Come
ben saprai, all'inizio il football si giocava in posti un po' strani
per le convenzioni dei nostri giorni. Si giocava nelle grandi piazze
d'armi, nei velodromi e motovelodromi, nei parchi cittadini.
Prima
che iniziasse l'epoca del campionato e dei vari tornei, si giocava
per strada, in piazza e – in città come Genova, Palermo, Cagliari,
anche sui moli. Poi si andava in trattoria, in osteria o nei caffè a
discutere e divertirsi. A socializzare attraverso il calcio. Che
forza questo sport, eh?
Proprio
a Genova un gruppo di cittadini britannici di stanza nella città
ligure diede vita ad una società sportiva pensata per permettere ai
connazionali di praticare il cricket e gli altri giochi così cari
agli inglesi. Tanto per non sentire la “saudade” in salsa
anglosassone. Teatro di quella nascita furono i locali del Consolato
britannico, dove questo gruppo di inglesi trovò l'entusiasmo del
console di Sua Maestà, tale Alfred Payton, che venne eletto
presidente onorario del nuovo club.
La
data, caro Frankie, è quella conosciuta da tutti del 7 settembre
1893. il Genoa c'ha costruito il suo personale mito su quella data. E
a ragione: quella data sta a certificare che la squadra genovese è
la più antica d'Italia, l'unica sopravvissuta tra quelle che
animavano il gioco del football tra la fine degli anni'80 e i primi
anni'90 del XIX secolo.
Nei
primi anni di attività del club, per essere doverosamente onesti, al
calcio si giocava molto poco e occorre attendere la seconda metà
degli anni'90 per vedere rotolare una palla e un gruppo di ragazzi in
mutandoni correrle dietro; occorre attendere, che Richard Spensley
diventi socio e trasmetta al resto del club la passione di correre
dietro ad una palla. In altre parole, la passione per il football.
James Richardson Spensley: te ne avevo già accennato, vero? Medico
addetto ai marinai, arrivò a Genova nel 1896 e il 20 marzo di quello
stesso anno si iscrisse al Genoa Club. Anche lui, con tutta
probabilità, per non sentirsi troppo straniero in una città
cosmopolita come era Genova all'epoca. Grande appassionato di
football, abbiamo detto, Spensley si prodigò da subito
nell'organizzare partite e dimostrazioni di gioco per contagiare gli
altri soci della sua stessa passione. Si deve a lui il cambio di
denominazione sociale del 1899, quando il termine football sostituì
il termine athletic. Non solo. Fu grazie ad una sua iniziativa se nel
club tutto britannico del Genoa venne permesso l'ingresso di soci
italiani: nell'assemblea del 10 aprile 1897 venne infatti approvata
una sua mozione che prevedeva la possibilità di accogliere come soci
anche cittadini italiani, in numero non superiore a cinquanta.
Il
primo campionato di calcio, nel 1898, come abbiamo già avuto agio di
raccontare, lo vinse il Genoa, in divisa completamente bianca. L'anno
successivo cambiò la divisa e sfoggiò una bella maglia a strisce
bianche e blu: vinse ancora il campionato, come anche nell'anno
successivo.
Tre
campionati, tre vittorie del Genoa. E vittoria definitiva della coppa
d'argento messa in palio dal Duca degli Abruzzi e destinata a chi
fosse risultato vincitore di tre titoli italiani. Il Genoa, per
l'appunto.
Vittorie
tutte ottenute sul campo di Ponte Carrega, la “casa” del Genoa
dal 1897 al 1907; prima, invece, le partite si giocavano nella Piazza
d'Armi del Campasso, a Sampierdarena, poi quel campo venne lasciato
al Liguria e alla Sampierdarenese.
Ad
essere pignoli, non tutte queste vittorie il Genoa le colse sul campo
di Ponte Carrega: nel 1900 il F.C. Torinese si rifiutò di giocare la
finale a Genova e pretese che si giocasse a Torino, dopo le polemiche
sorte nella finale dell'anno prima – quella sì giocata a Ponte
Carrega – con le accuse mosse dall'Internazionale Torino ai giudici
di porta.
Detto
ciò, ti lascio con una bella testimonianza di uno dei primi campioni
d'Italia del 1898, tratta da L'età dei
pionieri, il
catalogo del Museo della Fondazione Genoa 1893. Edoardo Pasteur
racconta di come era organizzata la giornata della gara a quei tempi:
“Nelle
nostre gare casalinghe ci si trovava sul campo di buon'ora alle otto
e i...dirigenti con un innaffiatoio tracciavano le righe bianche, poi
tiravano le corde per delimitare il settore del pubblico; alle dieci
arrivava il carro con le sedie, una cinquantina, e si disponevano al
centro per le Autorità ed i signori. Alle dodici si faceva colazione
in una osteria dietro al campo e alle quindici aveva inizio la
partita”