Cinque lire. Con cinque lire un medico
inglese con la passione per il football si garantì – a sua
insaputa – un posto nell'eternità della storia del calcio
italiano. Quel medico era James Spensley che nel 1896, sbarcato da
alcuni mesi a Genova, decise di iscriversi in un club inglese di
questa città per poter giocare con i suoi connazionali al cricket.
Quel club era il Genoa e la data precisa del suo ingresso come socio
quella del 20 marzo 1896, come puntualmente riporta Gianni Brera.
Genoa e Spensley, dunque. Perchè fu
proprio Spensley che portò il gioco del football nel Genoa, nato nel
1893 come ritrovo di aristocratici e commercianti d'oltremanica di
stanza in Liguria per il gioco del cricket.
Passarono davvero pochi mesi, poi –
come spesso si suol dire – niente fu più come prima per il Genoa.
E per il nostro Paese. Nel club portò la sua passione per il
football, diventò capitano della squadra di calcio e promosse
l'ammissione dei soci italiani, mentre sul finire del 1897 il Genoa
entrava in possesso del suo primo campo da calcio, a Ponte Carrega.
Spensley fu un personaggio eclettico:
medico di bordo delle navi mercantili britanniche, fu anche curioso
ed appassionato studioso di filosofia, archeologia ed egittologia,
scrisse numerosi libri, oltre ad essere per tanti anni corrispondente
per il Daily Mail.
Al suo nome sono legate alcune “prime
volte” del calcio italiano. Fu lui, infatti, uno dei promotori di
quella che è passata alla storia come la prima partita ufficiale in
Italia giocata da squadre di due città diverse: era il 6 gennaio
1898, quando Genoa e F.C. Torinese si incontrarono a Ponte Carrega.
Non solo. Giocò, vincendolo, il primo campionato di calcio italiano
della storia, quello che si disputò in un'unica giornata l'8 maggio
1898 e l'anno successivo fu tra i giocatori che parteciparono nelle
file della rappresentativa italiana – formata in massima parte da
stranieri che giocavano nel campionato italiano – alla partita che,si potrebbe anche dire così, l'Italia giocò e perse contro larappresentativa elvetica.
“(...) Si dirigeva
verso i pali di un goal, deponeva in un angolo un cartoccio di
pece-greca e saltellando attendeva l'inizio del giuoco badando di ben
bene ingiallirsi le mani e le braccia colla polvere attaccaticcia.
Sembrava un uomo maturo, lento nei movimenti, invece giuocava bene,
era agilissimo, fortissimo. Un preciso colpo d'occhio; un'ottima
presa, un sicuro coraggio. Fu il primo ad insegnare ai nostri
portieri la respinta – specialmente in melée – di palloni alti
colle due braccia tese in avanti e le due mani serrate uno all'altra.
Guidava la sua squadra, l'allenava, la capitanava.”
Colombo ne
tratteggia un ricordo nel ruolo di portiere e anche le poche
fotografie lo ritraggono in quel ruolo, ma Spensley giocò anche come
difensore e in questo duplice ruolo vinse ben 6 campionati e numerosi
incontri della Palla Dapples,l'altro grande
trofeo del football dei pionieri.
Morì in Germania
nel 1915, durante la prima guerra mondiale, all'età di 48 anni.
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