Il
Vaticano, fermamente neutralista, modificò il proprio atteggiamento
col passaggio del pontificato da Pio X a Benedetto XV, che avvenne
con la fumata bianca del 3 settembre. Questo passaggio segnò un
progresso nei rapporti tra Italia e Santa Sede, fino alla
costituzione su iniziativa del neoeletto pontefice di un "tramite
confidenziale" nella persona del barone Carlo Monti; ma la
politica inaugurata da Benedetto XV era seguita con estremo interesse
ed attenzione da tutti i belligeranti, visto che all'interno di
entrambi gli schieramenti la presenza di forze cattoliche era
rilevante. L'ascesa del nuovo pontefice fu seguita con grande
attenzione anche dalle potenze dell'Intesa, i cui rapporti con la
Santa Sede si erano via via deteriorati a vantaggio di una grande
influenza delle rappresentative diplomatiche degli Imperi centrali1
Sul
fronte le sorti del conflitto ritornavano di nuovo in equilibrio.
L'offensiva russa mise in seria difficoltà gli austriaci e preoccupò
tanto i comandi tedeschi da indurli a trasferire oltre centomila
uomini dal fronte occidentale a quello orientale, mentre l'esercito
francese si stava velocemente riorganizzando sulla Marna: il 5
settembre i francesi lanciarono un improvviso contrattacco cogliendo
di sorpresa i tedeschi e dopo combattimenti durati più di una
settimana, l'esercito francese riuscì a far ripiegare gli invasori
verso i fiumi Aisne e Somme. Contemporaneamente i russi battevano
l'esercito austro-ungarico nella battaglia di Leopoli (8-12
settembre), occupando la Galizia.
Interessante
è riportare quello che Salandra scrive a proposito delle
ripercussioni che la battaglia della Marna ebbe sull'opinione
pubblica italiana:
"Alla
guerra gli italiani volentieri non partecipavano, ma l'interesse per
essa si accresceva ogni giorno perché sentivano, istintivamente i
più, per ragione gli altri, che sarebbe stato impossibile non
parteciparvi prima o poi e che dal suo esito potevano dipendere le
sorti della nazione. Quando la guerra scoppiò, il solo sentimento
vivace e diffuso era…l'avversione all'Austria. Ma, in seguito, per
l'atto di prepotenza sul Belgio e per la proclamata solidarietà dei
due Imperi, onde la parola "tedesco"
andava riacquistando fra noi significato
d'oppressore ereditario che aveva ai tempi del Risorgimento, si
determinò una viva corrente di simpatia per le armi dell'Intesa…Fu
una vera esaltazione quando si seppe dell'invasione arrestata alle
porte di Parigi."2
Le vicende della guerra si intersecavano sempre più con la vita
sportiva. Ne è testimone, suo malgrado, Vittorio Pozzo di ritorno
con il suo Torino dalla trionfale tournée estiva nel sud
dell'America, come bene racconta nelle sue memorie pubblicate ne Il
Calcio Illustrato, quando di
ritorno a bordo del “Duca degli Abruzzi” dopo dieci giorni di
traversata, poco prima di Gibilterra “non
fummo svegliati da due cannonate e ci trovammo la via sbarrata da un
incrociatore inglese che s'era messo di traverso sulla nostra rotta.
Venne a bordo un picchetto armato, e per poco non pagai caro lo
scherzo di essermi messo a parlare tedesco in presenza dell'ufficiale
inglese che lo comandava: mi avevano preso per un riservista
germanico e volevano portarmi via. All'arrivo a Genova,
uno degli amici che ci aspettavano sul molo agitava, nella mano, una
quantità di fogli verdi e gialli. Erano i richiami per
mobilitazione, od esercitazione. Ce n'era per tutti, ci volevano da
tutte le parti: 3° Alpini, 4° Bersaglieri, 5° Genio Minatori, 92°
Fanteria. Impallidimmo. Quella guerra, sulla cui durata avevamo tanto
scherzato, era lì, con le fauci aperte, a ghermirci. Quando, qualche
settimana dopo, fummo tutti in grigio-verde Mosso
III,
detto 'Grignolin' scrisse la già menzionata lettera ai carabinieri
per farsi prendere anche lui. Era il suo "e se non partissi
anch'io, sarebbe una viltà", in solidarietà coi compagni della
indimenticabile 'tournée sudamericana”.3
1
ITALO, GARZIA, La Questione Romana durante la I guerra mondiale,
pag.13-15, ed. Scientifiche Italiane, Napoli,1981
2
ANTONIO, SALANDRA, Op. cit., pagg. 189-190
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