martedì 23 settembre 2014

Vengono gettate le basi per il futuro Patto di Londra

La vittoria alleata della Marna indusse Imperiali ad informare il governo italiano che l'Inghilterra era sicura della vittoria finale.1 Il 14 settembre Di San Giuliano prospettò agli ambasciatori l'eventualità di un prossimo crollo degli Imperi centrali e il 16 scriveva ad Imperiali per una ripresa delle trattative, ponendo l'accento sui prevalenti interessi adriatici dell'Italia, spiegando il giorno successivo che condizione pregiudiziale era l'intensificarsi delle offensive serbe ed un'azione navale alleata in Adriatico.2 Sempre Salandra, nel volume "La neutralità italiana", confessò come fino alla Marna non avesse pensato all'intervento:
"Nell'agosto la situazione internazionale si andò delineando e il sentimento del Paese si andò chiarendo e orientando a guisa da escludere ogni possibilità di intervento secondo i termini dell'alleanza. Nel settembre, dopo la Marna, io ebbi la visione ormai chiara della via che si doveva seguire. La intensa considerazione delle probabilità circa l'esito della lunga guerra mi fornì le ragioni della risoluzione conforme ai sentimenti che spesso non mi riusciva di dissimulare"3
Salandra dunque era preoccupato da un lato dalle vittorie dell'Intesa che, temeva, avrebbero potuto portare ad una rapida pace separata tra Austria e Russia, mentre dall'altro a preoccuparlo erano le nostre deficienze militari che forse avrebbero costretto a prolungare la neutralità fino a primavera: per questo chiese a Cadorna un quadro della situazione. La risposta fu chiara. A giudizio di Cadorna l'esercito italiano non era ancora in grado di affrontare un esercito forte ed organizzato e numeroso come quello austroungarico, ma aggiungeva sanche che nello specifico della situazione venutasi a creare, con le forze austriache e tedesche massicciamente impegnate su vari fronti, e tenuto conto dell'elevato spirito che in quei momenti animava il Paese, riteneva si sarebbe potuto entrare in azione con fiducia e con buona speranza di favorevoli risultati militari non prima della primavera.4
Nel frattempo Di San Giuliano gettava le basi dell'intervento chiedendo lumi agli ambasciatori a Londra, Parigi e Pietroburgo con un telegramma del 25 settembre, importante perché verrà poi a costituire l'ossatura del futuro patto di Londra: "Il governo reale desidera mantenere la neutralità dell'Italia ritenendo che questo sia il mezzo migliore per proteggere i suoi vitali interessi. Ma se l'Austria si mostrasse incapace di mantenere l'equilibrio nell'Adriatico, l'Italia, per difendere i propri vitali interessi, sarebbe costretta ad accordarsi coi nemici dell'Austria ed a schierarsi al loro fianco." Nei vari punti si parlava innanzitutto del modus procedendi che avrebbe previsto efficaci operazioni navali delle flotte alleate in Adriatico per mettere in essere l'interesse Adriatico dell'Italia; il testo proseguiva prevedendo, tra le altre, clausole relative all'impegno di non concludere pace separata, alla stipulazione di una convenzione militare e navale e alla conclusione di un prestito. Il telegramma continuava poi con la richiesta di garanzie per la conservazione delle colonie e possibili vantaggi - con rettifiche di confine - nel caso che le potenze dell'Intesa ottengano colonie tedesche. Per l'Albania Di San Giuliano si manteneva fedele all'idea della spartizione fra gli Stati balcanici, ma chiedeva Valona "in piena sovranità all'Italia".5 Interessante notare come al primo punto si fosse contemplata l'ipotesi che il modus procedendi, il motivo dell'intervento, fosse costituito da operazioni navali dell'Intesa nell'Adriatico che ponessero in causa interessi italiani ed obbligassero l'Italia ad entrare in guerra. Carlotti rispose il 28, esprimendo marginali riserve su qualche punto, ma ribadendo la necessità di una rapida decisione per rendere efficace l'intervento italiano.6
La situazione alla fine di settembre era di stallo: sul fronte i francesi non riuscivano a far arretrare i tedeschi dall'Aisne e le vittorie russe contro l'Austria stavano per essere paralizzate dalla controffensiva austro-tedesca; Di San Giuliano sospendeva le conversazioni con l'Intesa e Sonnino rifletteva sull'opportunità di restare neutrali ancora per alcuni mesi, mentre Bollati comunicava a Di San Giuliano come per la Germania fosse sufficiente che l'Italia mantenesse una benevola neutralità7
Questo lo stato delle cose quando prese l'avvio il nuovo campionato di calcio, destinato a non vedere mai la propria fine.

1 DDI, serie V, vol.I, n°588
2 DDI, serie V, vol.I, nn°670,703,726
3 ANTONIO, SALANDRA, Op. cit., pagg.173-174
4 LUIGI, ALBERTINI, Op. cit., pagg.352-358
5 DDI Serie V vol I n°803
6 DDI, serie V, vol.I, n°827
7 DDI, Serie V, vol.I, n°931

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