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mercoledì 20 maggio 2020

Milan, quando Rocco scelse Rivera al posto di Greaves, che aveva preso a calci un gatto...

Di Nereo Rocco il difensivista si sono versati i classici fiumi di inchiostro, attore di una delle diatribe calcistiche più accese del suo tempo. Spesso nel narrare Rocco, El Paròn, ci si è fermati a quell’etichetta, dimenticando i tanti giovani che ha fatto esordire e i numerosi trofei che ha portato a casa.
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venerdì 15 maggio 2020

15 maggio 1910: la prima partita della Nazionale non è contro chi doveva essere

15 maggio 1910. La storica data dell'esordio della Nazionale italiana di calcio contro la Francia. Eppure i primi avversari non sarebbero dovuti essere i francesi, ma un segretario poco...zelante cambiò la storia e di conseguenza il nostro primo avversario.
Il football nel nostro Paese da circa una quindicina di anni muove i suoi sempre meno stentati passi e la Federazione finalmente riesce a concretizzare un'idea che nasce da lontano. Infatti già sul calare del XIX°secolo l'idea di “rappresentativa” cerca realizzazione, e nell'aprile del 1899 viene disputato a Torino un incontro tra una rappresentativa italiana e una svizzera. Ciò che quella squadra rappresentava – o voleva rappresentare - era il meglio del movimento calcistico italiano dell'epoca, senza distinzioni di nazionalità. Il criterio di selezione adottato era “residenziale”, cioè facevano parte di quella selezione i migliori calciatori che giocavano al momento in Italia: “Ier l'altro, al Velodromo Umberto I, davanti ad un pubblico discretamente numeroso, venne disputato il Gran Match fra una squadra di svizzeri e una di italiani composta dei migliori giucatori di Torino, Genova e Milano1.
Ciò non deve stupire più di tanto, in verità. Infatti al football dei pionieri era piuttosto sconosciuto il concetto di nazionale – tenuto conto del fatto che le squadre erano formate in larga parte da stranieri -, concetto invece ben radicato nel mondo ginnastico, ed è proprio da quest'ultimo che si andò diffondendo ed irrobustendo la pratica di confronti internazionali tra squadre assemblate attorno al sentimento di appartenenza nazionale, anche grazie a Luigi Bosisio, da un anno presidente della F.I.G.C., più incline di altri a dare un'impronta più nazionalistica al movimento calcistico.

Sulle pagine del settimanale Foot-Ball l'organo ufficiale della Federazione già dal gennaio del 1910 si inizia a parlare di questa nuova rappresentativa che – nelle originarie intenzioni – avrebbe dovuto sfidare nei giorni di Pasqua la nazionale ungherese2.
L'Austria-Ungheria – come sappiamo – è l'alleato, assieme alla Germania, dell'Italia nella Triplice Alleanza, normale quindi che anche il calcio cerchi sponda per un incontro internazionale nell'alleato politico. Vero è anche, d'altra parte, che i rapporti italo-austroungarici nel 1910 erano reduci da un periodo di forti turbolenze, dovute in special modo all'annessione austroungarica della Bosnia-Erzegovina. A fronte di quell'espansione dell'alleato, l'Italia, forte del dettato della trattato della Triplice, si era aspettata se non un riconoscimento territoriale, quantomeno la concessione dell'Università italiana a Trento. Al contrario era arrivata solo la rinuncia austroungarica al Sangiaccato di Novi Bazar, acuendo così ancor più le tensioni tra i due Paesi3. L'arrivo al Ministero degli Esteri italiano del marchese Di San Giuliano proprio nel 1910 contribuirà a rasserenare – almeno per poco – i rapporti tra Italia e Austria-Ungheria. Insomma, nel frammentato e turbolento scacchiere internazionale l'idea di una partita di calcio tra Italia e Ungheria non era affatto peregrina. Eppure sappiamo che la Nazionale italiana non farà il suo esordio giocando contro l'Ungheria: qui, infatti, si nasconde un primo”caso” diplomatico. Nelle intenzioni italiane vi era di giocare un primo incontro il giorno di Pasqua (27 marzo) a Budapest e un “retour-match” il giorno di Pentecoste (15 maggio) a Milano. La F.I.G.C. aveva inviato alla Federazione ungherese una lettera per avere i dettagli del match, ma non ricevendo risposta aveva poi inviato altri due telegrammi di sollecito prima di ricevere finalmente una risposta. Causa del ritardo ungherese il cambio di segretario nella Federazione della Duplice Monarchia: il predecessore – questa la scusa ufficiale ungherese – avrebbe consegnato con colpevole ritardo la corrispondenza al nuovo segretario. A quel punto, però, era ormai troppo tardi per organizzare l'incontro di Pasqua e dunque gli ungheresi invitavano la nazionale italiana a giocare da loro per il 10 aprile, data, questa, che non andava bene agli italiani, i quali a loro volta, proponevano come data quella del 15 maggio, Pentecoste4. 15 maggio, dunque. E 15 maggio sarà, ma non con gli ungheresi, bensì con i francesi, come da deliberato della F.I.G.C. del 25 aprile, posticipando la gara con l'Ungheria al 29 maggio5.
Il 18 aprile del 1910 vengono rese note le convocazioni dei 28 giocatori tra i quali la Commissione dovrà selezionare quelli che andranno a comporre la squadra della selezione italiana6. Quando si parla di Commissione si intende un gruppo di cinque arbitri che vengono investiti dell'onore di selezionare l'undici destinato a passare alla storia. Sì: arbitri, che erano poi i dirigenti di cinque squadre milanesi: Umberto Meazza (U.S. Milanese), Gama (F.C. Internazionale), Recalcati (U.S. Milanese), Crivelli (F.C. Ausonia) e Campero (Milan Club). Per ciò che riguarda i metodi di selezione, poi, c'è da chiarire che la Commissione in una prima fase aveva selezionato 28 giocatori e poi da questo gruppo avrebbe scelto gli undici attraverso due partite di selezione. Niente allenamenti. Alla moda dell'epoca: si pensava, infatti, che i migliori giocatori non avessero bisogno di allenarsi per trovare affiatamento e coesione. Del gruppo inizialmente non facevano parte i giocatori del Torino poiché la stessa dirigenza granata aveva chiesto di non convocarli in quanto impegnati in una tournée in Svizzera. Sennonché, per le note vicende legate allo spareggio tra Pro Vercelli e Internazionale di alcuni giorni prima, squalificati i giocatori vercellesi la Commissione chiamò alcuni giocatori del Torino, ed ecco spiegato perchè nella prima Nazionale non trovò spazio nessun giocatore della Pro Vercelli7.

Così il 5 maggio le due selezioni si affrontano con queste formazioni:
Probabili: De Simoni; Varisco, Calì; Trerè, Fossati, Cappello; Bontadini, Rizzi, Cevenini, Boiocchi, Lana.
Possibili: Pennano; De Vecchi, Capra; Colombo, Goccione, Caimi; Borel, Zuffi, Fresia, Berardo, Debernardi.
Vince abbastanza nettamente la squadra dei Probabili per 4-1, mentre tre giorni più tardi, stando alle cronache dell’epoca, le due squadre si incontrano nuovamente, non più nelle stesse formazioni, ma con variazioni approntate dalla Commissione che, a detta dei cronisti, avrebbero provocato uno scadimento generale nella qualità del gioco. A questo punto la Commissione doveva scegliere. Da ciò che trapela e viene riportato dalla stampa dell'epoca, in particolare dal Corriere della Sera nessun dubbio attorno alla scelta di De Simoni, Varisco, Fossati, Cappello, Debernardi, Trerè e Lana. Discussioni accese invece per quel che riguarda la linea dei forwards, in particolare sulla scelta tra Boiocchi e Marassi, ma la vera battaglia pare si sia accesa sui nomi dei backs di sinistra: De Vecchi e Calì. Visto che non si riusciva a trovare un accordo, si decide di procedere con una votazione, dalla quale “prevale” Calì con 3 voti contro 28
La Gazzetta dello Sport

La Francia. Il primo avversario della Nazionale italiana, quindi, non è l'Ungheria bensì la Francia, nazionale che in marzo e aprile aveva giocato due incontri con i “maestri” inglesi e ne era uscita con le ossa piuttosto rotte, come peraltro gsempre accaduto dal 1906, anno della prima sfida anglo-francese. Il 12 marzo a Ipswich aveva perso ben 20 a 0 con il capitano degli inglesi, Day, mattatore con la bellezza di 11 reti personali9! Il 16 marzo, nella – diciamo così – rivincita, la Francia aveva perso ancora, questa volta con “solo” 10 reti al passivo10.
Così il 15 maggio 1910, davanti ai quattromila spettatori dell'Arena Civica a Milano, l'Italia, in completo bianco, affronta la Francia con questa, storica, formazione:
De Simoni (U.S. Milanese); Varisco (U.S. Milanese), Calì (Andrea Doria - Capitano); Trerè (Ausonia), Fossati (F.C. Internazionale), Capello D. (F.C. Torino); Debernardi (F.C: Torino), Rizzi (Ausonia), Cevenini I (Milan Club), Lana (Milan Club), Boiocchi (U.S. Milanese)
La Gazzetta dello Sport

L'Italia, come si vede e come si è detto, manca dei giocatori della Pro Vercelli, la Francia, che si presenta con la maglia a strisce bianco-azzurre e i paramani rossi, non ha nessun giocatore delle squadre più forti quali il Racing, lo Stade, l'A.S.F. E il Club Fraçais, in quanto dette società erano in netta contrapposizione con la Federazione francese. Da rilevare, peraltro, come ancora il concetto di “nazionale” fosse piuttosto relativo: vero che erano scomparsi gli stranieri, ma la selezione aveva riguardato soltanto poche squadre e comunque soltanto del nord: ancora ignorato del tutto era il calcio giocato non solo nel centro-sud ma anche nel nord-est della penisola. 
Il fatto è che le scelte furono il frutto di pesi e contrappesi dovuti alle pressioni delle società più influenti, ma nonostante ciò il debutto fu alquanto positivo – complice anche la scelta dell'avversario, come evidenziato non certamente invincibile11.
Oggi la F.I.G.C. celebra l'evento con questo nuovo manifesto:

 



1Cfr. La Stampa del 2 maggio 1899. Incontro disputato a Torino il 30 aprile 1899 tra una rappresentativa italiana ed una svizzera, con la vittoria di quest'ultima per 2-0. La squadra italiana era composta da: Beaton (Torino), De Galleani (Genova), Dobbie (Torino, capitano), Bosio (Torino), Spensley (Genova), Pasteur (Genova), Leaver (Genova), Weber (Torino), Kilpin (Milano), Savage (Torino), Agar (Genova)
2Cfr. Foot-Ball del 13 gennaio 1910
3 ALESSANDRO, DUCE,  La crisi bosniaca del 1908, Ed. Giuffrè, Milano, 1977
4Cfr. Foot-Ball del 17 marzo 1910
5Cfr. Foot-Ball del 28 aprile 1910; Cfr. La Gazzetta dello Sport del 22 aprile 1910. In realtà la partita Ungheria-Italia verrà giocata il 26 maggio.
6Cfr. La Gazzetta dello Sport del 18 aprile 1910
7Cfr. La Gazzetta dello Sport del 2 maggio 1910
8ALESSANDRO, BASSI, Il football del pionieri, Bradipolibri Editore, 2012
9Cfr. Foot-Ball del 17 marzo 1910
10Cfr. La Gazzetta dello Sport del 22 aprile 1910
11http://storiedifootballperduto.blogspot.com/2018/07/il-calcio-tra-identita-nazionale-e.html

venerdì 8 maggio 2020

8 maggio 1898: inizia il campionato di calcio in Italia

Quattro squadre partecipanti: Società Ginnastica Torino (maglia blu con striscia rossa orizzontale), Internazionale Torino (maglia a strisce verticali bianconere), Genoa Cricket and Athletic Club (maglia bianca) e Football Club Torinese (maglia a strisce verticali giallonere).
Sono le quattro squadre che in un'unica giornata l'8 maggio del 1898 si giocano la prima edizione del campionato di calcio italiano. In palio la Challenge Cup offerta dal Duca degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia, una magnifica “insalatiera” d'argento forgiata dall'orafo Domenico Cravero. Trofeo che ebbe una vita avventurosa, persa durante la guerra, ritrovata a Miami un paio di anni fa e riportata a Genova1.
Genoa 1898 - foto Il Secolo XIX
Ci volevano 25 centesimi quella mattina del 8 maggio per entrare al Velodromo Umberto I, a Torino, per assistere alle eliminatorie, che vedono il prevalere dell'Internazionale sul Football Club Torinese (2-1) e del Genoa sulla Ginnastica Torino (2-0)2.
È la prima finale del primo campionato di calcio italiano e se la giocano il Genoa e l'Internazionale di Torino. Sui giornali dell'epoca quell'8 maggio ha rilievo nazionale non tanto per quanto stava accadendo a Torino, bensì per le manifestazioni di protesta e gli scontri che paralizzano Milano e successivamente altre città, proteste nate contro l'aumento del prezzo del pane e di altri generi di prima necessità. Il 7 maggio con Regio Decreto era stato proclamato lo stato d'assedio in tutta la provincia di Milano ed era stato nominato commissario straordinario il generale Bava Beccaris, comandante del 3° Corpo d'Armata3.

Le cose in città ben presto precipitano tanto che Bava Beccaris non ci pensa due volte a dare l'ordine di sparare ai manifestanti ristabilendo alla fine ad un prezzo altissimo l'ordine4. Mentre a Milano quasi 130 persone che chiedevano lavoro ed un abbassamento del prezzo del pane muoiono sotto le cannonate dell'esercito, a Torino un centinaio di spettatori assiste al battesimo ufficiale del campionato italiano di football, potendo profeticamente dire: “io ci sono”. Con tutta probabilità, però, nessuno lo disse a nessuno, perchè quando è l'inizio di qualcosa non lo si sa mai. Lo si fa e basta. 
Porta Ticinese, Milano - Foto La Cultura Moderna
 
A vincere è il Genoa che batte in finale l'Internazionale per 2-1: nel primo tempo passa in vantaggio la squadra genovese, nel secondo tempo pareggia quella torinese. La partita prosegue tirata sino al fischio dell'arbitro. Una breve sosta e poi via, ancora in campo per decidere chi avrebbe vinto. Nel primo dei due tempi supplementari, Leaver segna la rete decisiva per i genovesi.
Così La Gazzetta dello Sport nell'edizione del 13 maggio racconta ai propri lettori quella giornata:
(...) Viva ed accanita fu la lotta da ambo le parti. Dopo due ore di giuoco le due Società si trovavano ad avere «un punto pari», così che si dovette prolungare la partita per altri venti minuti. I genovesi, quantunque si trovassero con un bravo giuocatore fuori combattimento in causa d'una caduta, riuscirono a vincere un altro punto conquistando la coppa di campionato italiano. L'onore dell'ultimo punto spetta al socio Leaver.”5
Leaver è l'unico marcatore del quale siamo certi, l'unico del quale si è tramandata memoria. La formazione della squadra campione è stata anch'essa oggetto di approfonditi studi da parte dei maggiori studiosi e ricercatori di storia del calcio: Baird; De Galleani, Spensley; Ghiglione, Pasteur I, Ghigliotti; Leaver, Bocciardo, Dapples, Bertollo, Le Pelley.


1 Cfr. Il Secolo XIX del 28 febbraio 2018
2 AA.VV. L'età dei pionieri, Fondazione Genoa 1893, Genova, 2008
3 DDI, Serie III, vol. II, n. 436
4 Cfr. La Stampa del 11 maggio 1898
5 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 13 maggio 1898

lunedì 4 maggio 2020

Valentino Mazzola: il salvataggio di Bonomi nell'Adda, il lavoro all'Alfa Romeo, la guerra con Novo per i soldi

Capitano del Grande Torino, uno dei più completi calciatori italiani di tutti i tempi, fuoriclasse indiscusso sul campo e persona per bene fuori o per meglio dire – come vedremo – gran bravo ragazzo. Valentino Mazzola ha segnato la sua epoca e il suo ricordo è giunto indelebile sino ai nostri giorni, complice la tragedia che lo ha strappato alla vita – assieme a quasi tutti i suoi compagni – nella nebbia di Superga.
Il ricordo, oggi nell'anniversario della tragedia, per calciomercato.com potete leggerlo QUI