Era
ormai arrivato tempo di Europa anche per il calcio degli anni'20 che,
come altri sport, aveva assunto piena consapevolezza della propria
presa sul pubblico e aveva iniziato a sentire l'esigenza di
strutturare in maniera più salda quella vocazione internazionale che
già dai primi anni dei pionieri lo aveva contraddistinto. In altre
parole, erano ormai maturi i tempi per organizzare una manifestazione
europea che mettesse di fronte le migliori espressioni del calcio
continentale. Chi concepì e realizzò questa idea fu il famoso
allenatore austriaco, nonché una delle menti calcistiche più
brillanti dell'epoca, Hugo Meisl che negli anni'20 fu tra gli
ideatori ed organizzatori di due manifestazioni continentali, una
dedicata alle squadre di club e una per le Nazionali. Così lo
ricorda Vittorio Pozzo: “Uomo
di levatura superiore, era in grado di giudicare e spesso di
prevedere tutto quello che attorno a lui avveniva. Non si occupava
puramente di tecnica, come facevo io, Meisl: curava anche la parte
politica del calcio, ed era un po' il 'factotum' della sua
Federazione, per gli affari interni e soprattutto per quelli
internazionali.”
Le due competizioni di cui si dirà sono la Coppa
Internazionale riservata alle rappresentative nazionali e la Coppa
dell'Europa Centrale disputata tra squadre di club, da noi più nota
come Coppa Mitropa, della quale parleremo la prossima volta.
La
Stampa
nell'edizione del 28 ottobre 1926 così riportava la notizia della
Conferenza tenutasi a Praga il giorno prima:
“Si
sono oggi riuniti i rappresentanti delle Federazioni di calcio
italiana, ceco-slovacca, austriaca ed ungherese per discutere sulla
creazione di una competizione internazionale di foot-ball. L'Italia
era rappresentata, come è noto, dal Cav. Uff. Ferretti e dal sig.
Zanetti. Su proposta dei rappresentanti italiani è stato deciso di
creare due competizioni: la prima sotto il nome di Coppa d'Europa per
le squadre nazionali rappresentative e la seconda sotto il nome di
Coppa dell'Europa Centrale per le squadre delle società che sono
campioni o finaliste dei differenti campionati. Per questa ultima
competizione, ciascun paese designerebbe due squadre. La
partecipazione dell'Italia alla Coppa d'Europa è già stata
assicurata.”
Furono dunque quattro le federazioni calcistiche che
diedero vita alla competizione: Austria, Cecoslovacchia, Italia ed
Ungheria, probabilmente il meglio del calcio europeo dell'epoca,
fatta eccezione per i maestri inglesi, schivi come sempre. A queste
quattro nazionali si aggiunse la Svizzera e nel 1927 poteva iniziare
la prima edizione del torneo, torneo basato su un girone all'italiana
con partite di andata e ritorno (una in casa e una in trasferta) e
classifica finale. Evidentemente mancando un ente sovranazionale che
garantisse l'organizzazione del torneo, il tutto era lasciato alle
libere determinazioni delle singole Federazioni e le partite venivano
disputate in date e luoghi decisi in base alle esigenze e
disponibilità dei singoli enti nazionali.
La Coppa in palio, tutta in cristallo, del valore di
20.000 corone cecoslovacche venne offerta dal Primo Ministro
cecoslovacco Antonin Svehla, da qui il nome con cui è anche
conosciuta la Coppa, Svehla Pokal.
A Praga il 18 settembre 1927, davanti ad oltre 30.000
persone iniziava la prima edizione della Coppa Internazionale con la
vittoria della Cecoslovacchia per 2-0 contro l'Austria; quest'ultima,
una settimana dopo, veniva sconfitta anche dall'Ungheria a Budapest
per 5-3. L'Italia faceva il suo esordio nella competizione il 23
ottobre, sul temibile campo di Praga:
“I
calciatori azzurri sono giunti a Praga per il loro primo match
internazionale dell'annata. Negli ambienti calcistici di qui (Praga,
ndr), quantunque si apprezzi molto la nostra “nazionale”. Si ha
la certezza in una vittoria della squadra cecoslovacca. (...)
L'incontro che attende domani i nostri “azzurri” è certamente
duro e difficile. Battuti dal pronostico, si troveranno di fronte ad
una squadra che va famosa per il bellissimo giuoco di assieme di alto
rendimento. È questa la gran forza della compagine cecoslovacca.”
Per
il quotidiano La
Stampa
l'incontro venne seguito da Vittorio Pozzo che così racconta la
partita:
“Il
tempo non ha favorito l'incontro tra le nazionali dell'Italia e della
Cecoslovacchia. Una pioggia fine e leggera cade fin dalle prime ore
del mattino, ciò che non impedisce però che già un'ora prima
dell'inizio del match il campo dello Sparta sia stipato. Si calcola
che quindici mila persone siano presenti. Il campo è in condizioni
disastrose, ridotto ad un vero pantano.
(…) La partita ebbe una storia ben strana. Nervosa,
rotta, disputata ora con torpore ora con velocità; a tratti anche
violenta, interessante sempre.”
Alla fine Pozzo fa un'analisi della partita:
“La
difesa italiana fu pienamente all'altezza della situazione, con
Calligaris in primo piano. La linea mediana, eccellente nel lavoro
difensivo, all'attacco non funzionò invece che a tratti. Baloncieri
e Cevenini erano in cattive condizioni, malgrado questo, però, il
nostro attacco dimostrò maggior decisione che non quello avversario.
La squadra boema, non ha lasciato quell'impressione
di potenza e valore tecnico che ebbimo occasione di notare altre
volte. (…) Partita piena di contraddizioni: le due squadre ed i
loro migliori elementi ebbero alti e bassi impressionanti, se
facciamo eccezione per la difesa italiana, Kada e Kolenaty”
Al termine del torneo fu proprio l'Italia – che nel
frattempo era passata sotto la guida tecnica dello stesso Vittorio
Pozzo – a risultare vincitrice, soprattutto grazie al primo storico
successo ottenuto contro l'Ungheria del 25 marzo 1928, quando a Roma
la nazionale italiana riuscì a rimontare i magiari da 0-2 e vincere
per 4-3
La classifica finale fu la seguente:
11 ITALIA
10 AUSTRIA
10 CECOSLOVACCHIA
9 UNGHERIA
0 SVIZZERA
Nel
biennio 1931-32 la Coppa venne vinta dall'Austria (Italia seconda),
mentre la terza edizione, quella giocata tra il 1933 ed il 1935 venne
vinta ancora dall'Italia, seguita da Austria ed Ungheria. L'edizione
programmata per il 1936-38 non venne invece assegnata poiché venne
sospesa dopo l'annessione dell'Austria alla Germania del 12 marzo
1938: ormai le ombre del conflitto bellico si stavano allungando
sull'Europa e la Coppa finì in soffitta. Si ritornò a pensare alla
Coppa Internazionale a guerra conclusa, in un nuovo clima, in una
nuova Europa. Fu un'edizione lunga, durò ben 5 anni e vide la
vittoria dell'Ungheria, quell'Ungheria che si apprestava a diventare
la famosa squadra d'oro, l'Aranycsapat
di Puskas, Hidegkuti, Kocsis; l'Italia, travolta dall'immane tragedia
di Superga, arrivò penultima. Così come si piazzò ancora al
penultimo posto anche nell'edizione successiva, quella del 1955-60
che sarebbe stata l'ultima edizione della Coppa, che venne vinta
dalla Cecoslovacchia e registrò la partecipazione della Jugoslavia.
Conclusa l'edizione numero 6 – la prima organizzata dalla neonata
U.E.F.A. - la coppa venne definitivamente archiviata: ormai i tempi
erano maturi per un vero campionato europeo.