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venerdì 15 dicembre 2023

Quando Genoa-Juve valeva lo scudetto in un'Italia devastata dalla guerra

 

L'anticipo della sedicesima giornata di andata del campionato di Serie A mette di fronte Genoa e Juventus. Molti anni fa questa sfida valeva il titolo di campione d'Italia, come nel travagliato torneo del 1919/20, quando la sfida tra le due compagini è stata accompagnata da gravi incidenti.

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venerdì 1 dicembre 2023

Cliff Bastin, il 'Bellingham' degli anni '30: stella dell'Arsenal, fermato dalla Seconda Guerra Mondiale

 

Giocatore dinamico, veloce e dal carattere glaciale, grazie a Chapman ha potuto godere di una carriera davvero invidiabile: Clifford “Cliff” Bastin è stato questo e altro, cardine dell'Arsenal degli anni'30 del XX secolo.

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martedì 7 novembre 2023

Biblioteca di football perduto

 

Storia di amicizia e crescita, una narrazione struggente che cattura l’effimero scorrere del tempo ed il suo incessante fluire. L’amicizia bene incommensurabile si tinge in questo romanzo dei tenui ed insieme tenaci colori della gioventù quando tutto sembra possibile e l’animo si nutre di slanci e speranze. La fantasia ricopre poi tutto con il riverbero delle tessere di un mosaico che a poco a poco delineano quel miracolo che è la vita.

Un libro che vi farà sorridere, riflettere e, soprattutto vi ricorderà l’importanza dei sogni e delle promesse fatte nell’adolescenza. Perché provare emozioni è bellissimo, è il vero gusto della vita. I sogni raramente si avverano nei loro termini precisi. Ma perché accadano i grandi cambiamenti, i sogni sono importanti, anzi sono indispensabili, come è indispensabile il coraggio di dichiararli, di inseguirli. Anche se sembrano irrealizzabili. Soprattutto se sembrano irrealizzabili…

TITOLO : IL CAMPO INDIANO

AUTORE: Cesidio Colantonio

EDITORE: Independently published

ANNO PUBBLICAZIONE: 2023

PREZZO : 13 euro

PAGINE : 117

sabato 28 ottobre 2023

Garrincha, 90 anni fa: è grazie al re del dribbling che amiamo il calcio


Se si ritiene che giocare a calcio, e anche solo guardare giocare a calcio, sia divertente, c'è stato un calciatore che forse più di tutti gli altri si è divertito e ha fatto divertire chi lo ha visto giocare: quel giocatore è stato Garrincha, funambolo del pallone suo malgrado, un personaggio da romanzo, figuriamoci un calciatore.

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giovedì 26 ottobre 2023

26 ottobre 1863: nasce la Football Association

 


Con la rivoluzione industriale e il progresso scientifico e tecnologico il XIX° secolo porta con sé dalle isole britanniche anche lo sport, in particolare il gioco del football, sdoganato dalla profonda tradizione popolare ed edulcorato dai tratti più brutali e violenti di quello che – in tono spregiativo – era denominato mob football.

Le classi dominanti, oltre a vedere nello sport un sano e cavalleresco modo di sfidarsi, nella compassata cornice del college, considerano l'attività sportiva anche come uno degli strumenti di disciplina per gli studenti: controllare, delimitare la violenza dello sport popolare all'interno del college può servire a dare uno sfogo disciplinato all'irruenza dei giovani1. Così public school e college favoriscono l'attività sportiva, compreso il football che proprio da quei luoghi parte alla conquista del mondo. 

Prima, però, ci sarebbe da decidere con quali regole giocare, uniformare perlomeno quelle esistenti, perché quasi ogni college ha norme, usi e costumi propri nel giocare a football. E se – tra mito e realtà – giusto due secoli fa – era il 1823 – lo studente William Webb Ellis ignorando le regole percorse palla in mano tutto il campo del college di Rugby facendo così nascere il rugby game (il primo a dotarsi di un regolamento organico, negli anni '40 del XIX secolo), in altri college non c'era uniformità né sul sistema dei punteggi, né sul numero dei giocatori2.

A Cambridge e a Eton vennero redatti regolamenti del gioco del football, frutto di compromessi, discussioni e accordi tra vari college, con lo scopo di poter giocare tra college diversi senza problemi. Non solo. Verso la metà del secolo il gioco del football esce dagli atenei, tanto che a Sheffield, nel 1857, non solo viene redatto un altro regolamento – le famose Sheffiled Rules – ma anche creato quello che possiamo senz'altro definire il primo club calcistico della storia, lo Sheffield Football Club3.

L'anno davvero di svolta è il 1863.

Agli inizi di ottobre un nuovo regolamento di Cambridge viene redatto da un comitato composto da ex studenti di Eton, Harrow, Rugby, Shrewsbury, Marlborugh e Westminster. A quel punto entra in scena un avvocato di Hull che propone di creare un organismo che controlli e regolamenti il gioco del football: l'avvocato in questione è Ebenezer Cobb Morley che organizza così la riunione che il 26 ottobre del 1863 mette attorno ad un tavolo alla Freemansons'Tavern di Long Acre a Covent Garden a Londra i rappresentanti di undici club calcistici londinesi.

Quelle undici società erano: No Names di Kilburn, Barnes Club, War Office Football Club, Crusaders, Forest Club di Leytonstone, Percival House of Blackheath, Crystal Palace Club, Blackheath Club, Kensington School, Surbiton Club e Blackheath Preparatory School4.

Come riporta Alcock nel suo Football – The Association Game del 1906: i rappresentanti di queste società si uniscono formalmente in un'associazione “to be called the Football Association”5.

È il primo atto ufficiale della Football Association, seguito da numerose altre riunioni che si tengono sino a dicembre 1863. 

Il nodo più ingarbugliato da sciogliere riguarda il gioco maschio: da una parte c'è chi vuole continuare a permettere l'uso delle mani e dell'hacking, cioè permettere cariche anche violente sul portatore di palla, dall'altra chi lo vuole vietare. La votazione finale su questo tema vede il prevalere dei secondi sui primi per 13 voti a 46, anche grazie all'attività di Morley che caldeggia l'adozione della filosofia delle regole di Cambridge. Così, dopo l'ultima riunione dell'8 dicembre 1863 viene pubblicato il primo regolamento del gioco del football7.

Il primo match giocato con questo regolamento è del 19 dicembre 1863, quando a Mortlake il Barnes (la squadra di Morley) e il Richmond pareggiano 0 a 0.

 

 

1Antonio, Papa – Guido, Panico, "Storia sociale del calcio in Italia", Il Mulino, Bologna 2002

2https://www.treccani.it/enciclopedia/calcio-la-storia-del-calcio_%28Enciclopedia-dello-Sport%29/

3Manu, Gabriele, Scialanga, Marco, Football tra storia e leggenda – Dalle origini al calcio moderno, Bradipolibri Editore, Ivrea, 2012

4Bassi, Alessandro, Il football dei pionieri – Storia del campionato di calcio in Italia dalle origini alla I guerra mondiale, Bradipolibri Editore, Ivrea, 2012

5Alcock, charles William, Football – The Association Game, George Bell & sons., London, 1906

6Hill, Tim, A photographic history of english football, Parragon Books, Bath, 2004

7Manu, Gabriele, Scialanga, Marco, Op. cit.

lunedì 15 maggio 2023

15 maggio 1910: la prima partita della Nazionale non è contro chi doveva essere

 

15 maggio 1910. La storica data dell'esordio della Nazionale italiana di calcio contro la Francia. Eppure i primi avversari non sarebbero dovuti essere i francesi, ma un segretario poco...zelante cambiò la storia e di conseguenza il nostro primo avversario.

Il football nel nostro Paese da circa una quindicina di anni muove i suoi sempre meno stentati passi e la Federazione finalmente riesce a concretizzare un'idea che nasce da lontano. Infatti già sul calare del XIX°secolo l'idea di “rappresentativa” cerca realizzazione, e nell'aprile del 1899 viene disputato a Torino un incontro tra una rappresentativa italiana e una svizzera. Ciò che quella squadra rappresentava – o voleva rappresentare - era il meglio del movimento calcistico italiano dell'epoca, senza distinzioni di nazionalità. Il criterio di selezione adottato era “residenziale”, cioè facevano parte di quella selezione i migliori calciatori che giocavano al momento in Italia: “Ier l'altro, al Velodromo Umberto I, davanti ad un pubblico discretamente numeroso, venne disputato il Gran Match fra una squadra di svizzeri e una di italiani composta dei migliori giucatori di Torino, Genova e Milano1.

Ciò non deve stupire più di tanto, in verità. Infatti al football dei pionieri era piuttosto sconosciuto il concetto di nazionale – tenuto conto del fatto che le squadre erano formate in larga parte da stranieri -, concetto invece ben radicato nel mondo ginnastico, ed è proprio da quest'ultimo che si andò diffondendo ed irrobustendo la pratica di confronti internazionali tra squadre assemblate attorno al sentimento di appartenenza nazionale, anche grazie a Luigi Bosisio, da un anno presidente della F.I.G.C., più incline di altri a dare un'impronta più nazionalistica al movimento calcistico.

Sulle pagine del settimanale Foot-Ball l'organo ufficiale della Federazione già dal gennaio del 1910 si inizia a parlare di questa nuova rappresentativa che – nelle originarie intenzioni – avrebbe dovuto sfidare nei giorni di Pasqua la nazionale ungherese2.

L'Austria-Ungheria – come sappiamo – è l'alleato, assieme alla Germania, dell'Italia nella Triplice Alleanza, normale quindi che anche il calcio cerchi sponda per un incontro internazionale nell'alleato politico. Vero è anche, d'altra parte, che i rapporti italo-austroungarici nel 1910 erano reduci da un periodo di forti turbolenze, dovute in special modo all'annessione austroungarica della Bosnia-Erzegovina. A fronte di quell'espansione dell'alleato, l'Italia, forte del dettato del trattato della Triplice, si era aspettata se non un riconoscimento territoriale, quantomeno la concessione dell'Università italiana a Trento. Al contrario era arrivata solo la rinuncia austroungarica al Sangiaccato di Novi Bazar, acuendo così ancor più le tensioni tra i due Paesi3. L'arrivo al Ministero degli Esteri italiano del marchese Di San Giuliano proprio nel 1910 contribuirà a rasserenare – almeno per poco – i rapporti tra Italia e Austria-Ungheria. Insomma, nel frammentato e turbolento scacchiere internazionale l'idea di una partita di calcio tra Italia e Ungheria non era affatto peregrina. Eppure sappiamo che la Nazionale italiana non farà il suo esordio giocando contro l'Ungheria: qui, infatti, si nasconde un primo”caso” diplomatico. Nelle intenzioni italiane vi era di giocare un primo incontro il giorno di Pasqua (27 marzo) a Budapest e un “retour-match” il giorno di Pentecoste (15 maggio) a Milano. La F.I.G.C. aveva inviato alla Federazione ungherese una lettera per avere i dettagli del match, ma non ricevendo risposta aveva poi inviato altri due telegrammi di sollecito prima di ricevere finalmente una risposta. Causa del ritardo nel riscontro il cambio di segretario nella Federazione ungherese: il predecessore – questa la scusa ufficiale dei magiari – avrebbe consegnato con colpevole ritardo la corrispondenza al nuovo segretario. A quel punto, però, era ormai troppo tardi per organizzare l'incontro di Pasqua e dunque gli ungheresi invitavano la nazionale italiana a giocare da loro per il 10 aprile, data, questa, che non andava bene agli italiani, i quali a loro volta, proponevano come data quella del 15 maggio, Pentecoste4. 15 maggio, dunque. E 15 maggio sarà, ma non con gli ungheresi, bensì con i francesi, come da deliberato della F.I.G.C. del 25 aprile, posticipando la gara con l'Ungheria al 29 maggio5.

Il 18 aprile del 1910 vengono rese note le convocazioni dei 28 giocatori tra i quali la Commissione dovrà selezionare quelli che andranno a comporre la squadra della selezione italiana6. Quando si parla di Commissione si intende un gruppo di cinque arbitri che vengono investiti dell'onore di selezionare l'undici destinato a passare alla storia. Sì: arbitri, che erano poi i dirigenti di cinque squadre milanesi: Umberto Meazza (U.S. Milanese), Gama (F.C. Internazionale), Recalcati (U.S. Milanese), Crivelli (F.C. Ausonia) e Campero (Milan Club). Per ciò che riguarda i metodi di selezione, poi, c'è da chiarire che la Commissione in una prima fase aveva selezionato 28 giocatori e poi da questo gruppo avrebbe scelto gli undici attraverso due partite di selezione. Niente allenamenti. Alla moda dell'epoca: si pensava, infatti, che i migliori giocatori non avessero bisogno di allenarsi per trovare affiatamento e coesione. Del gruppo inizialmente non facevano parte i giocatori del Torino poiché la stessa dirigenza granata aveva chiesto di non convocarli in quanto impegnati in una tournée in Svizzera. Sennonché, per le note vicende legate allo spareggio tra Pro Vercelli e Internazionale di alcuni giorni prima, squalificati i giocatori vercellesi la Commissione chiamò alcuni giocatori del Torino, ed ecco spiegato perchè nella prima Nazionale non trovò spazio nessun giocatore della Pro Vercelli7.


Così il 5 maggio le due selezioni si affrontano con queste formazioni:

Probabili: De Simoni; Varisco, Calì; Trerè, Fossati, Cappello; Bontadini, Rizzi, Cevenini, Boiocchi, Lana.

Possibili: Pennano; De Vecchi, Capra; Colombo, Goccione, Caimi; Borel, Zuffi, Fresia, Berardo, Debernardi.

Vince abbastanza nettamente la squadra dei Probabili per 4-1, mentre tre giorni più tardi, stando alle cronache dell’epoca, le due squadre si incontrano nuovamente, non più nelle stesse formazioni, ma con variazioni approntate dalla Commissione che, a detta dei cronisti, avrebbero provocato uno scadimento generale nella qualità del gioco. A questo punto la Commissione doveva scegliere. Da ciò che trapela e viene riportato dalla stampa dell'epoca, in particolare dal Corriere della Sera nessun dubbio attorno alla scelta di De Simoni, Varisco, Fossati, Cappello, Debernardi, Trerè e Lana. Discussioni accese invece per quel che riguarda la linea dei forwards, in particolare sulla scelta tra Boiocchi e Marassi, ma la vera battaglia pare si sia accesa sui nomi dei backs di sinistra: De Vecchi e Calì. Visto che non si riusciva a trovare un accordo, si decide di procedere con una votazione, dalla quale “prevale” Calì con 3 voti contro 28.

La Francia. Il primo avversario della Nazionale italiana, quindi, non è l'Ungheria bensì la Francia, nazionale che in marzo e aprile aveva giocato due incontri con i “maestri” inglesi e ne era uscita con le ossa piuttosto rotte, come peraltro sempre accaduto dal 1906, anno della prima sfida anglo-francese. Il 12 marzo a Ipswich aveva perso ben 20 a 0 con il capitano degli inglesi, Day, mattatore con la bellezza di 11 reti personali9! Il 16 marzo, nella – diciamo così – rivincita, la Francia aveva perso ancora, questa volta con “solo” 10 reti al passivo10.

Così il 15 maggio 1910, davanti ai quattromila spettatori dell'Arena Civica a Milano, l'Italia, in completo bianco, affronta la Francia con questa, storica, formazione:

De Simoni (U.S. Milanese); Varisco (U.S. Milanese), Calì (Andrea Doria - Capitano); Trerè (Ausonia), Fossati (F.C. Internazionale), Capello D. (F.C. Torino); Debernardi (F.C: Torino), Rizzi (Ausonia), Cevenini I (Milan Club), Lana (Milan Club), Boiocchi (U.S. Milanese)

L'Italia, come si vede e come si è detto, manca dei giocatori della Pro Vercelli, la Francia, che si presenta con la maglia a strisce bianco-azzurre e i paramani rossi, non ha nessun giocatore delle squadre più forti quali il Racing, lo Stade, l'A.S.F. E il Club Fraçais, in quanto dette società erano in netta contrapposizione con la Federazione francese. Da rilevare, peraltro, come ancora il concetto di “nazionale” fosse piuttosto relativo: vero che erano scomparsi gli stranieri, ma la selezione aveva riguardato soltanto poche squadre e comunque soltanto del nord: ancora ignorato del tutto era il calcio giocato non solo nel centro-sud ma anche nel nord-est della penisola. Il fatto è che le scelte furono il frutto di pesi e contrappesi dovuti alle pressioni delle società più influenti, ma nonostante ciò il debutto fu alquanto positivo – complice anche la scelta dell'avversario, come evidenziato non certamente invincibile11.

 

 

1Cfr. La Stampa del 2 maggio 1899. Incontro disputato a Torino il 30 aprile 1899 tra una rappresentativa italiana ed una svizzera, con la vittoria di quest'ultima per 2-0. La squadra italiana era composta da: Beaton (Torino), De Galleani (Genova), Dobbie (Torino, capitano), Bosio (Torino), Spensley (Genova), Pasteur (Genova), Leaver (Genova), Weber (Torino), Kilpin (Milano), Savage (Torino), Agar (Genova)

2Cfr. Foot-Ball del 13 gennaio 1910

3DUCE, ALESSANDRO, La crisi bosniaca del 1908, Ed. Giuffrè, Milano, 1977

4Cfr. Foot-Ball del 17 marzo 1910

5Cfr. Foot-Ball del 28 aprile 1910; Cfr. La Gazzetta dello Sport del 22 aprile 1910. In realtà la partita Ungheria-Italia verrà giocata il 26 maggio.

6Cfr. La Gazzetta dello Sport del 18 aprile 1910

7Cfr. La Gazzetta dello Sport del 2 maggio 1910

8ALESSANDRO, BASSI, Il football del pionieri, Bradipolibri Editore, 2012

9Cfr. Foot-Ball del 17 marzo 1910

10Cfr. La Gazzetta dello Sport del 22 aprile 1910

11http://storiedifootballperduto.blogspot.com/2018/07/il-calcio-tra-identita-nazionale-e.html

domenica 14 maggio 2023

Album di football perduto

 

Per la settima giornata del girone di andata del campionato di serie A 1930/31, domenica 9 novembre al Littoriale di Bologna si gioca la gara tra i padroni di casa e la Roma. Ne esce un pirotecnico pareggio per 3 a 3: il Bologna chiude il primo tempo in vantaggio 3 a 1, nella ripresa la Roma riesce a raggiungere il pareggio nei minuti finali con Volk.


(Fotografia tratta da Il Littoriale)

giovedì 11 maggio 2023

IL SECOLO GRANATA. IL TORNEO EMILIANO DI FOOTBALL DI REGGIO EMILIA (1913)

Se è vero che il football a Reggio Emilia arriva verso la fine del primo decennio del '900, con gli inizi degli anni'10 si fa sempre più largo tra gli interessi della popolazione, tanto che nascono molte società calcistiche1.

È comunque il 1913 l'anno di svolta, l'anno da segnare con la matita rossa negli annali calcistici cittadini.

A maggio il Reggio F.C. organizza il torneo calcistico più importante mai disputato sino ad allora in città e per l'occasione viene concesso l'uso del Mirabello. Il Torneo Emiliano di football vede la partecipazione – al fianco del Reggio F.C. - del Bologna, la squadra emiliana più importante, dell'Internazionale di Milano, già campione d'Italia nel 1910 e vera attrazione del torneo e dei carpigiani della Jucunditas. I giornali reggiani danno ampio risalto all'evento, enfatizzando la portata del torneo. Qua ci pare preliminarmente interessante sottolineare quanto La Provincia di Reggio scrive in data 5 maggio nell'articolo di presentazione, là dove pone l'accento su come “l'educazione fisica della nostra gioventù sia tenuta in grande considerazione”2. Senza voler entrare approfonditamente in argomento, con la Guerra di Libia del 1911 e con le spinte futuriste di quegli stessi anni l'attività fisica viene sempre più caldeggiata e intesa come strumento di addestramento alla fatica e allenamento anche militare, concetto questo che troverà una sua compiutezza l'indomani della disfatta di Caportetto3. Tornando al torneo, per l'occasione il campo del Mirabello viene fatto oggetto di importanti opere di miglioramento, tanto che lo stesso giornale il 9 maggio così dipinge la scena alla quale assiste un qualsiasi passante dalle parti del Mirabello in quei giorni di vigilia:

Fervet opus; questa è la frase che corre spontanea alla mente di chi fa una capatina al campo del Mirabello. Mentre una schiera di giocatori dà gli ultimi calci d'allenamento, alcuni operai lavorano assiduamente a cintare il campo di gioco che vedrà domenica e lunedì quattro forti squadre contendersi la vittoria e i ricchi premi.”4

Eh sì, ricchi premi. Perché il Reggio F.C. organizza le cose per bene e con il patrocinio del Ministero dell'Istruzione e del Ministero della Guerra vengono messe in palio medaglie e targhe, come era uso fare in quegli anni. C'è un passaggio nello stesso articolo che pare importante sottolineare poiché si va a riallacciare a quanto scritto in precedenza circa il poco interesse che il football all'inizio aveva suscitato tra le classi dirigenziali cittadine e la sua poca diffusione in città rispetto ad altre realtà del periodo:

(...) La notizia del torneo di foot-ball, che per la poco diffusione che questo gioco ha nella nostra città, parve un iniziativa audace e fors'anche arrischiata, è ormai sulla bocca di tutti”

E ancora:

(...) E benché pochi siano nella nostra città che s'interessano delle vicende di questo gioco, pure la fama di Campelli, di De Vecchi [sic!], di Fossati e di tutti gli altri campioni che compongono l'équipe che avremo occasione di applaudire, ha sollevato grande aspettativa tra il nostro pubblico.”5

Tralasciando l'errore dell'articolista là dove indica la presenza di De Vecchi nelle fila dei nerazzurri, quando sappiamo che il figlio di Dio era un calciatore del Milan, è certo che questo torneo pare abbia fatto da volano per il definitivo decollo del football nella nostra città. E non potrebbe essere altrimenti se si considera che proprio in quello stesso anno, in autunno, come vedremo a breve viene inaugurato anche un campo sportivo dedicato appositamente al gioco del football. Che ci fosse l'idea di creare un nuovo campo da football lo si intuisce anche nell'articolo apparso sempre su La Provincia di Reggio il 12 maggio a commento della prima giornata del torneo, articolo che inoltre mette in risalto l'imponente affluenza di pubblico:

Un pubblico numerosissimo è accorso ad assistere alla prima giornata del grande Torneo di foot-ball indetto dal Reggio F.C. Non è esagerato dire che più di duemila e cinquecento persone, tra cui molte signore e signorine affollavano le tribune e i posti popolari del...provvisorio campo del Mirabello. E certamente l'affluenza sarebbe stata ancora maggiore, se il tempo, dopo la fitta pioggia della mattinata, non si fosse mantenuto incerto.”6

Come bene si legge viene posta in rilievo la buona presenza di pubblico femminile, un elemento che accomuna tutta l'esperienza del football nei suoi anni pionieristici in Italia. Il football in Italia nei suoi primi anni infatti è uno sport d'élite, un divertimento della nobiltà e dei ceti più abbienti e sin tanto che rimase tale la presenza femminile ai bordi del campo fu una costante, una peculiarità propria del gioco del football nostrano7, poi tutto ciò muterà rapidamente negli anni a cavaliere dei primi due decenni del Novecento8. Tornando al torneo, alle 14 vengono sorteggiati gli accoppiamenti e quindi vengono disputate le due partite così sorteggiate:

REGGIO – JUCUNDITAS = 0-0 (per sorteggio vince la Jucunditas)

INTERNAZIONALE – BOLOGNA = 2-1

Lunedì 12 maggio era in programma la seconda giornata con le finali, ma il Bologna si ritirava e lasciava Reggio Emilia così perdendo ogni premio. A quel punto l'Internazionale acconsentiva a giocare – dopo aver disputato la finale con la Jucunditas – a giocare un'altra partita con il Reggio. Quindi davanti ad un pubblico forse ancor più numeroso del giorno prima, l'Internazionale si esibisce in due partite, entrambe della durata di un'ora ed entrambe terminate con il punteggio di 10 a 0 a suo favore. Una volta terminate le gare e le premiazioni la giornata viene conclusa all'Albergo della Stazione dove il Reggio F.C. “offerse una bicchierata agli ospiti milanesi”9. Reggio e Jucunditas si sarebbero incontrate la domenica successiva in conclusione del torneo.

Il 1913 calcistico reggiano non è importante soltanto per la disputa di questo prestigioso torneo che ha segnato comunque un momento decisivo per la penetrazione di questo sport nella società reggiana, è degno di nota anche perché in autunno viene inaugurato il primo campo nato proprio per giocarci le partite di calcio.

L'inaugurazione del campo in località Badia tra le odierne viale Risorgimento e via Terrachini avviene il 5 ottobre 1913, con tanto di madrina, la signora Elide Benelli, e musica offerta dalle Officine meccaniche. Non manca, ovviamente, il calcio con due partite: il Reggio Football Club batte il Parma 6-1 e il Como batte il Verona Football Club per 2-110. La Badia si presenta come un campo dalle dimensioni regolamentari per lo svolgimento delle partite di football delimitato lungo tutto il perimetro da una palizzata in legno. A tal proposito il quotidiano La Giustizia riporta anche un elenco provvisorio dei sottoscrittori delle quote per la costruzione del “campo chiuso”, peculiarità propria della Badia poiché il Mirabello all'epoca non era ancora recintato.

 

 

2Cfr. La Provincia di Reggio del 5 maggio 1913

3BASSI, ALESSANDRO, Il football italiano alla Grande guerra 1915-1918, Photocity Edizioni, Napoli, 2018

4Cfr. La Provincia di Reggio del 9 maggio 1913

5Ibidem

6Cfr. La Provincia di Reggio del 12 maggio 1913

7Antonio, Papa, Guido Panico, Storia sociale del calcio in Italia, Il Mulino, Bologna, 2002

8Cfr. per approfondimenti, tra gli altri, http://storiedifootballperduto.blogspot.com/2018/07/il-calcio-tra-identita-nazionale-e.html

9Cfr. La Provincia di Reggio del 13 maggio 1913

10Cfr. La Giustizia del 4 ottobre 1913 e La Gazzetta dello Sport del 6 ottobre 1913

domenica 30 aprile 2023

IL PRIMO INCONTRO INTERNAZIONALE DI FOOTBALL GIOCATO IN ITALIA

 

Sin dalle sue origini più remote il football italiano ha sentito il bisogno di rappresentare il proprio movimento con una squadra che potesse in modo tangibile certificare la propria esistenza misurandosi con esperienze analoghe d'oltre confine. Come tutti sappiamo la Federazione del calcio italiana nasce nel 1898 e in quell'anno organizza il suo primo campionato di calcio: le squadre affiliate sono poche, quasi tutte di stanza a Torino e Genova e quasi tutte composte in larga parte da giocatori stranieri, svizzeri e inglesi in particolare a seconda di dove i rapporti commerciali fossero più stretti. Le élites di quelle città danno sponda a commercianti e marinai stranieri creando così quel primo nucleo di interesse verso il gioco del football che si estrinseca con la creazione della prime squadre italiane di football. A Torino il commerciante Bosio nel 1887 crea il Football and Cricket Club, nel 1889 i giovani rampolli di casa Savoia e Ferrero di Ventimiglia creano la squadra dei Nobili e due anni più tardi questi stessi protagonisti decidono di fondersi insieme in un'unica squadra, l'Internazionale di Torino, mentre a Genova aristocratici, commercianti e professionisti si riuniscono attorno al consolato inglese per dar vita ad un club cittadino che offra loro gli stessi svaghi presenti già da diversi anni in madrepatria: il Genoa Cricket and Athletic Club.


Bisogna tenere quindi a mente questa cornice nella quale si muovono i primi pionieri, un ambiente fortemente influenzato da voglia di novità, di futuro e di scambi culturali con il resto d'Europa, per capire su quali basi nel 1899 venne organizzato il primo incontro internazionale di calcio di una rappresentativa italiana, incontro che si svolse al Velodromo Umberto I di Torino e per il quale il Municipio di Torino mise in palio una coppa d'argento, come nella migliore delle tradizioni pionieristiche. Ciò che quella squadra rappresentava – o voleva rappresentare - era il meglio del movimento calcistico italiano dell'epoca, senza distinzioni di nazionalità. Il criterio di selezione adottato era “residenziale”, cioè facevano parte di quella selezione i migliori calciatori che giocavano al momento in Italia. I giornali dell'epoca ne danno ampia notizia, specialmente La Stampa e La Gazzetta dello Sport che con dovizia di particolari, tenuto naturalmente conto della portata dell'evento, pubblicano vari articoli già a partire dalla prima metà del mese1.


Ier l'altro, al Velodromo Umberto I, davanti ad un pubblico discretamente numeroso, venne disputato il Gran Match fra una squadra di svizzeri e una di italiani composta dei migliori giucatori di Torino, Genova e Milano. (…) Verso le 20, vincitori e vinti,si riunivano a banchetto, gentilmente invitati dall'infaticabile signor A. Jourdan, nelle eleganti sale del Circolo Svizzero.2.

Il trafiletto riportato è ciò che si legge sfogliando La Stampa del 2 maggio 1899. L'incontro è disputato a Torino il 30 aprile 1899 tra una rappresentativa italiana ed una svizzera, con la vittoria di quest'ultima per 2-0. La squadra italiana era composta da: Beaton (Torino), De Galleani (Genova), Dobbie (Torino, capitano), Bosio (Torino), Spensley (Genova), Pasteur (Genova), Leaver (Genova), Weber (Torino), Kilpin (Milano), Savage (Torino), Agar (Genova). A parte le due reti, vi furono anche due incidenti durante il match, incidenti che il corrispondente per La Gazzetta dello Sport, evidentemente assente all'incontro o distratto, riportò in maniera errata nel resoconto pubblicato il 5 maggio:“(...) Mentre gli svizzeri cercavano di spingere il ball nel goal del campo italiano, avvennero due disgrazie: uno svizzero cadde a terra con una distorsione ad un piede e poco dopo un altro svizzero per aver ricevuto un pallone nel ventre cadde a terra svenuto, e dové essere trasportato via a braccia, in mezzo ai commenti del pubblico impressionato e commosso (…)”3. In realtà le cose non andarono proprio così, i due calciatori non ebbero conseguenze serie né tanto meno il pubblico ebbe particolari reazioni, come peraltro sempre La Gazzetta dello Sport puntualizzerà nel numero del 12 maggio, ritornando sulla partita: “A proposito di questo match, ci scrivono che i due svizzeri colpiti durante il giuoco non lo furono che assai leggermente, tanto è vero che continuarono a giocare dopo quattro o cinque minuti di riposo. Il pubblico no se ne commosse affatto e la gara finì nel tempo prefisso”4. Insomma, errori che potevano capitare tenuto conto del fatto, come abbiamo tante volte spiegato, che sul finire del XIX secolo in Italia si giocava certo al football già dagli anni'80, ma non con una frequenza tale da far sì che tutti avessero assimilato al meglio le regole e i concetti del gioco.

L'episodio dato da questo incontro, tuttavia, è importante perché bene illustra quale passione muovesse il movimento pionieristico e quale cifra di cosmopolitismo li innervasse.

Per arrivare al concetto di Nazionale quale rappresentativa del meglio del movimento italiano formata pertanto dai migliori giocatori italiani occorrerà attendere una decina di anni, quando il 15 maggio del 1910 esordirà la Nazionale italiana.



1 Cfr. a mero titolo esemplificativo La Gazzetta dello Sport del 11 aprile 1899, La Stampa-Gazzetta Piemontese del 26 aprile 1899

2  Cfr. La Stampa-Gazzetta Piemontese del 2 maggio 1899

3 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 5 maggio 1899

4 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 12 maggio 1899

venerdì 7 aprile 2023

Gli incontri internazionali di Pasqua (Parte V)

5. La Pasqua calcistica durante la Grande guerra.

 

Domenica 23 aprile 1916 si festeggia la Santa Pasqua, la prima Pasqua di guerra per gli italiani. Il campionato di calcio, come ben sappiamo, è stato sospeso alla vigilia della dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria-Ungheria e non verrà mai più concluso1. Con l'autunno del 1915 e la ripresa – stentata – dell'attività calcistica, in sostituzione del massimo campionato vengono organizzati tornei regionali e una competizione alla quale partecipano le migliori formazioni del nord Italia: la Coppa Federale occupa le domenica degli sportivi italiani dalla metà del dicembre 1915 sino alla primavera inoltrata del 19162.

Anche in tempo di guerra, i pionieri del calcio italiano proseguono con l'abitudine di organizzare amichevoli nel fine settimana pasquale, tanto che anche la Coppa Federale viene sospesa quando al suo compimento manca una sola partita, quella decisiva tra Genoa e Milan, fissata per il 30 aprile.

Le condizioni, però, sono molto diverse rispetto ai tempi di pace. Seppur ancora l'umore del Paese e soprattutto dei tanti sportivi che con entusiasmo erano partiti per il fronte sia piuttosto sereno, le difficoltà sono all'ordine del giorno. A proposito dell'umore dei calciatori partiti a combattere, interessante riportare il biglietto che Virgilio Fossati, campione dell'Internazionale e capitano della Nazionale invia a La Gazzetta dello Sport: “Dalla trincea invio un caldo ringraziamento, anche a nome de' miei colleghi e soldati, per la vostra cortese premura nel procurarci la lettura tanto desiderata della «rosea». La salute è sempre ottima e nonostante le granate il buon umore non manca mai”3. Tanto sono diverse le condizioni logistiche e organizzative rispetto ai tempi di pace, che nella Pasqua di guerra del 1916 in Italia giunge una sola società internazionale: gli svizzeri dello Chaux-de-Fonds, giocano in quel fine settimana due incontri, a Pasqua contro la Juventus e a Pasquetta a Modena. A Torino la Juventus ospita gli svizzeri del Football Club Chaux-de-Fonds sul proprio campo e davanti ad un folto pubblico i bianconeri hanno la meglio sugli elvetici per 7 a 4 4.

Per la verità la Federazione aveva provato a mettere a segno un gran colpo, cercando di organizzare per la domenica di Pasqua all'Arena di Milano un incontro amichevole tra la Nazionale italiana e quella francese. Purtroppo, però, le difficoltà erano tante – erano i giorni della grande offensiva tedesca sul fronte di Verdun – e ben presto si rivelarono insormontabili, tanto che non se ne fece nulla: “(...) L'autorità militare francese non potrebbe accordare speciali licenze, anche brevissime ai foot ballers che si trovano sulla linea del fuoco”5.

L'anno seguente la situazione non migliora affatto. Le condizioni di vita sono difficili non solo per i soldati italiani, logorati dall'estenuante guerra di trincea sulle sponde dell'Isonzo, ma anche per i civili, stremati dalle difficili condizioni economiche in cui versava il Paese, sopraffatto dalle ingenti spese militari e belliche. Eppure anche in quei mesi il calcio in Italia non si ferma del tutto. A scartamento ridotto, comunque continua a rotolare nei campi di gioco, tra tornei regionali e amichevoli locali.

Resurrexit! Intonano le campane, più sonore e festanti dopo il breve e forzato silenzio. Resurrexit! Canta la natura svegliandosi al bacio caldo del sole primaverile. Resurrexit! Risponde il nostor sangue, accelerando la sua corsa affannosa nelle nostre vene. (…) Ecco allora sorgere nel mondo fisico la primavera sportiva, sorella e compagna alla primavera della natura, ecco allora spuntare anche il regno dei muscoli, la Pasqua di risurrezione, l'inno della forza e della vita”6.

Nei giorni in cui gli USA stavano per entrare nel conflitto bellico con la dichiarazione di guerra alla Germania, a Milano la domenica di Pasqua del 1917 la Rappresentativa Lombardia e quella Ligure-piemontese pareggiavano 4 a 47.

Durante la Pasqua del 1918 e per tutto l'anno assistiamo a numerosissime partite tra selezioni militari: il football – e più in generale lo sport – è diventato uno strumento che assolve una duplice funzione al fronte, da un lato serve per rinvigorire il fisico, dall'altro per addestrare i soldati. Soprattutto dopo la disfatta di Caporetto nell'autunno del 1917 lo sport e l'educazione fisica trovarono sempre maggiore spazio nei territori delle operazioni militari, così come vennero organizzate manifestazioni e incontri tra truppe alleate 8.

Sul campo del Genoa a Marassi la domenica di Pasqua, il 3 marzo, si disputarono gare militari, tra le quali tiro alla fune, corsa ad ostacoli, lancio di bombe e – per quel che ci interessa – una gara di football tra una selezione militare inglese e una squadra del Genoa “arricchita” da altri calciatori sotto le armi, incontro che vide la vittoria di questi ultimi per 2 a 0 con reti di De Vecchi su rigore e Gavoglio9.

A Milano viene organizzato un torneo pasquale benefico al quale partecipano le tre principali società milanesi – Milan, Internazionale e Unione Sportiva Milanese – e il Legnano, mentre a Cremona, sul terreno della Caserma Manfredini, la Cremonese incontra una rappresentativa inglese10.

La guerra, la terribile “Grande” guerra che aveva annichilito il mondo rivoltandolo e squassandolo nel profondo per oltre 4 anni stava volgendo al termine, ma in quell'anno un'altra insidia stava iniziando a minacciare l'umanità: la febbre “spagnola” proprio nella primavera del 1918 incominciava infatti a mietere le sue vittime.

Come sempre, al prossimo anno e buona Santa Pasqua a tutti!


Puntate precedenti:

1. Le origini;

2. I tornei pasquali organizzati dai giornali sportivi;

3. Pasqua 1912, dagli incassi con gli inglesi erranti al “bel suol d'amore”, le prime volte del football dei pionieri;

4. L'ultima Pasqua calcistica di pace

 


1ALESSANDRO, BASSI, 1915. Dal football alle trincee, Bradipolibri Editore, Ivrea, 2015

2ALESSANDRO, BASSI, Il football italiano alla Grande guerra 1915 – 1918 (I quaderni di Storie di football perduto n.1), Boopen, Napoli, 2018

3Cfr. La Gazzetta dello sport del 17 aprile 1916

4Cfr. La Stampa del 25 aprile 1916

5Cfr. La Gazzetta dello sport del 17 aprile 1916

6Cfr. L'Illustrazione della guerra e La Stampa Sportiva del 1° aprile 1917

7Cfr. La Stampa del 10 aprile 1917

8ALESSANDRO, BASSI, Il football italiano alla Grande guerra 1915 – 1918 (I quaderni di Storie di football perduto n.1), Boopen, Napoli, 2018

9Cfr. Il Lavoro del 2 aprile 1918

10Cfr. La Gazzetta dello sport del 29 marzo 1918

lunedì 3 aprile 2023

Herry Goodley: era un arbitro colui che regalò le prime maglie bianconere alla Juve

 


I giorni più belli di una vita racchiusi in un orologio, una storia di amicizia e rispetto che si perde nella notte dei tempi e che meglio di altro racconta chi sia stato Henry “Herry” Goodley, uno dei primi pionieri del football in Italia e, più in generale, quale fosse lo spirito di quegli anni molto lontani.

Il mio racconto per calciomercato.com prosegue QUI


domenica 26 marzo 2023

26 marzo 1898: nasce la Federazione Italiana del Football


Se il 6 gennaio 1898 è una data fondamentale per il gioco del football dalle nostre parti, non si deve credere che non siano state giocate partite negli anni precedenti. Per buona parte degli anni '90 del XIX secolo a Genova si gioca a Sampierdarena e a Ponte Carrega; a Torino al Parco del Valentino o in Piazza d'Armi o al Velodromo, e i giornali ne parlano e la gente inizia a fermarsi a guardare questi eccentrici giovanotti correre dietro ad una sfera. E nascono squadre e si gioca, dunque. E Torino è il palcoscenico con più rappresentazioni. Certo, è la città dove ci sono più squadre. E si provano soluzioni ardite. Verso la fine del 1897, mentre alcuni studenti decidono che è giunto il momento di fondare la Juventus, al Velodromo il marchese Ferrero di Ventimiglia, Bosio e il ginnasta Falcheri, con le loro rispettive squadre, si sfidano in un torneo. Rispettivamente il Football Club Torinese, l'Internazionale e la Reale Società Ginnastica – questa con anche la seconda squadra, in sostituzione last minute dell'Unione Pro sport di Alessandria1.

Se a Torino si giocava che era un piacere, a Genova non si era da meno. Non solo Genoa Cricket and Athletic Club: infatti si segnala l'organizzazione da parte della sezione football del Club Pedestre, durante le gare sociali, di alcune rappresentazioni dimostrative di incontri di football. Sempre a Genova, per i festeggiamenti del primo centenario del Tricolore, la Federazione Ginnastica Italiana organizzò il secondo campionato di giochi ginnastici, con inclusione del football. Lo citiamo solo perchè la prima edizione – quella del 1896 – venne vinta dall'Udinese ma fu bellamente ignorata dalla Federazione del football, che da subito volle smarcarsi dal football giocato dai ginnasti.

Questo per dire che se la data d'inizio del calcio italiano viene fatta coincidere con il 1898, non bisogna credere che non si giocasse – e anche tanto – al football negli anni precedenti. A Torino, a Genova. Ma anche a Milano, a Udine, a Palermo e a Villa Borghese, a Roma.

Però il 1898 è davvero un anno decisivo.

Nascono la Federazione e il campionato, anche se di documenti ufficiali non se ne è conservata traccia. Però sappiamo che si iniziò a pensare ad una federazione che avesse lo scopo di regolamentare l'attività delle prime società già durante la gara del 6 gennaio 18982. Si discusse, se ne parlò successivamente in occasione di altre partite e di altre riunioni tra febbraio e marzo, e ancor più durante i lavori di costituzione della Federazione, tra il 15 e il 26 marzo, riunioni alle quali parteciparono i rappresentanti di Reale Società Ginnastica di Torino, International Torino, Football Club Torinese, Genoa, Unione Pro Sport Alessandria, Società Ginnastica Mediolanum e Società Ginnastica Ligure Cristoforo Colombo, come ricorda un trafiletto apparso su La Stampa – Gazzetta Piemontese del 30 marzo 1898:

Presenti i membri del Comitato provvisorio ed iniziatore, i presidenti e rappresentanti di sette società del Football, il giorno 26 corrente venne definitivamente costituita la «Federazione Italiana del Football». (...)”3.

Si giunse così il 26 marzo 1898 alla definitiva costituzione della Federazione Italiana del Football, a Torino nel negozio di Piazza Castello del dirigente dell'Internazionale Torino Jourdan. Primo presidente durante le riunioni costituenti il conte D'Ovidio. Nella documentazione d'epoca egli non compare tra i fondatori della Federazione Italiana del Football e probabilmente ne ricoprì la carica solamente dal 15 al 26 marzo 1898, nel periodo cioè dei lavori di costituzione della Federazione; fu uno dei maggiori studiosi dei numeri binari e tenne la cattedra di geometria analitica dal 1872 al 1918 nell'ateneo piemontese, di cui fu rettore dal 1880 al 1885: fu un personaggio di primo piano nella Torino liberale di fine secolo e poi senatore del Regno dal 1905. Probabilmente a determinarlo ad accettare la carica di presidente della FIF fu un suo antico allievo, il Duca degli Abruzzi, che egli aveva a suo tempo preparato agli esami di matematica dell'Accademia navale. Fu Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi, tra i più autorevoli promotori del football in Italia, che sollecitò il suo maestro a tenere a battesimo il nuovo gioco. Successore di D'Ovidio fu Ezio Vicari, ingegnere non legato ai sodalizi calcistici, che rimase in carica fino al 1905 e che si può legittimamente considerare il primo presidente federale.4

 

La Gazzetta dello Sport ne parla soltanto nel numero del 1° aprile, dove riporta la notizia della “definitiva” costituzione della Federazione:

Il giorno 26 corrente venne definitivamente costituita la Federazione Italiana del «Foot-ball». Vennero eletti membri della Direzione i signori: ing. Vicari, presidente – avv. Ivaldi, vicepresidente – march. A. Ferrero, Ventimiglia, cav. Aymosino, Bertani, Bosio, consiglieri – Jourdan, segretario.

La prima Gara di Campionato nazionale italiano del Foot-ball avrà luogo in Torino il giorno 8 maggio p.v.

Oltre ai premi in medaglie oro e argento vi sarà una coppa d’onore (Challenge-Cup), offerta dai torinesi alla squadra vincitrice del campionato.”5




1ALESSANDRO, BASSI, “Il football dei pionieri. Storia del campionato di calcio in Italia dalle origini alla I Guerra Mondiale, Bradipolibri Editore, Ivrea, 2012, pagg. 18-19

2Cfr. La Gazzetta dello Sport del 10 gennaio 1898, n.3

3 Cfr. La Stampa del 30 marzo 1898

4 ANTONIO, PAPA, GUIDO, PANICO, "Storia sociale del calcio in Italia", Vol.I, Ed. Il Mulino, Bologna 1993, pagg.59-60

5 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 1 aprile 1898