La vittoria alleata della Marna indusse Imperiali ad informare il
governo italiano che l'Inghilterra era sicura della vittoria finale.1
Il 14 settembre Di San Giuliano prospettò agli ambasciatori
l'eventualità di un prossimo crollo degli Imperi centrali e il 16
scriveva ad Imperiali per una ripresa delle trattative, ponendo
l'accento sui prevalenti interessi adriatici dell'Italia, spiegando
il giorno successivo che condizione pregiudiziale era
l'intensificarsi delle offensive serbe ed un'azione navale alleata in
Adriatico.2
Sempre Salandra, nel volume "La neutralità italiana",
confessò come fino alla Marna non avesse pensato all'intervento:
"Nell'agosto
la situazione internazionale si andò delineando e il sentimento del
Paese si andò chiarendo e orientando a guisa da escludere ogni
possibilità di intervento secondo i termini dell'alleanza. Nel
settembre, dopo la Marna, io ebbi la visione ormai chiara della via
che si doveva seguire. La intensa considerazione delle probabilità
circa l'esito della lunga guerra mi fornì le ragioni della
risoluzione conforme ai sentimenti che spesso non mi riusciva di
dissimulare"3
Salandra
dunque era preoccupato da un lato dalle vittorie dell'Intesa che,
temeva, avrebbero potuto portare ad una rapida pace separata tra
Austria e Russia, mentre dall'altro a preoccuparlo erano le nostre
deficienze militari che forse avrebbero costretto a prolungare la
neutralità fino a primavera: per questo chiese a Cadorna un quadro
della situazione. La risposta fu chiara. A giudizio di Cadorna
l'esercito italiano non era ancora in grado di affrontare un esercito
forte ed organizzato e numeroso come quello austroungarico, ma
aggiungeva sanche che nello specifico della situazione venutasi a
creare, con le forze austriache e tedesche massicciamente impegnate
su vari fronti, e tenuto conto dell'elevato spirito che in quei
momenti animava il Paese, riteneva si sarebbe potuto entrare in
azione con fiducia e con buona speranza di favorevoli risultati
militari non prima della primavera.4
Nel
frattempo Di San Giuliano gettava le basi dell'intervento chiedendo
lumi agli ambasciatori a Londra, Parigi e Pietroburgo con un
telegramma del 25 settembre, importante perché verrà poi a
costituire l'ossatura del futuro patto di Londra: "Il governo
reale desidera mantenere la neutralità dell'Italia ritenendo che
questo sia il mezzo migliore per proteggere i suoi vitali interessi.
Ma se l'Austria si mostrasse incapace di mantenere l'equilibrio
nell'Adriatico, l'Italia, per difendere i propri vitali interessi,
sarebbe costretta ad accordarsi coi nemici dell'Austria ed a
schierarsi al loro fianco." Nei vari punti si parlava
innanzitutto del modus procedendi che avrebbe previsto
efficaci operazioni navali delle flotte alleate in Adriatico per
mettere in essere l'interesse Adriatico dell'Italia; il testo
proseguiva prevedendo, tra le altre, clausole relative all'impegno di
non concludere pace separata, alla stipulazione di una convenzione
militare e navale e alla conclusione di un prestito. Il telegramma
continuava poi con la richiesta di garanzie per la conservazione
delle colonie e possibili vantaggi - con rettifiche di confine - nel
caso che le potenze dell'Intesa ottengano colonie tedesche. Per
l'Albania Di San Giuliano si manteneva fedele all'idea della
spartizione fra gli Stati balcanici, ma chiedeva Valona "in
piena sovranità all'Italia".5
Interessante notare come al primo punto si fosse contemplata
l'ipotesi che il modus procedendi, il motivo dell'intervento,
fosse costituito da operazioni navali dell'Intesa nell'Adriatico che
ponessero in causa interessi italiani ed obbligassero l'Italia ad
entrare in guerra. Carlotti rispose il 28, esprimendo marginali
riserve su qualche punto, ma ribadendo la necessità di una rapida
decisione per rendere efficace l'intervento italiano.6
La
situazione alla fine di settembre era di stallo: sul fronte i
francesi non riuscivano a far arretrare i tedeschi dall'Aisne e le
vittorie russe contro l'Austria stavano per essere paralizzate dalla
controffensiva austro-tedesca; Di San Giuliano sospendeva le
conversazioni con l'Intesa e Sonnino rifletteva sull'opportunità di
restare neutrali ancora per alcuni mesi, mentre Bollati comunicava a
Di San Giuliano come per la Germania fosse sufficiente che l'Italia
mantenesse una benevola neutralità7
Questo lo stato delle cose quando prese l'avvio il nuovo campionato
di calcio, destinato a non vedere mai la propria fine.
1
DDI, serie V, vol.I, n°588
2
DDI, serie V, vol.I, nn°670,703,726
3
ANTONIO, SALANDRA, Op. cit., pagg.173-174
4
LUIGI, ALBERTINI, Op. cit., pagg.352-358
5
DDI Serie V vol I n°803
6
DDI, serie V, vol.I, n°827
7
DDI, Serie V, vol.I, n°931
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