1. Calcio in guerra, campionato “in
ghiaccio”
Il calcio italiano
nell'autunno del 1915 era ancora fermo a domenica 23 maggio, quando
il campionato venne sospeso a seguito della mobilitazione generale e
alla successiva dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria.
Per tutta estate la
guerra aveva provocato morte e distruzione e con l'approssimarsi
dell'autunno del '15 era diventato chiaro ai più che sarebbe stata
una guerra lunga, logorante e tragica; però
il conflitto bellico nella società civile nell'autunno del 1915 non
era ancora sentito come una tragedia incombente, piuttosto come un
affare dei militari e, comunque, molto distante – ad eccezione
delle terre martoriate del Nord-Est. Vero che tutti i quotidiani
nazionali ogni giorno pubblicavano fotografie di soldati e notizie
provenienti dal fronte e che anche i giornali sportivi dedicavano
ampio spazio alla guerra, ma ancora il conflitto era lontano dai
grandi centri italiani. Pertanto non pare particolarmente strano che
la richiesta di attività sportiva fosse viva nella cittadinanza e
che, nello specifico, la Federazione cercasse di dare una risposta a
questa esigenza organizzando partite di calcio. Già con la metà di
settembre, infatti, in molte città del nord si riprese a giocare a
football, spesso organizzando amichevoli benefiche, ma rimaneva senza
risposta una domanda che aleggiava da mesi: cosa fare con il
campionato?
Interessante
la riunione di domenica 26 settembre quando la Commissione Tecnica
della F.I.G.C. a Torino, dopo aver reso omaggio ai “footballers
caduti per la Patria ed augurato pronta guarigione ai feriti”1,
deliberò che si sarebbero senz'altro dovuti disputare i campionati
di Terza categoria, i quali non vennero mai annullati: come bene
riportato in Storia sociale del calcio in Italia,
furono numerosissimi i piccoli club che dal nord al sud dell'Italia
mantennero vivo il gioco del calcio negli anni bui della guerra2.
Inoltre la Commissione proponeva alla Presidenza federale la disputa
di una speciale “Coppa del Re” alla quale avrebbero potuto
partecipare anche le squadre delle regioni più esposte alla guerra,
specificando, poi, che se per motivi di opportunità la stessa
Presidenza avesse ritenuto non possibile organizzare detta
manifestazione, allora si riteneva necessario procedere
all'organizzazione di una “Coppa Federale”: l'idea del torneo che
andremo a raccontare nei prossimi capitoli stava prendendo dunque
forma, anche se le polemiche erano dietro l'angolo.
1Cfr.
La Stampa del 27 settembre
1915
2ANTONIO,
PAPA – GUIDO, PANICO, "Storia sociale
del calcio in Italia", Pag.105 Ed. Il
Mulino, Bologna 2002
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