15. Girone
finale: quinta giornata, la grande sorpresa nella burrasca torinese
“(...)
La gara di oggi assume pertanto tutti i caratteri dei grandi
sensazionali incontri che comportano conseguenze decisive nelle
manifestazioni calcistiche e che ritraggono sommo interesse
dall'equilibrio delle squadre in campo, dall'abilità singola dei
giuocatori e molto ancora da quella vivacità costante di guoco
sempre contenuta in cavalleresche azioni. (...)”1
Sotto
il diluvio, sul campo di Barriera Orbassano a Torino, un folto
pubblico partecipò sin troppo alla partita tra Juventus e Milan. I
rossoneri si presentarono in formazione largamente rimaneggiata e con
soli dieci giocatori per le assenze di Ferrario e di Cevenini,
quest'ultimo fermato all'ultimo minuto per il riacutizzarsi del
problema all'occhio che lo aveva colpito in settimana. Soltanto a
partita iniziata, e con il risultato già saldamente in mano agli
avversari, il Milan trovò l'undicesimo uomo da mandare in campo, il
giovanissimo Peretti, allievo dell'Accademia Militare di Torino. La
partita fu una battaglia, più un incontro di pugilato che di calcio,
con il pubblico del settore “popolari” sin troppo focoso e pronto
a scaldare gli animi già troppo caldi di loro. Partì subito molto
forte la Juventus che già dopo cinque minuti segnò la prima rete
con Bergante, il quale convergendo verso il centro scartò Pizzi e
lasciò partite un tiro che si andò ad insaccare all'angolo sinistro
in alto della porta difesa da Gambuti. Al 25° i bianconeri
chiudevano il match segnando la seconda rete su rigore con Pirovano a
seguito di un fallo di mani. A quel punto la partita di calcio finiva
ed iniziava l'incontro di pugilato che l'arbitro non fu in grado di
punire come invece avrebbe dovuto. Molti i falli, anche gravi, che i
giocatori si scambiarono per tutto il resto della partita sino
all'episodio più eclatante, accaduto quando il portiere rossonero
Gambuti, bloccato a terra il pallone, subì una carica da parte di
Bergante che nel tentativo di togliergli la sfera gli diede un calcio
alla mano. Si accese un parapiglia tra i giocatori con Monti, Pizzi e
Soldera che vennero alle mani. A quel punto il pubblico entrò sul
terreno di gioco e i dirigenti bianconeri impiegarono più di cinque
minuti per sgomberare il campo e permettere così all'arbitro di
riprendere il gioco, dopo aver espulso i tre giocatori protagonisti
della scazzottata. Renato Casalbore, dalle colonne de La
Gazzetta dello Sport non le
mandò certo a dire all'arbitro, individuando proprio nel sig. Massa
uno dei responsabili – se non proprio il maggiore – delle
violenze che caratterizzarono l'incontro: “(...) Oggi
infatti un arbitro di pugilato, più che uno di football, avrebbe
dovuto reggere le sorti di questo match. E lo avrebbe certo fatto con
maggior discernimento del signor Massa, che la Federazione non ha
ancora messo a riposo. La debolezza dell'arbitro ha incoraggiato i
guocatori e li ha spinti ad osare sempre di più, a fare sempre
peggio, ed ha nello stesso tempo esasperato il pubblico che non ha
più tenuto un contegno gentile, né con gli ospiti né con i
torinesi.”2
Non
si giocò, invece, a Genova a causa delle torrenziali piogge che da
giorni affliggevano la città: quella fu la seconda partita
consecutiva che il Genoa si vide rinviare a causa della pioggia,
oltre alla gara contro il Casale non disputata per il ritiro dei
nerostellati. La situazione dei genoani era piuttosto particolare,
avendo questi giocato soltanto una volta – peraltro perdendo a
Modena – nel girone finale del torneo. La Gazzetta dello
Sport mise giustamente in
risalto questa situazione, spiegando come per il Genoa fosse
veramente difficile allenarsi, giocare e, in definitiva, prendere il
“ritmo” del torneo: “La squadra del Genoa è forse la
meno allenata tra quelle che si battono per la Coppa Federale. Il
team genovese ha
iniziato i suoi incontri, in questa stagione sportiva, privo di un
portiere di classe e priva di De Vecchi e Boglietti. Quando ha potuto
riavere ed acquistare il figlio di Dio e l'errante Boglietti e
contare infine su un guardiano d'ottima scuola, qual'è il Molinari,
s'è trovato nella quasi impossibilità di allenarsi. Quello
dell'allenamento è un po' l'handicap
di tutte le squadre che si completano, anzi si rafforzano, con
elementi racimolati. De Vecchi, Boglietti, Molinari, Berardo, non
abitano a Genova. Sono chiamati alla Superba
in occasione dei matches che il Genoa disputa. Da un po' di tempo in
qua il Genoa vede sospesi – con ordini che giungono all'ultima ora,
e che partono dalla Segreteria Federale o da messer Pluvio – i suoi
matches domenicali. (…)”3
Pur
sconfitto il Milan manteneva la testa della classifica, anche se si
trattava comunque di una classifica molto fluida, dove ancora tutte
le squadre potevano legittimamente ambire alla vittoria finale.
JUVENTUS-MILAN 2-0
GENOA-MODENA RINVIATA
CLASSIFICA:
MILAN 9
MODENA 8
JUVENTUS 7
GENOA 4
1Cfr
La Stampa del 12 marzo 1916
Nessun commento:
Posta un commento