemontesi,
la cui "avventura calcistica", avvenuta seguendo l'esempio di un gruppo
di ragazze milanesi, ebbe una vita molto breve. Tra le alessandrine vi
era anche Amelia Piccinini, che poi diverrà una stella
nel firmamento dell'atletica (salto in lungo, getto del peso e
pentathlon) a cavallo dell’ultima guerra.
"Quello accaduto a Milano e ad Alessandria nel 1933" - spiega l'autore
del libro Giovanni Di Salvo - "rappresenta un evento significativo e
purtroppo ancora poco noto. Per impedire alle donne di poter giocare a
calcio prima furono addotte motivazioni mediche, in quanto si credeva
che "rischiavano" di subire danni sotto l'aspetto fisico e riproduttivo,
che però non trovarono riscontro nel mondo scientifico. E quando questa
"folle idea" di giocare a pallone si diffuse da Milano anche ad
Alessandria il Regime Fascista decise di intervenire "a gamba tesa"
decretando di fatto il divieto alle donne di poter praticare il calcio.
Così l'avventura delle giocatrici milanesi durò solamente pochi mesi, e
ancor meno quella delle loro "compagne" piemontesi, ma la loro storia di
coraggio dimostrato per aver lottato contro tutto e tutti, contro
stereotipi e pregiudizi e contro un sistema maschilista, è meritevole di
essere tramandato alle attuali generazioni. Avevo già raccontato la
storia del calcio femminile nel mio primo libro "Quando le ballerine
danzavano col pallone", uscito nel 2014, in cui per la prima volta avevo
portato alla luce, per sommi capi, queste vicende avvenute in epoca
fascista. Ho notato che vi è stato un grande interesse a riguardo e
perciò ho pensato di utilizzare tutto il materiale ancora inedito a mia
disposizione, in parte integrato con ulteriori ricerche, per realizzare
un'opera organica e completa. Infatti ritengo che ormai sia giunto il
tempo di narrare in maniera dettagliata una storia spesso riportata in
maniera frammentaria e talvolta confusionaria".
Nessun commento:
Posta un commento