Chi con le regole di Cambridge, chi con quelle di
Sheffield, in Inghilterra un numero sempre maggiore di persone
giocava a quel nuovo sport che era stato battezzato “foot-ball”,
che altro non era se non un ibrido rudimentale di due sport, il
football e il rugby, detta alla buona. Abbiamo raccontato che a
questo nuovo sport si poteva giocare la palla sia con i piedi che con
le mani e che si realizzava con mischie furibonde e veloci rincorse
al portatore di palla che correva – cercando di evitare l'ostacolo
degli avversari verso una non meglio definita “meta”.
Con gli anni'50 del 1800 questo sport esce dai college e
incomincia il suo lungo cammino di divulgazione: nasce, infatti,
l'idea di creare delle squadre rappresentati circoli e club che si
scontrano tra loro in partite di foot-ball.
È il preludio alla nascita della prima associazione del
calcio al mondo.
Nel 1863, come ben saprete, a Londra i rappresentanti di
11 scuole e società calcistiche si riunirono nella ormai famosa
FreeMason's Tavern e formalizzarono la creazione di una struttura che
regolamentasse e disciplinasse il gioco: nasceva, quindi,
nell'autunno del 1863 la Football Association. Nelle riunioni
successive i rappresentanti si sforzarono di codificare le regole del
nuovo gioco, ma ben presto le opposte idee e istanze dei seguaci del
rugby da una parte e del football dall'altra si fecero
inconciliabili. In ballo, cari amici, c'era soprattutto l'uso delle
mani nel giocare la palla e la caratterizzazione di un gioco più o
meno violento. Il segretario dell'FA, Mr. Morley, voleva eliminare la
matrice rugbistica dalla regolamentazione del nuovo gioco, ma
all'interno della stessa Associazione vi erano molti che invece non
erano d'accordo con lui e i suoi seguaci. In una riunione del
novembre di quello stesso 1863 vennero messe ai voti le due tendenze
e a prevalere fu la mozione del presidente della Associazione e con
la nuova riunione del dicembre successivo venne sancito il divieto di
giocare la palla con le mani. Football e rugby separavano così i
loro destini per sempre.
Vi riporto alcune delle regole che vennero stilate
durante quelle riunioni, così come le tramanda Luciano Serra nella
sua “Storia del Calcio”: il terreno di gioco era delimitato alle
quattro estremità da altrettanti pali e misurava 127 metri di
lunghezza per circa 91 metri di larghezza; le porte erano costituite
da due lunghe pertiche verticali non unite e larghe appena quattro
metri e mezzo; il punto era considerato valido se la palla
attraversava la porta o l’altezza della porta oltre il
prolungamento ideale delle pertiche. All’inizio della partita –
la cui durata era decisa volta per volta dai capitani, così come
pure il numero dei componenti di ogni squadra – mediante sorteggio
venivano decisi il calcio d’inizio e la porta; ad ogni punto
segnato la palla veniva rimessa al centro del campo per la ripresa
del gioco. Si considerava in fuorigioco chiunque, stando vicino alla
linea di porta avversaria, fosse compagno di quello che avesse
colpito la palla; la rimessa laterale era effettuata con lancio
diritto dal punto in cui veniva recuperato il pallone, mentre se un
pallone usciva sul fondo avversario, chi riusciva a recuperarlo a
terra con le mani aveva diritto ad un calcio libero dalla distanza
segnata delle 15 yards, con un tiro in linea retta verso la porta.
Ovviamente era punito l'uso delle mani e solo ad un giocatore per
ogni squadra veniva concesso di giocare il pallone con le mani e
soltanto nella propria area di competenza.
Adesso sì che c'è del bello a correre dietro ad una
palla!