15 maggio 1910. La
storica data dell'esordio della Nazionale italiana di calcio contro
la Francia. Eppure i primi avversari non sarebbero dovuti essere i
francesi, ma un segretario poco...zelante cambiò la storia e di
conseguenza il nostro primo avversario.
Il football nel nostro
Paese da circa una quindicina di anni muove i suoi sempre meno
stentati passi e la Federazione
finalmente riesce a concretizzare un'idea che nasce da lontano.
Infatti già sul calare del XIX°secolo l'idea di “rappresentativa”
cerca realizzazione, e nell'aprile del 1899 viene disputato a Torino
un incontro tra una rappresentativa italiana e una svizzera. Ciò
che quella squadra rappresentava – o voleva rappresentare - era il
meglio del movimento calcistico italiano dell'epoca, senza
distinzioni di nazionalità. Il criterio di selezione adottato era
“residenziale”, cioè facevano parte di quella selezione i
migliori calciatori che giocavano al momento in Italia: “Ier
l'altro, al Velodromo Umberto I, davanti ad un pubblico discretamente
numeroso, venne disputato il Gran Match fra una squadra di svizzeri e
una di italiani composta dei migliori giucatori di Torino, Genova e
Milano”.
Ciò non deve stupire più
di tanto, in verità. Infatti al football dei pionieri era piuttosto
sconosciuto il concetto di nazionale – tenuto conto del fatto che
le squadre erano formate in larga parte da stranieri -, concetto
invece ben radicato nel mondo ginnastico, ed è proprio da
quest'ultimo che si andò diffondendo ed irrobustendo la pratica di
confronti internazionali tra squadre assemblate attorno al sentimento
di appartenenza nazionale, anche grazie a Luigi Bosisio, da un anno
presidente della F.I.G.C., più incline di altri a dare un'impronta
più nazionalistica al movimento calcistico.
Sulle pagine del
settimanale Foot-Ball
l'organo ufficiale della Federazione già dal gennaio del 1910 si
inizia a parlare di questa nuova rappresentativa che – nelle
originarie intenzioni – avrebbe dovuto sfidare nei giorni di Pasqua
la nazionale ungherese.
L'Austria-Ungheria
– come sappiamo – è l'alleato, assieme alla Germania,
dell'Italia nella Triplice Alleanza, normale quindi che anche il
calcio cerchi sponda per un incontro internazionale nell'alleato
politico. Vero è anche, d'altra parte, che i rapporti
italo-austroungarici nel 1910 erano reduci da un periodo di forti
turbolenze, dovute in special modo all'annessione austroungarica
della Bosnia-Erzegovina. A fronte di quell'espansione dell'alleato,
l'Italia, forte del dettato del trattato della Triplice, si era
aspettata se non un riconoscimento territoriale, quantomeno la
concessione dell'Università italiana a Trento. Al contrario era
arrivata solo la rinuncia austroungarica al Sangiaccato di Novi
Bazar, acuendo così ancor più le tensioni tra i due Paesi.
L'arrivo al Ministero degli Esteri italiano del marchese Di San
Giuliano proprio nel 1910 contribuirà a rasserenare – almeno per
poco – i rapporti tra Italia e Austria-Ungheria. Insomma, nel
frammentato e turbolento scacchiere internazionale l'idea di una
partita di calcio tra Italia e Ungheria non era affatto peregrina.
Eppure sappiamo che la Nazionale italiana non farà il suo esordio
giocando contro l'Ungheria: qui, infatti, si nasconde un primo”caso”
diplomatico. Nelle intenzioni italiane vi era di giocare un primo
incontro il giorno di Pasqua (27 marzo) a Budapest e un
“retour-match” il giorno di Pentecoste (15 maggio) a Milano. La
F.I.G.C. aveva inviato alla Federazione ungherese una lettera per
avere i dettagli del match, ma non ricevendo risposta aveva poi
inviato altri due telegrammi di sollecito prima di ricevere
finalmente una risposta. Causa del ritardo nel riscontro il cambio di
segretario nella Federazione ungherese: il predecessore – questa la
scusa ufficiale dei magiari – avrebbe consegnato con colpevole
ritardo la corrispondenza al nuovo segretario. A quel punto, però,
era ormai troppo tardi per organizzare l'incontro di Pasqua e dunque
gli ungheresi invitavano la nazionale italiana a giocare da loro per
il 10 aprile, data, questa, che non andava bene agli italiani, i
quali a loro volta, proponevano come data quella del 15 maggio,
Pentecoste.
15 maggio, dunque. E 15 maggio sarà, ma non con gli ungheresi, bensì
con i francesi, come da deliberato della F.I.G.C. del 25 aprile,
posticipando la gara con l'Ungheria al 29 maggio.
Il 18 aprile
del 1910 vengono rese note le convocazioni dei 28 giocatori tra i
quali la Commissione dovrà selezionare quelli che andranno a
comporre la squadra della selezione italiana.
Quando si parla di Commissione si intende un gruppo di cinque arbitri
che vengono investiti dell'onore di selezionare l'undici destinato a
passare alla storia. Sì: arbitri, che erano poi i dirigenti di
cinque squadre milanesi: Umberto Meazza (U.S. Milanese), Gama (F.C.
Internazionale), Recalcati (U.S. Milanese), Crivelli (F.C. Ausonia) e
Campero (Milan Club). Per ciò che riguarda i metodi di selezione,
poi, c'è da chiarire che la Commissione in una prima fase aveva
selezionato 28 giocatori e poi da questo gruppo avrebbe scelto gli
undici attraverso due partite di selezione. Niente allenamenti. Alla
moda dell'epoca: si pensava, infatti, che i migliori giocatori non
avessero bisogno di allenarsi per trovare affiatamento e coesione.
Del gruppo inizialmente non facevano parte i giocatori del Torino
poiché la stessa dirigenza granata aveva chiesto di non convocarli
in quanto impegnati in una tournée in Svizzera. Sennonché, per le
note vicende legate allo spareggio tra Pro Vercelli e Internazionale
di alcuni giorni prima, squalificati i giocatori vercellesi la
Commissione chiamò alcuni giocatori del Torino, ed ecco spiegato
perchè nella prima Nazionale non trovò spazio nessun giocatore
della Pro Vercelli.
Così il 5
maggio le due selezioni si affrontano con queste formazioni:
Probabili: De Simoni; Varisco, Calì; Trerè,
Fossati, Cappello; Bontadini, Rizzi, Cevenini, Boiocchi, Lana.
Possibili: Pennano; De Vecchi, Capra; Colombo,
Goccione, Caimi; Borel, Zuffi, Fresia, Berardo, Debernardi.
Vince
abbastanza nettamente la squadra dei Probabili per 4-1, mentre tre
giorni più tardi, stando alle cronache dell’epoca, le due squadre
si incontrano nuovamente, non più nelle stesse formazioni, ma con
variazioni approntate dalla Commissione che, a detta dei cronisti,
avrebbero provocato uno scadimento generale nella qualità del gioco.
A questo punto la Commissione doveva scegliere. Da ciò che trapela e
viene riportato dalla stampa dell'epoca, in particolare dal Corriere
della Sera
nessun dubbio attorno alla scelta di De Simoni, Varisco, Fossati,
Cappello, Debernardi, Trerè e Lana. Discussioni accese invece per
quel che riguarda la linea dei forwards,
in particolare sulla scelta tra Boiocchi e Marassi, ma la vera
battaglia pare si sia accesa sui nomi dei backs
di sinistra:
De Vecchi e Calì. Visto che non si riusciva a trovare un accordo, si
decide di procedere con una votazione, dalla quale “prevale” Calì
con 3 voti contro 2.
La
Francia. Il primo avversario della Nazionale italiana, quindi, non è
l'Ungheria bensì la Francia, nazionale che in marzo e aprile aveva
giocato due incontri con i “maestri” inglesi e ne era uscita con
le ossa piuttosto rotte, come peraltro sempre accaduto dal 1906, anno
della prima sfida anglo-francese. Il 12 marzo a Ipswich aveva perso
ben 20 a 0 con il capitano degli inglesi, Day, mattatore con la
bellezza di 11 reti personali!
Il 16 marzo, nella – diciamo così – rivincita, la Francia aveva
perso ancora, questa volta con “solo” 10 reti al passivo.
Così
il 15 maggio 1910, davanti ai quattromila spettatori dell'Arena
Civica a Milano, l'Italia, in completo bianco, affronta la Francia
con
questa, storica, formazione:
De Simoni (U.S. Milanese); Varisco (U.S. Milanese),
Calì (Andrea Doria - Capitano);
Trerè (Ausonia), Fossati (F.C. Internazionale), Capello D. (F.C.
Torino); Debernardi (F.C: Torino), Rizzi (Ausonia), Cevenini I (Milan
Club), Lana (Milan Club), Boiocchi (U.S. Milanese)
L'Italia,
come si vede e come si è detto, manca dei giocatori della Pro
Vercelli, la Francia, che si presenta con la maglia a strisce
bianco-azzurre e i paramani rossi, non ha nessun giocatore delle
squadre più forti quali il Racing, lo
Stade, l'A.S.F. E il Club Fraçais, in quanto dette società erano in
netta contrapposizione con la Federazione francese. Da rilevare,
peraltro, come ancora il concetto di “nazionale” fosse piuttosto
relativo: vero che erano scomparsi gli stranieri, ma la selezione
aveva riguardato soltanto poche squadre e comunque soltanto del nord:
ancora ignorato del tutto era il calcio giocato non solo nel
centro-sud ma anche nel nord-est della penisola. Il fatto è che le
scelte furono il frutto di pesi e contrappesi dovuti alle pressioni
delle società più influenti, ma nonostante ciò il debutto fu
alquanto positivo – complice anche la scelta dell'avversario, come
evidenziato non certamente invincibile.