Il libro racconta due storie, entrambe
vissute sotto i cieli plumbei e minacciosi di cento anni fa, durante
i mesi di neutralità italiana, quelli che corrono tra lo scoppio
della prima guerra mondiale nel giugno del 1914 sino all’intervento
italiano nel maggio del 1915.
Una di queste storie vuole raccontare, attraverso l’analisi dei documenti diplomatici italiani dell’epoca e la riproposizione di ampi stralci di materiale memorialistico di alcuni dei protagonisti delle vicende di quel periodo, quello che accadde nelle stanze segrete delle ambasciate e dei Ministeri, mentre nelle vie, nelle piazze e nei caffè di tutti i paesi e di tutte le città d’Europa si vivevano gli ultimi attimi di un mondo e di un’epoca che non sarebbero più tornati.
L’altra storia, invece, è quella che segue il racconto dell’unico campionato di calcio italiano che non vide mai la fine, raccontato con le parole dei giornalisti e le fotografie dei giornali dell’epoca; un gioco, quello del calcio, che mano a mano che passavano i mesi si legava sempre più forte alle vicende belliche, tingendo – per dirla come Vittorio Pozzo ha raccontato – di grigio-verde le gradinate degli stadi. Un intreccio, quello tra calcio e guerra, evidenziato dalle sempre più numerose partite organizzate in Italia per raccogliere fondi a favore del Belgio occupato e delle "terre irredente"; dal crescente numero di calciatori richiamati alle armi e mandati al fronte, nonché dalle commoventi partite che durante la notte di Natale del 1914 vennero giocate in modo del tutto estemporaneo e spontaneo tra reggimenti nemici sul fronte.
Un modo diverso di raccontare un’Italia e un dramma europeo così lontano ma anche così tragicamente vicino e attuale.
Una di queste storie vuole raccontare, attraverso l’analisi dei documenti diplomatici italiani dell’epoca e la riproposizione di ampi stralci di materiale memorialistico di alcuni dei protagonisti delle vicende di quel periodo, quello che accadde nelle stanze segrete delle ambasciate e dei Ministeri, mentre nelle vie, nelle piazze e nei caffè di tutti i paesi e di tutte le città d’Europa si vivevano gli ultimi attimi di un mondo e di un’epoca che non sarebbero più tornati.
L’altra storia, invece, è quella che segue il racconto dell’unico campionato di calcio italiano che non vide mai la fine, raccontato con le parole dei giornalisti e le fotografie dei giornali dell’epoca; un gioco, quello del calcio, che mano a mano che passavano i mesi si legava sempre più forte alle vicende belliche, tingendo – per dirla come Vittorio Pozzo ha raccontato – di grigio-verde le gradinate degli stadi. Un intreccio, quello tra calcio e guerra, evidenziato dalle sempre più numerose partite organizzate in Italia per raccogliere fondi a favore del Belgio occupato e delle "terre irredente"; dal crescente numero di calciatori richiamati alle armi e mandati al fronte, nonché dalle commoventi partite che durante la notte di Natale del 1914 vennero giocate in modo del tutto estemporaneo e spontaneo tra reggimenti nemici sul fronte.
Un modo diverso di raccontare un’Italia e un dramma europeo così lontano ma anche così tragicamente vicino e attuale.
Nessun commento:
Posta un commento