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martedì 30 aprile 2024

IL PRIMO INCONTRO INTERNAZIONALE DI FOOTBALL GIOCATO IN ITALIA

 

Sin dalle sue origini più remote il football italiano ha sentito il bisogno di rappresentare il proprio movimento con una squadra che potesse in modo tangibile certificare la propria esistenza misurandosi con esperienze analoghe d'oltre confine. Come tutti sappiamo la Federazione del calcio italiana nasce nel 1898 e in quell'anno organizza il suo primo campionato di calcio: le squadre affiliate sono poche, quasi tutte di stanza a Torino e Genova e quasi tutte composte in larga parte da giocatori stranieri, svizzeri e inglesi in particolare a seconda di dove i rapporti commerciali fossero più stretti. Le élites di quelle città danno sponda a commercianti e marinai stranieri creando così quel primo nucleo di interesse verso il gioco del football che si estrinseca con la creazione della prime squadre italiane di football. A Torino il commerciante Bosio nel 1887 crea il Football and Cricket Club, nel 1889 i giovani rampolli di casa Savoia e Ferrero di Ventimiglia creano la squadra dei Nobili e due anni più tardi questi stessi protagonisti decidono di fondersi insieme in un'unica squadra, l'Internazionale di Torino, mentre a Genova aristocratici, commercianti e professionisti si riuniscono attorno al consolato inglese per dar vita ad un club cittadino che offra loro gli stessi svaghi presenti già da diversi anni in madrepatria: il Genoa Cricket and Athletic Club.


Bisogna tenere quindi a mente questa cornice nella quale si muovono i primi pionieri, un ambiente fortemente influenzato da voglia di novità, di futuro e di scambi culturali con il resto d'Europa, per capire su quali basi nel 1899 venne organizzato il primo incontro internazionale di calcio di una rappresentativa italiana, incontro che si svolse al Velodromo Umberto I di Torino e per il quale il Municipio di Torino mise in palio una coppa d'argento, come nella migliore delle tradizioni pionieristiche. Ciò che quella squadra rappresentava – o voleva rappresentare - era il meglio del movimento calcistico italiano dell'epoca, senza distinzioni di nazionalità. Il criterio di selezione adottato era “residenziale”, cioè facevano parte di quella selezione i migliori calciatori che giocavano al momento in Italia. I giornali dell'epoca ne danno ampia notizia, specialmente La Stampa e La Gazzetta dello Sport che con dovizia di particolari, tenuto naturalmente conto della portata dell'evento, pubblicano vari articoli già a partire dalla prima metà del mese1.


Ier l'altro, al Velodromo Umberto I, davanti ad un pubblico discretamente numeroso, venne disputato il Gran Match fra una squadra di svizzeri e una di italiani composta dei migliori giucatori di Torino, Genova e Milano. (…) Verso le 20, vincitori e vinti,si riunivano a banchetto, gentilmente invitati dall'infaticabile signor A. Jourdan, nelle eleganti sale del Circolo Svizzero.2.

Il trafiletto riportato è ciò che si legge sfogliando La Stampa del 2 maggio 1899. L'incontro è disputato a Torino il 30 aprile 1899 tra una rappresentativa italiana ed una svizzera, con la vittoria di quest'ultima per 2-0. La squadra italiana era composta da: Beaton (Torino), De Galleani (Genova), Dobbie (Torino, capitano), Bosio (Torino), Spensley (Genova), Pasteur (Genova), Leaver (Genova), Weber (Torino), Kilpin (Milano), Savage (Torino), Agar (Genova). A parte le due reti, vi furono anche due incidenti durante il match, incidenti che il corrispondente per La Gazzetta dello Sport, evidentemente assente all'incontro o distratto, riportò in maniera errata nel resoconto pubblicato il 5 maggio:“(...) Mentre gli svizzeri cercavano di spingere il ball nel goal del campo italiano, avvennero due disgrazie: uno svizzero cadde a terra con una distorsione ad un piede e poco dopo un altro svizzero per aver ricevuto un pallone nel ventre cadde a terra svenuto, e dové essere trasportato via a braccia, in mezzo ai commenti del pubblico impressionato e commosso (…)”3. In realtà le cose non andarono proprio così, i due calciatori non ebbero conseguenze serie né tanto meno il pubblico ebbe particolari reazioni, come peraltro sempre La Gazzetta dello Sport puntualizzerà nel numero del 12 maggio, ritornando sulla partita: “A proposito di questo match, ci scrivono che i due svizzeri colpiti durante il giuoco non lo furono che assai leggermente, tanto è vero che continuarono a giocare dopo quattro o cinque minuti di riposo. Il pubblico no se ne commosse affatto e la gara finì nel tempo prefisso”4. Insomma, errori che potevano capitare tenuto conto del fatto, come abbiamo tante volte spiegato, che sul finire del XIX secolo in Italia si giocava certo al football già dagli anni'80, ma non con una frequenza tale da far sì che tutti avessero assimilato al meglio le regole e i concetti del gioco.

L'episodio dato da questo incontro, tuttavia, è importante perché bene illustra quale passione muovesse il movimento pionieristico e quale cifra di cosmopolitismo li innervasse.

Per arrivare al concetto di Nazionale quale rappresentativa del meglio del movimento italiano formata pertanto dai migliori giocatori italiani occorrerà attendere una decina di anni, quando il 15 maggio del 1910 esordirà la Nazionale italiana.


1 Cfr. a mero titolo esemplificativo La Gazzetta dello Sport del 11 aprile 1899, La Stampa-Gazzetta Piemontese del 26 aprile 1899

2  Cfr. La Stampa-Gazzetta Piemontese del 2 maggio 1899

3 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 5 maggio 1899

4 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 12 maggio 1899

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