Con
tutta probabilità a pochi il nome di Guido Ara oggi dirà qualcosa,
però fu senz'altro tra i migliori giocatori di football del periodo
pionieristico italiano e anche uno dei più vincenti. Nato a
Vercelli, indossò sempre la bianca casacca della squadra cittadina
tranne una breve parentesi al Modena durante la prima guerra
mondiale. Come detto fu uno dei mediani più forti del suo tempo,
fisico prestante, Emilio Colombo lo dipinge portato per qualsiasi
tipo di sport, ed infatti i suoi primi passi sportivi li aveva mossi
nella sezione ginnastica della Pro Vercelli. Veloce, agile, dotato di
tempismo perfetto, ottimo nel gioco di testa, buon palleggiatore e
con un discreto dribbling, Ara “gioca di posizione:
spostato verso il centro sostegno, approfittando dell'alta statura e
del largo compasso delle gambe, mira a tagliar fuori, come si suol
dire, l'ala avversaria.”
Mondi
lontanissimi, canterebbe Battiato, quelli che appartengono a quel
calcio là, a quel tempo là e quindi anche a Guido Ara. In un
servizio apparso sulle colonne de La Stampa
del 1970 l'allora ottantaduenne Ara ricordò i suoi personali metodi
di allenamento: “(...) sceglieva di proposito
appartamenti al sesto e al settimo piano, perchè in tal modo aveva
la possibilità di fare un ottimo “footing” lungo le scale, a
intervalli regolari. Ogni tanto poi concedeva un certo vantaggio ad
una vettura tranviaria e la inseguiva con scatti ripetuti.”
Vinse
sette volte il titolo di campione d'Italia, sei da giocatore e uno da
allenatore/giocatore, sempre con le Bianche Casacche, disputando in
tutto più di 150 partite.
Scoppiata
la Grande guerra e con l'intervento italiano Ara fu arruolato come
tenente di fanteria in servizio a Modena e proprio con la squadra
gialloblu disputò nel 1916 la Coppa Federale, la manifestazione che
la Federazione aveva creato in sostituzione del campionato. Fu, in
quel periodo, una delle colonne della squadra del XX Autoparco, che
raggruppava i migliori giocatori italiani del tempo sotto le armi.
La Stampa 08 gennaio 1970 |
In
Nazionale Ara giocò 13 partite dal 1911 al 1920 e sicuramente
avrebbe disputato anche la prima, storica, partita dell'Italia del 15
maggio 1910 se non fosse stato squalificato – lui e tutta la Pro
Vercelli – per le note vicende legate alla finale/spareggio del
campionato 1909-10. Fu invece in campo nella famosa partita
Italia-Belgio del 1°maggio 1913, quella passata alla storia per la
presenza in maglia azzurra di ben 9 giocatori della Pro, segnando per
giunta il goal della vittoria, su punizione, rete quella che rimase
l'unica di Ara in Nazionale. Terminata la guerra e ripresa l'attività
internazionale, Ara fu presente in altre tre partite dell'Italia,
partecipando anche alle Olimpiadi del 1920, senza peraltro giocare.
Terminato
con il calcio giocato, iniziò la sua attività di allenatore nella
stessa Pro Vercelli come allenatore/giocatore, vincendo subito il
titolo di campione d'Italia nel 1921-22. Poi nella sua carriere le
panchine di Parma, Fiorentina, Roma (finalista di Coppa Italia nel
1936-37), Milan e Genova, oltre che istruttore federale.
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