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mercoledì 27 gennaio 2021

Il secolo granata: GINO GIAROLI DAL LAGER ALLA SERIE A

 

Ancona-Reggiana, ottobre 1946: Giaroli è il secondo da dx. (arch. Camellini)

Ci sono storie che meritano di essere raccontate, su questo non c'è dubbio. Storie che stanno lì a ricordarci che anche dall'orrore, dal fondo buio della disperazione si può costruire un domani di successo e speranza. Questa storia, in particolare, ha come protagonista un reggiano con la passione per il calcio che si arruola in Marina, viene internato in un lager nazista, si salva e conquista la serie A facendosi ricordare per sempre nel Palermo di “Gipo” Viani.

(arch. Istoreco)

CATTURATO DAI TEDESCHI. Gino Giaroli nasce a Reggio Emilia nel 1924 e appena diciassettenne si arruola come volontario nella Marina e partecipa alla II Guerra mondiale. Un paio di anni più tardi, dopo la proclamazione dell'armistizio nel settembre 1943 e il conseguente sbandamento di tutto l'esercito italiano, Giaroli viene catturato dalla Wehrmacht a Tolone assieme ad altri soldati italiani mentre – si legge dagli archivi Istoreco di Reggio Emilia - “si trovava a bordo della corvetta FR-55 ancorata nel porto di Tolone” e deportato il 20 settembre del 1943 nel lager XII D di Trier, dove trascorre quasi tutto il suo periodo di prigionia1. Per raccontare questa storia abbiamo chiesto un contributo ad Andrea Russo, giornalista de Il Resto del Carlino e nipote di Giaroli che è stato così gentile e disponibile – assieme a tutta la sua famiglia – nel raccontarci alcuni aneddoti arrivati a lui oralmente dai racconti della madre. A Trier, come negli altri campi di concentramento tedeschi, la vita non è certo facile, viene fatto lavorare come facchino e viene concessa una sola razione di cibo al giorno consistente in una patata e tanto deve bastare per arrivare a domani. Un giorno dopo l'altro, un passo dopo l'altro, il domani finalmente arriva.

GLI ANNI ALLA REGGIANA. Terminata la guerra, Giaroli dopo 558 giorni di internamento viene liberato dall'esercito USA nel marzo del 19452 e finalmente fa ritorno a casa, a Reggio Emilia, dove riprende a giocare al pallone e approda alla Reggiana. Non del tutto chiaro come Giaroli sia arrivato a vestire il granata: per alcune fonti a portarlo in società era stato Arpád Hajós, per altri – come conferma anche Russo – era stato Giaroli stesso, che nel frattempo aveva ripreso a giocare nel Gardenia, a proporsi alla squadra principale della città. Comunque sia andata, il 9 dicembre 1945 Giaroli fa il suo esordio in prima squadra con la Reggiana al Mirabello battendo 2 a 0 il Panigale.

Gino Giaroli si afferma così come uno dei più noti ed apprezzati calciatori della Reggiana dei primi anni del dopoguerra. Il granata lo veste ben 115 volte, dal 1945 al 1949, prima di spiccare il volo verso la meritata serie A. Gipo Viani – proprio lui! - nella tarda primavera del 1949 è impegnato in un vero e proprio “tour” in giro per l'Italia a caccia di talenti per il suo Palermo e a Reggio Emilia si interessa a Giaroli:

(...) A Reggio Emilia pare sia stato pescato un certo terzino – Giaroli – di cui si dice un gran bene”3


Soprannominato “il terzino gladiatore” ma dotato anche di un ottimo possesso palla, Giaroli a Reggio mette in mostra tutte le sue qualità: “Se gli davi un uomo da marcare sapeva francobollarlo senza pietà”4.

ARRESTATO! Come ricorda Russo, i primi tempi a Palermo Giaroli vive in uno stabile sotto la tribuna del Barbera, lo stadio dei rosanero. Ai suoi anni palermitani è legato un episodio bizzarro e non certo piacevole che lo vede protagonista sul finire del 1950. Come detto, Giaroli si era arruolato nel 1941 ma un paio di anni più tardi, dopo l'Armistizio, era stato deportato e quindi non aveva per forza di cose completato il richiesto periodo di ferma di 5 anni. Una volta liberato si era dato alla carriera calcistica e al militare non ci aveva più pensato, anzi al padre era stato corrisposto anche il premio di smobilitazione. A metà dicembre del 1950 Giaroli viene però arrestato con l'accusa di diserzione in seguito a mandato di cattura spiccato dal Tribunale Militare di Trieste. In realtà si tratta di un enorme malinteso, frutto della lentezza burocratica delle indagini, però lo spavento è tanto. Uno dei primi tra i suoi compagni di squadra a venire a sapere dell'accaduto è il turco Sukru che raggiunge subito Giaroli in caserma per dargli tutto l'aiuto e il conforto possibile. Anche la società del Palermo si muove rapida: il presidente principe Lanza di Trabia, il barone La Motta e l'allenatore Viani si recano immediatamente a Roma per chiarire la posizione del giocatore direttamente al Ministero della Difesa.

La notizia fa il giro d'Italia e ovviamente ben presto arriva a Reggio Emilia. Si legge da La Gazzetta dello Sport del 14 dicembre 1950:

(...) Sull'argomento abbiamo interrogato i famigliari, ai quali la notizia è giunta del tutto sorprendente, destando stupore oltre che logica apprensione. (…) Al padre venne corrisposto il premio di smobilitazione, e questo sembra argomento sufficiente a pensare che il calciatore non possa essere minimamente sfiorato dalle grave accusa.”5

FINALMENTE LA SERIE A! Così sarà e una volta ricostruito correttamente il passato militare Giaroli viene completamente riabilitato e può continuare a pensare al calcio. A Palermo sono stagioni esaltanti, Giaroli diventa il perno difensivo della squadra siciliana che riesce sempre in quegli anni ad ottenere la salvezza nella massima serie. Il nome di Giaroli passa di bocca in bocca tra gli addetti ai lavori, tanto che anche il Milan si interessa al giocatore, ma è il conte Lanza di Trabia in persona a mettere il veto all'operazione. Con i siciliani Giaroli gioca ben 151 partite restando per mezzo secolo il primatista di presenze in serie A per i rosanero, giocando pure nella Nazionale italiana B. 

Da Palermo se ne va nel 1954 direzione Vicenza. Il calciomercato, lo sappiamo, è un circo imprevedibile e le voci si rincorrono spesso stordendo appassionati e protagonisti. Nei giorni del Mondiale in Svizzera molte squadre sono interessate a Giaroli che assieme ad altri giocatori è destinato a lasciare il Palermo per ragioni economiche. Come si legge da La Gazzetta dello Sport tra i giocatori più richiesti dei rosanero c'è Giaroli che “(...) richiestissimo dal Catania, è ora sollecitato anche dalla Juventus, che si è messa direttamente in contatto con il principe Lanza”6. Voci, per l'appunto. Alla fine Giaroli va a giocare a Vicenza.

Con il Lanerossi gioca 4 stagioni conquistando al primo anno la promozione in serie A e l'anno successivo venendo allenato dal famoso Béla Guttmann, prima di chiudere la carriera a Moglia come allenatore-giocatore.

Tornato a Reggio Emilia, allena le giovanili della Reggiana ed è il vice di Del Grosso. Allena anche, tra le altre, a Schio, Quartu Sant'Elena e a Como, poi, una volta terminata la carriera da allenatore, nella seconda metà degli anni '70 – è sempre Russo che lo ricorda – andrà a fare l'osservatore per l'amico Vasco Tagliavini, altro nome illustre del calcio reggiano, quando questi allena la Triestina. Chiuso con il calcio professionistico, Giaroli non abbandona certo la sua passione, tanto che immancabile è l'appuntamento della partitella del sabato al campo sportivo Artigianelli a Reggio con gli amici di una vita.





1 BELLELLI, MICHELE, La maglia granata fra camicia nera e bandiera rossa, sta in Dov'è la vittoria? Storie di calcio, Pollicino Gnus, Luglio-agosto 2018; Associazione ex Internati dalla Germania, Sezione Reggio Emilia, Scheda n. 1046

3 La Gazzetta dello Sport del 16 giugno 1949

4 DEL BUE, MAURO, Una storia Reggiana 1945-1696: le partite, i personaggi, le vicende negli anni del triumvirato, Montecchio, 2004, pag. 366, Aliberti Editore

5 La Gazzetta dello Sport del 14 dicembre 1950

6 La Gazzetta dello Sport del 3 luglio 1954

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