La nuova struttura federale
Cambiava un po' tutto. Soprattutto per quel che
riguardava la struttura interna federale, che veniva riorganizzata in
senso strettamente gerarchico, e le cariche stesse che non erano più
elettive bensì a nomina: veniva istituito il Direttorio Federale
composto da 7 elementi tutti eletti direttamente dal C.O.N.I. - e
dunque dal Partito – a capo del quale veniva nominato il gerarca
fascista bolognese Leandro Arpinati; a sua volta il Direttorio
Federale avrebbe nominato tutti gli organi dipendenti, e cioè il
Direttorio delle divisioni superiori (Divisione Nazionale e Prima
Divisione) e il Direttorio delle divisioni inferiori Nord e Sud
(Seconda Divisione Nord, Seconda Divisione Sud, finali interregionali
e Terza Divisione).
Come detto, a capo del Direttorio Federale fu nominato
il gerarca fascista bolognese, amico della prima ora di Benito
Mussolini, Leandro Arpinati, il quale resse la presidenza della
F.I.G.C. dal 1926 al 1933: spostò immediatamente la sede federale da
Torino a Bologna e successivamente – nel 1929 – a Roma, in
concomitanza con la sua nomina a sottosegretario agli interni.
Per il primo biennio la nomina del Direttorio fu dunque
fatta d'autorità dalla Presidenza del C.O.N.I., mentre con la
riforma del 1927, riforma che prevedeva la nomina da parte del capo
del Governo non solo della presidenza del C.O.N.I., ma di tutte le
presidenze delle varie federazioni, la nomina del presidente della
Federazione calcistica sarebbe spettata anch'essa a Mussolini.
Per quel che riguardava il mondo arbitrale, venne
istituito il Comitato Italiano Tecnico Arbitrale (C.I.T.A.),
organismo al quale veniva demandato l'inappellabile giudizio su tutte
le questioni di carattere tecnico relativamente al regolamento di
gioco. Allo stesso Comitato veniva inoltre conferita tutta una serie
di attribuzioni, tra le quali l'attività di aggiornamento e
coordinamento dei regolamenti tecnici di gioco, la nomina, vigilanza,
classificazione e designazione degli arbitri. Presidente
dell'organismo veniva nominato l'avv. Giovanni Mauro.
La riforma dei campionati
Inoltre la riforma seguiva la via tracciata anni prima
dal Progetto di riforma dei campionati ideata da Vittorio Pozzo, teso
all'unificazione territoriale del campionato: venne dunque creata una
Divisione Nazionale formata da 20 squadre divise in due gironi, di
queste ben 16 appartenevano alla Lega Nord alle quali si aggiunse una
diciassettesima individuata tramite torneo di spareggio tra le otto
retrocesse nell'anno precedente; completavano il quadro tre squadre
del centro-sud: le due squadre di Roma, l'Alba, finalista del torneo
precedente, e la Fortitudo, e la novità del Napoli che nato
nell'agosto del 1926 grazie all'opera dell'imprenditore Giorgio
Ascarelli aveva assorbito l'Internaples, cioè la squadra che aveva
acquisito nel campionato precedente il diritto a partecipare alla
Divisione Nazionale.
Il torneo di qualificazione tra le otto squadre del
settentrione non ammesse direttamente prese avvio domenica 29 agosto
1926 e terminò con la ripetizione della finale del 23 settembre.
(a Bologna) MANTOVA – REGGIANA 7 – 3 dts
(a Verona) LEGNANO – UDINESE 2 – 0 Forfait
(a Milano) NOVARA – PARMA 4 – 0
(a Genova) ALESSANDRIA – PISA 6 – 1
Così “La Stampa” commenta l'indomani l'esito del
primo turno di qualificazione:
“La
prima giornata del Torneo di qualificazione è stata caratterizzata
da successi netti, e sui quali non è possibile sollevare dubbi. Del
resto, si può dire che le squadre, le quali hanno superato la prova,
erano le favorite della vigilia: l'Udinese, che per un complesso di
circostanze, non era in grado di allineare la squadra che seppe
fornire un “finisch” di campionato notevole, è stata la sola che
ha voluto...precedere il pronostico, col dar partita vinta al
Legnano.
La sorpresa della giornata è stata la vittoria dei
“virgiliani”: la Reggiana alla vigilia raccoglieva maggiori
suffragi: invece, i “granata” emiliani hanno ceduto nei tempi
supplementari. La sorte della gara venne rimessa a un fattore, che fu
decisivo: la fatica, e infatti i più resistenti hanno avuto la
meglio, e sono passati dal pareggio 3-3 a un 7-3 senza dubbio
eloquente.
L'Alessandria
ha ottenuto la vittoria più convincente della giornata, mentre pure
netta e chiara è stata l'affermazione novarese. La squadra “azzurra”
è stata la sola a non aver violata la sua rete, il che costituisce,
senza dubbio, un successo personale di Faher.” 1
Domenica 5 settembre vennero disputate le semifinali,
entrambe a porte chiuse:
(a Vercelli) ALESSANDRIA – LEGANO 4 – 1
(a Milano) NOVARA – MANTOVA 4 – 3 dts
Nella riunione del 6 settembre, il Direttorio federale,
decideva che la finale tra Alessandria e Novara si sarebbe disputata
domenica 12 settembre sul campo neutro di Casale Monferrato
(a Casale) ALESSANDRIA – NOVARA 2 – 2 dts
A quel punto, terminato l'incontro in parità,
necessitava una seconda partita, che le due squadre chiesero – ed
ottennero – di giocare a Torino, sul campo della Juventus, giovedì
23 settembre; anche se prescritto a porte chiuse, l'incontro si giocò
davanti ad oltre 500 persone e vide il primo tempo chiudersi con il
Novara in vantaggio 1-0. Nella ripresa, l'Alessandria salì di tono e
riuscì a pareggiare dopo dieci minuti e a far suo l'incontro
segnando altre due reti, vincendo e regalandosi così l'ingresso
nella Divisione Nazionale.
(a Torino) ALESSANDRIA – NOVARA 3 – 1
Sempre nella seduta del 6 settembre, alla vigilia della
finale del torneo di qualificazione, il Direttorio decideva la
compilazione dei due gironi della Divisione Nazionale, in base alle
classifiche degli ultimi Campionati con criterio
economico-territoriale, e dei tre gironi della Prima Divisione:
DIVISIONE
NAZIONALE GIRONE A
|
DIVISIONE
NAZIONALE GIRONE B
|
JUVENTUS
|
BOLOGNA
|
MODENA
|
TORINO
|
GENOA
|
PADOVA
|
HELLAS
|
CREMONESE
|
INTERNAZIONALE
|
LIVORNO
|
PRO VERCELLI
|
SAMPIERDARENESE
|
BRESCIA
|
ANDREA DORIA
|
NAPOLI
|
MILAN
|
ALBA AUDACE ROMA
|
FORTITUDO ROMA
|
CASALE
|
ALESSANDRIA
|
Al termine dei due gironi, le prime tre di ciascun
girone avrebbero partecipato ad un girone finale per l'assegnazione
del titolo di Campione Nazionale, mentre le ultime due classificate
di ciascun girone sarebbero state retrocesse in Prima Divisione.
Al
campionato di Prima Divisione partecipavano 32 squadre; il campionato
veniva diviso secondo un criterio geografico in due macro gruppi,
Nord e Sud. Nel raggruppamento Nord giocavano 24 squadre suddivise in
tre gironi da 8 squadre ciascuno, ed era costituito dalle sette
squadre rimaste in categoria nella stagione 1925-26, dalla squadra
dell'U.S. Anconitana – che per ragioni geografiche venne aggregata
al nord – e dalle 16 squadre che avevano conquistato il diritto di
passare dalla seconda alla prima divisione. Nel raggruppamento Sud
partecipavano 8 squadre che vennero scelte in base ai migliori
piazzamenti nei vari gironi regionali del sud, “tenuto
conto della potenzialità dei differenti gironi, designate, in base a
questi criteri, dal Direttorio Federale, su proposta degli enti
competenti”.
Le quattro vincenti dei quattro gironi di prima
divisione sarebbero state promosse in Divisione Nazionale, mentre
l'ultima classificata di ciascun girone (quindi 4 squadre in totale)
sarebbero retrocesse in Seconda Divisione.
Anche la Seconda Divisione prevedeva la suddivisione in
due macro gruppi, Nord e Sud per un totale di massimo 68 squadre. Le
32 squadre del Nord sarebbero state divise in tre gironi da 12
squadre ciascuno, con la vincente di ciascun girone promossa in Prima
Divisione e le ultime due retrocesse in Terza Divisione. Il gruppo
Sud, invece, venne suddiviso in quattro gironi da otto squadre
ciascuno: le quattro vincenti avrebbero disputato la finale a girone
doppio per il titolo e per il posto in Prima Divisione, mentre
l'ultima classificata di ogni girone sarebbe stata retrocessa in
Terza Divisione.
Il
campionato di Terza Divisione, infine, anch'esso diviso tra Nord e
Sud prevedeva che potessero iscriversi “tutte
le società che avessero la libera e piena disponibilità di un campo
da giuoco nelle misure regolamentari e con cinta stabile”.
Ovviamente l'intero campionato era organizzato su base strettamente
regionale: per il Nord i Direttori regionali avrebbero dovuto
provvedere a creare gironi da 10 squadre ciascuno; le vincenti di
ogni girone si sarebbero incontrate su base interregionale per
determinare i sei posti che avrebbero concesso la promozione in
Seconda Divisione. Al Sud i Direttori regionali avrebbero, allo
stesso modo del Nord, creato gironi da otto squadre e le vincenti,
sempre su base interregionale, si sarebbero incontrate per la
conquista dei quattro posti di Seconda Divisione2.
1
Cfr. La Stampa del 30 agosto
1926
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