Il
4 agosto, i primi contingenti tedeschi invadevano il territorio del
Belgio per attaccare la Francia da nord-est, la Gran Bretagna non
potendo tollerare l'aggressione ad un paese neutrale che si
affacciava sulle coste della Manica, dichiarava guerra alla Germania
il giorno seguente. Così il Ministro degli Esteri inglese Sir Edward
Grey si pronunciò davanti alla Camera dei Comuni: “Io chiedo
alla Camera di considerare la crisi dal punto di vista dell'interesse
e dell'onore inglese e degli obblighi inglesi”1
In
quei giorni l'imperatore tedesco Guglielmo II notava come l'Austria
avrebbe dovuto assolutamente offrire grandi compensi all'Italia per
convincerla ad entrare in guerra, senza sentirsi legati alle promesse
fatte, una volta terminato il conflitto, atteggiamento, questo, che
sarà sempre più ricorrente nelle trattative degli Imperi centrali
con l'Italia. Il 6 Tschirschky, su ordine dello stesso imperatore, si
recò da Berchtold a chiedergli per la prima volta in forma solenne
la cessione del Trentino, senza peraltro successo. Infatti lo stesso
giorno l'ambasciatore austriaco a Berlino comunicò al governo
tedesco l'esito negativo del passo compiuto da Tschirschky, dando
copia della dichiarazione che in materia di compensi il consiglio
comune dei ministri aveva deliberato seguendo il punto di vista di
Berchtold;2
quest'ultimo, comunque, il 23 comunicò all'ambasciatore a
Berlino l'incondizionato accoglimento dell'interpretazione italiana e
tedesca dell'art. VII; il 25 Flotow e Macchio, che aveva sostituito
Merey, ne fecero dichiarazione a Di San Giuliano, il quale, pur
accogliendola benevolmente, rispose che non era ancora giunto il
momento di parlare di compensi.3
Gli invasori giocano a football in Belgio |
Nelle ultime due settimane di agosto, le
armate del Reich dilagarono nel nord-est, costringendo gli avversari
ad una precipitosa ritirata, per attestarsi ai primi di settembre
lungo il corso della Marna, a poche decine di chilometri da Parigi.
Nel frattempo, sul fronte orientale, le truppe tedesche, comandate
dal generale Hindenburg, fermavano i russi sconfiggendoli fra agosto
e settembre nella battaglia di Tannenberg. Le vittorie riportate sul
fronte fecero rapidamente cambiare in Jagow la considerazione verso
l'Italia, portandolo a ritenere che non si dovesse più parlare del
Trentino. Sosteneva inoltre che l'Italia moralmente non si fosse
guadagnata il diritto ai compensi e che la Triplice Alleanza, a causa
dell'atteggiamento italiano, era virtualmente finita, anche se
formalmente poteva continuare a "vegetare" ancora per un
po’. Quindi per Jagow, tra la fine di agosto e l'inizio di
settembre, la politica da condurre nei confronti dell'Italia era
quella di temporeggiare, mentre le armi avrebbero risolto a favore
degli Imperi centrali la guerra. La Germania sul terreno della
battaglia aveva dimostrato di non aver bisogno dell'aiuto dell'Italia
e, di conseguenza, l'alleanza poteva dirsi esaurita. Ma Jagow andò
oltre e prospettò i futuri rapporti con l'Italia una volta terminata
la guerra. L'inimicizia tra l'Austria e l'alleato italiano era
cresciuta in quegli ultimi tempi in modo tale che prima o poi si
sarebbe giunti ad una "spiegazione" ed allora la Germania
avrebbe lasciato all'Austria mano libera contro il governo di Roma.4
2
ALBERTO, MONTICONE, La Germania e la neutralità
italiana:1914-1915, Pagg.28-31, ed. Il Mulino, Bologna, 1971
3
Ibidem, pagg.35-38
4
ALBERTO, MONTICONE, Op. cit., pagg.38-39
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