Il 1912 fu un anno davvero importante per la nostra nazionale. Fu infatti in quell'anno che il football italiano fece il suo esordio alle Olimpiadi di Stoccolma, con una rappresentativa assemblata e guidata da un giovane Vittorio Pozzo. Una parentesi, quella di Pozzo alla guida della nazionale: gli fu dato l'incarico alla vigilia del torneo e venne sollevato alla conclusione dello stesso, quando la guida tecnica tornò nelle mani di una commissione formata da ex capitani, da arbitri e da William Garbutt.
Lo stesso Vittorio Pozzo, durante la parentesi svedese, con l'austriaco Hugo Meisl organizzò un'amichevole molto prestigiosa tra le due nazionali da disputarsi in Italia. Infatti, come racconta Pozzo stesso, già la sera di Finlandia-Italia ai Giochi olimpici – partita diretta da Hugo Meisl – dopo aver fatto la conoscenza con Meisl assieme organizza la partita tra Italia e Austria da giocarsi a dicembre1. Ecco, il 1912 era un anno molto particolare e tutt'altro che facile per far giocare una squadra austriaca in Italia. In realtà a Torino già nei giorni “santi” di Pasqua si era disputato un torneo, organizzato dal Torino e dalla Juventus con il patrocinio del Guerin Sportivo, torneo che aveva segnato la prima volta in Italia di una squadra austriaca, il Wiener Amateur. In Italia in quei mesi pervasi dalla retorica della guerra libica si canta assieme a Gea della Garisenda l'inno patriottico A Tripoli, mentre è tutto un fiorire di società sportive che prendono nomi da quella vicenda bellica, guerra certo non ben vista dall'alleato austriaco. Insomma, portare una squadra austriaca in Italia non era certo impresa banale. E priva di possibili ripercussioni riguardo l'ordine pubblico interno.
Il Wiener Amateur, dicevamo, reduce dal pareggio (2-2) in campionato contro il Wiener Sport Club, era anche la detentrice della Coppa di Vienna, manifestazione alla quale partecipavano i migliori clubs viennesi2. Così La Stampa dipingeva la squadra austriaca:
“(...) un'accolita di giuocatori straordinariamente cortesi, fini come tecnica, ed educatissimi come condotta di giuoco, che ci hanno insegnato una cavalleria di giuoco che non tutte le squadre estere che son scese in Italia hanno mostrato di possedere nel grado di quella viennese3”
In occasione della prima partita di una squadra austriaca in Italia, la federazione di appartenenza inviò un telegramma:
“Ossterreichicher Fussballverband invia cordiali ed affettuosi saluti occasione primo incontro squadre italiane austriache, augura il più bel esito e felice prosperità dell'amicizia sportiva italo-austriaca4”
Ecco, se la partita tra il Wiener e la Juventus aveva un interesse dal punto di vista sportivo dato dal fatto che per la prima volta un club austriaco veniva a giocare in Italia, quella partita aveva risvolti anche politici. Come ben sappiamo Italia e Austria-Ungheria nel 1912 erano alleate nella Triplice5 ma i rapporti non erano certo idilliaci. L'Italia già da mesi era in guerra con la Turchia per il controllo della Tripolitania e della Cirenaica, conflitto che mal veniva tollerato dall'alleato austriaco, tanto che già nel settembre del 1911 il Capo di Stato Maggiore dell'esercito austroungarico Franz Conrad così si esprimeva con l'Imperatore: “ (…) La questione di Tripoli esigeva l'esame di provvedimenti militari necessari alla Monarchia danubiana”6, riaccendendo in Italia quel sentimento antiaustriaco mai in verità sopito. Tanto è vero che nei giorni immediatamente precedenti la partita, il questore di Torino aveva proibito l'utilizzo di una pubblicità che era stata affissa ai muri, pubblicità che presentava la partita con la dicitura “Austria contro Italia”, temendo che quell'espressione potesse accendere gli animi più incendiari e più marcatamente oppositori della Duplice monarchia. Così la Questura di Torino aveva proibito alle società organizzatrici l'incontro di utilizzare quella pubblicità, tollerando al più l'utilizzo dell'espressione “squadra viennese”7.
Piacevole il ricordo che Vittorio Pozzo fa di quell'occasione:
“Non fu facile ottenere dalle autorità il permesso per quegli incontri, ricordo. Il questore, un uomo che non aveva piacere di aver "grane", non voleva saperne. Temeva incidenti, violenze con ripercussioni politiche, e voleva sapere chi aveva avuto quella bella idea, per dargli il foglio di via per il manicomio. Quella bella idea, l'avevo avuta io, originariamente, ed avevo fatto la prima corrispondenza, che ancora conservo: e mi guardai bene dal farmi vivo. Il signor Questore (che mentre si giuocava aveva tenuto guardie e carabinieri in buon numero pronti e nascosti nei portoni delle case vicine al campo, come in attesa di comizi e cortei), non tornava in sè dalla sorpresa quando seppe, a sera, che italiani ed austriaci, assieme a banchetto, fraternizzavano in allegria ed euforia”8.
Passata l'estate, lo scenario politico muta velocemente. In ottobre veniva firmata la pace di Ouchy con la quale cessavano le ostilità tra Italia e Turchia e il 5 dicembre la Triplice Alleanza veniva rinnovata sino al luglio del 1920. Quale migliore occasione, dunque, per festeggiare giocando un'amichevole tra le due nazioni?
Quindi per la fine di dicembre del 1912 viene fissata la partita tra Italia e Austria, in un primo momento da disputarsi a Torino. Il metodo di selezione della Nazionale italiana era piuttosto bizzarro, se visto con gli occhi di oggi: non si facevano allenamenti (perchè – si sosteneva – i migliori giocatori non hanno bisogno di allenarsi insieme per imparare cosa fare in campo) ma soltanto partite di allenamento tra due squadre miste, Probabili contro Possibili.
Anche per preparare l'importante partita contro l'Austria si adottò questo sistema, con l'accorgimento – dettato dalla caratura internazionale dell'avversario – di far disputare ben tre incontri di allenamento in tre città diverse. Già il 27 novembre la Commissione prese atto delle dichiarazioni di malattia di Cevenini e Berardo, deliberando di sostituirli con Bontadini e Rizzi9.
Il primo match di allenamento si disputò a Vercelli il 1° dicembre tra la nazionale dei possibili e una mista composta da stranieri che giocavano in Italia e altri giocatori italiani, incontro che vide la netta affermazione dei primi per 3 – 0. Le pessime condizioni del campo non permisero di capire appieno le potenzialità della squadra nazionale: in generale le cronache dell'epoca riferirono una buona prestazione della prima linea italiana che in maniera pressoché costante impegnò la retroguardia avversaria10. Nelle due settimane successive, a Genova e a Milano, vengono giocati altri due incontri di preparazione, terminato così il periodo di allenamento della nazionale, pochi giorni prima della partita contro l'Austria il quotidiano di Torino La Stampa dedicò un articolo alla presentazione degli avversari:
“(...) Il gioco del calcio in Austria è molto sviluppato ed i giuocatori austriaci sono di uguale classe degli ungheresi. Le squadre austriache hanno potuto trionfare diverse volte su tutte le più rinomate squadre del continente ed anche su eccellenti squadre inglesi professioniste, come Sunderland (Lega Inglese), Oldham Athletic, e su squadre dilettanti inglesi quali Shepers Bush, Arrey Wanderers, Nott Magdala, inoltre i campioni d'Olanda dello Sparta di Rotterdam (…)
Ad accompagnare la squadra nazionale austriaca vi saranno il delegato internazionale della Federazione austriaca, signor Hugo Meisl, ed il vice-presidente della Federazione viennese, consigliere superiore signor Heinrich Reschauer. Entrambi sono ottimamente conosciuti nel continente e sono felicissimi di venire in Italia per iniziare le migliori relazioni sportive tra i due paesi.”11
Come accennato, la partita del 22 dicembre tra Italia e Austria avrebbe dovuto svolgersi in un primo momento a Torino, ma all'ultimo venne spostata a Genova. Motivo? Ufficialmente perchè si temeva che a Torino in quei giorni avrebbe nevicato, compromettendo così lo spettacolo. Alcuni organi di stampa – tra i quali La Stampa Sportiva – avanzavano il dubbio che la decisione, in realtà, fosse stata dettata più da ragioni politiche e da convenienze federali rispetto a quelle metereologiche sostenendo che a Torino lo stesso questore si sarebbe opposto a far giocare la partita, timoroso che la presenza austriaca in città “avrebbe potuto dar luogo a...malumori”12.
Peccato che anche a Genova il tempo fu davvero inclemente. Sotto un gelido diluvio, si disputò la prestigiosa amichevole. Dalle cronache dell'epoca si scopre che il pubblico fu scarso e che mancò del tutto “la nota femminile” e che “le ampie tribune erano popolate appena per metà”. Le condizioni del campo, al limite della praticabilità, resero poco appetibile lo spettacolo offerto dalle due squadre. Fu comunque possibile constatare ed affermare che il terreno pesante costituì un vantaggio per l'Italia, sicuramente inferiore sia a livello individuale che collettivo rispetto agli avversari13.
Alla sera all'Hotel Bavaria la FIGC aveva quindi offerto un banchetto in onore dei componenti le due squadre. Al banchetto avevano partecipato, oltre alla presidenza federale e ai rappresentanti cittadini, anche il Console d'Austria a Genova e il Consigliere di Stato austriaco Reschauer14.
Si chiudeva così un anno molto importante nei rapporti tra Italia e Austria. Se dal punto di vista calcistico questi erano caratterizzati da un ottimo spirito di fratellanza, dal punto di vista politico il rinnovo della Triplice non risolveva i parecchi nodi che si stavano andando a formare e che avrebbero al fine portato alla dichiarazione di guerra nelle radiose giornate del maggio del 1915.
1Pozzo, Vittorio, “I ricordi”, puntata n.8 da Il Calcio Illustrato
2Cfr. La Stampa del 7 aprile 1912
3Cfr. La Stampa del 9 aprile 1912
4Cfr. La Stampa del 9 aprile 1912
5ALESSANDRO, BASSI, 1915. Dal football alle trincee, Bradipolibri Editore, Ivrea, 2015
6LUIGI, ALBERTINI, Le origini della guerra del 1914, Vol.I, Milano, F.lli Bocca, 1942
7Cfr. La Gazzetta dello sport del 3 aprile 1912
8Pozzo, Vittorio, Op.cit.
9Cfr. La Stampa del 28 novembre 1912
10Cfr. La Stampa del 2 dicembre 1912
11Cfr. La Stampa del 19 dicembre 1912
12Cfr. La Stampa Sportiva del 29 dicembre 1912
13Cfr. Il Lavoro del 23 dicembre 1912
14Cfr. La Gazzetta del Popolo del 23 dicembre 1912
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