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domenica 30 aprile 2023

IL PRIMO INCONTRO INTERNAZIONALE DI FOOTBALL GIOCATO IN ITALIA

 

Sin dalle sue origini più remote il football italiano ha sentito il bisogno di rappresentare il proprio movimento con una squadra che potesse in modo tangibile certificare la propria esistenza misurandosi con esperienze analoghe d'oltre confine. Come tutti sappiamo la Federazione del calcio italiana nasce nel 1898 e in quell'anno organizza il suo primo campionato di calcio: le squadre affiliate sono poche, quasi tutte di stanza a Torino e Genova e quasi tutte composte in larga parte da giocatori stranieri, svizzeri e inglesi in particolare a seconda di dove i rapporti commerciali fossero più stretti. Le élites di quelle città danno sponda a commercianti e marinai stranieri creando così quel primo nucleo di interesse verso il gioco del football che si estrinseca con la creazione della prime squadre italiane di football. A Torino il commerciante Bosio nel 1887 crea il Football and Cricket Club, nel 1889 i giovani rampolli di casa Savoia e Ferrero di Ventimiglia creano la squadra dei Nobili e due anni più tardi questi stessi protagonisti decidono di fondersi insieme in un'unica squadra, l'Internazionale di Torino, mentre a Genova aristocratici, commercianti e professionisti si riuniscono attorno al consolato inglese per dar vita ad un club cittadino che offra loro gli stessi svaghi presenti già da diversi anni in madrepatria: il Genoa Cricket and Athletic Club.


Bisogna tenere quindi a mente questa cornice nella quale si muovono i primi pionieri, un ambiente fortemente influenzato da voglia di novità, di futuro e di scambi culturali con il resto d'Europa, per capire su quali basi nel 1899 venne organizzato il primo incontro internazionale di calcio di una rappresentativa italiana, incontro che si svolse al Velodromo Umberto I di Torino e per il quale il Municipio di Torino mise in palio una coppa d'argento, come nella migliore delle tradizioni pionieristiche. Ciò che quella squadra rappresentava – o voleva rappresentare - era il meglio del movimento calcistico italiano dell'epoca, senza distinzioni di nazionalità. Il criterio di selezione adottato era “residenziale”, cioè facevano parte di quella selezione i migliori calciatori che giocavano al momento in Italia. I giornali dell'epoca ne danno ampia notizia, specialmente La Stampa e La Gazzetta dello Sport che con dovizia di particolari, tenuto naturalmente conto della portata dell'evento, pubblicano vari articoli già a partire dalla prima metà del mese1.


Ier l'altro, al Velodromo Umberto I, davanti ad un pubblico discretamente numeroso, venne disputato il Gran Match fra una squadra di svizzeri e una di italiani composta dei migliori giucatori di Torino, Genova e Milano. (…) Verso le 20, vincitori e vinti,si riunivano a banchetto, gentilmente invitati dall'infaticabile signor A. Jourdan, nelle eleganti sale del Circolo Svizzero.2.

Il trafiletto riportato è ciò che si legge sfogliando La Stampa del 2 maggio 1899. L'incontro è disputato a Torino il 30 aprile 1899 tra una rappresentativa italiana ed una svizzera, con la vittoria di quest'ultima per 2-0. La squadra italiana era composta da: Beaton (Torino), De Galleani (Genova), Dobbie (Torino, capitano), Bosio (Torino), Spensley (Genova), Pasteur (Genova), Leaver (Genova), Weber (Torino), Kilpin (Milano), Savage (Torino), Agar (Genova). A parte le due reti, vi furono anche due incidenti durante il match, incidenti che il corrispondente per La Gazzetta dello Sport, evidentemente assente all'incontro o distratto, riportò in maniera errata nel resoconto pubblicato il 5 maggio:“(...) Mentre gli svizzeri cercavano di spingere il ball nel goal del campo italiano, avvennero due disgrazie: uno svizzero cadde a terra con una distorsione ad un piede e poco dopo un altro svizzero per aver ricevuto un pallone nel ventre cadde a terra svenuto, e dové essere trasportato via a braccia, in mezzo ai commenti del pubblico impressionato e commosso (…)”3. In realtà le cose non andarono proprio così, i due calciatori non ebbero conseguenze serie né tanto meno il pubblico ebbe particolari reazioni, come peraltro sempre La Gazzetta dello Sport puntualizzerà nel numero del 12 maggio, ritornando sulla partita: “A proposito di questo match, ci scrivono che i due svizzeri colpiti durante il giuoco non lo furono che assai leggermente, tanto è vero che continuarono a giocare dopo quattro o cinque minuti di riposo. Il pubblico no se ne commosse affatto e la gara finì nel tempo prefisso”4. Insomma, errori che potevano capitare tenuto conto del fatto, come abbiamo tante volte spiegato, che sul finire del XIX secolo in Italia si giocava certo al football già dagli anni'80, ma non con una frequenza tale da far sì che tutti avessero assimilato al meglio le regole e i concetti del gioco.

L'episodio dato da questo incontro, tuttavia, è importante perché bene illustra quale passione muovesse il movimento pionieristico e quale cifra di cosmopolitismo li innervasse.

Per arrivare al concetto di Nazionale quale rappresentativa del meglio del movimento italiano formata pertanto dai migliori giocatori italiani occorrerà attendere una decina di anni, quando il 15 maggio del 1910 esordirà la Nazionale italiana.



1 Cfr. a mero titolo esemplificativo La Gazzetta dello Sport del 11 aprile 1899, La Stampa-Gazzetta Piemontese del 26 aprile 1899

2  Cfr. La Stampa-Gazzetta Piemontese del 2 maggio 1899

3 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 5 maggio 1899

4 Cfr. La Gazzetta dello Sport del 12 maggio 1899

venerdì 7 aprile 2023

Gli incontri internazionali di Pasqua (Parte V)

5. La Pasqua calcistica durante la Grande guerra.

 

Domenica 23 aprile 1916 si festeggia la Santa Pasqua, la prima Pasqua di guerra per gli italiani. Il campionato di calcio, come ben sappiamo, è stato sospeso alla vigilia della dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria-Ungheria e non verrà mai più concluso1. Con l'autunno del 1915 e la ripresa – stentata – dell'attività calcistica, in sostituzione del massimo campionato vengono organizzati tornei regionali e una competizione alla quale partecipano le migliori formazioni del nord Italia: la Coppa Federale occupa le domenica degli sportivi italiani dalla metà del dicembre 1915 sino alla primavera inoltrata del 19162.

Anche in tempo di guerra, i pionieri del calcio italiano proseguono con l'abitudine di organizzare amichevoli nel fine settimana pasquale, tanto che anche la Coppa Federale viene sospesa quando al suo compimento manca una sola partita, quella decisiva tra Genoa e Milan, fissata per il 30 aprile.

Le condizioni, però, sono molto diverse rispetto ai tempi di pace. Seppur ancora l'umore del Paese e soprattutto dei tanti sportivi che con entusiasmo erano partiti per il fronte sia piuttosto sereno, le difficoltà sono all'ordine del giorno. A proposito dell'umore dei calciatori partiti a combattere, interessante riportare il biglietto che Virgilio Fossati, campione dell'Internazionale e capitano della Nazionale invia a La Gazzetta dello Sport: “Dalla trincea invio un caldo ringraziamento, anche a nome de' miei colleghi e soldati, per la vostra cortese premura nel procurarci la lettura tanto desiderata della «rosea». La salute è sempre ottima e nonostante le granate il buon umore non manca mai”3. Tanto sono diverse le condizioni logistiche e organizzative rispetto ai tempi di pace, che nella Pasqua di guerra del 1916 in Italia giunge una sola società internazionale: gli svizzeri dello Chaux-de-Fonds, giocano in quel fine settimana due incontri, a Pasqua contro la Juventus e a Pasquetta a Modena. A Torino la Juventus ospita gli svizzeri del Football Club Chaux-de-Fonds sul proprio campo e davanti ad un folto pubblico i bianconeri hanno la meglio sugli elvetici per 7 a 4 4.

Per la verità la Federazione aveva provato a mettere a segno un gran colpo, cercando di organizzare per la domenica di Pasqua all'Arena di Milano un incontro amichevole tra la Nazionale italiana e quella francese. Purtroppo, però, le difficoltà erano tante – erano i giorni della grande offensiva tedesca sul fronte di Verdun – e ben presto si rivelarono insormontabili, tanto che non se ne fece nulla: “(...) L'autorità militare francese non potrebbe accordare speciali licenze, anche brevissime ai foot ballers che si trovano sulla linea del fuoco”5.

L'anno seguente la situazione non migliora affatto. Le condizioni di vita sono difficili non solo per i soldati italiani, logorati dall'estenuante guerra di trincea sulle sponde dell'Isonzo, ma anche per i civili, stremati dalle difficili condizioni economiche in cui versava il Paese, sopraffatto dalle ingenti spese militari e belliche. Eppure anche in quei mesi il calcio in Italia non si ferma del tutto. A scartamento ridotto, comunque continua a rotolare nei campi di gioco, tra tornei regionali e amichevoli locali.

Resurrexit! Intonano le campane, più sonore e festanti dopo il breve e forzato silenzio. Resurrexit! Canta la natura svegliandosi al bacio caldo del sole primaverile. Resurrexit! Risponde il nostor sangue, accelerando la sua corsa affannosa nelle nostre vene. (…) Ecco allora sorgere nel mondo fisico la primavera sportiva, sorella e compagna alla primavera della natura, ecco allora spuntare anche il regno dei muscoli, la Pasqua di risurrezione, l'inno della forza e della vita”6.

Nei giorni in cui gli USA stavano per entrare nel conflitto bellico con la dichiarazione di guerra alla Germania, a Milano la domenica di Pasqua del 1917 la Rappresentativa Lombardia e quella Ligure-piemontese pareggiavano 4 a 47.

Durante la Pasqua del 1918 e per tutto l'anno assistiamo a numerosissime partite tra selezioni militari: il football – e più in generale lo sport – è diventato uno strumento che assolve una duplice funzione al fronte, da un lato serve per rinvigorire il fisico, dall'altro per addestrare i soldati. Soprattutto dopo la disfatta di Caporetto nell'autunno del 1917 lo sport e l'educazione fisica trovarono sempre maggiore spazio nei territori delle operazioni militari, così come vennero organizzate manifestazioni e incontri tra truppe alleate 8.

Sul campo del Genoa a Marassi la domenica di Pasqua, il 3 marzo, si disputarono gare militari, tra le quali tiro alla fune, corsa ad ostacoli, lancio di bombe e – per quel che ci interessa – una gara di football tra una selezione militare inglese e una squadra del Genoa “arricchita” da altri calciatori sotto le armi, incontro che vide la vittoria di questi ultimi per 2 a 0 con reti di De Vecchi su rigore e Gavoglio9.

A Milano viene organizzato un torneo pasquale benefico al quale partecipano le tre principali società milanesi – Milan, Internazionale e Unione Sportiva Milanese – e il Legnano, mentre a Cremona, sul terreno della Caserma Manfredini, la Cremonese incontra una rappresentativa inglese10.

La guerra, la terribile “Grande” guerra che aveva annichilito il mondo rivoltandolo e squassandolo nel profondo per oltre 4 anni stava volgendo al termine, ma in quell'anno un'altra insidia stava iniziando a minacciare l'umanità: la febbre “spagnola” proprio nella primavera del 1918 incominciava infatti a mietere le sue vittime.

Come sempre, al prossimo anno e buona Santa Pasqua a tutti!


Puntate precedenti:

1. Le origini;

2. I tornei pasquali organizzati dai giornali sportivi;

3. Pasqua 1912, dagli incassi con gli inglesi erranti al “bel suol d'amore”, le prime volte del football dei pionieri;

4. L'ultima Pasqua calcistica di pace

 


1ALESSANDRO, BASSI, 1915. Dal football alle trincee, Bradipolibri Editore, Ivrea, 2015

2ALESSANDRO, BASSI, Il football italiano alla Grande guerra 1915 – 1918 (I quaderni di Storie di football perduto n.1), Boopen, Napoli, 2018

3Cfr. La Gazzetta dello sport del 17 aprile 1916

4Cfr. La Stampa del 25 aprile 1916

5Cfr. La Gazzetta dello sport del 17 aprile 1916

6Cfr. L'Illustrazione della guerra e La Stampa Sportiva del 1° aprile 1917

7Cfr. La Stampa del 10 aprile 1917

8ALESSANDRO, BASSI, Il football italiano alla Grande guerra 1915 – 1918 (I quaderni di Storie di football perduto n.1), Boopen, Napoli, 2018

9Cfr. Il Lavoro del 2 aprile 1918

10Cfr. La Gazzetta dello sport del 29 marzo 1918

lunedì 3 aprile 2023

Herry Goodley: era un arbitro colui che regalò le prime maglie bianconere alla Juve

 


I giorni più belli di una vita racchiusi in un orologio, una storia di amicizia e rispetto che si perde nella notte dei tempi e che meglio di altro racconta chi sia stato Henry “Herry” Goodley, uno dei primi pionieri del football in Italia e, più in generale, quale fosse lo spirito di quegli anni molto lontani.

Il mio racconto per calciomercato.com prosegue QUI