venerdì 1 aprile 2016

WALKIN'ON THE FOOT-BALL: VIRGILIO FOSSATI

Quando ancora il football in Italia era poco più che un pensiero di pochi pionieri, a Milano, Porta Ticinese, nasceva Virgilio Fossati, destinato a diventare il primo capitano dell'Internazionale. Eravamo nel 1889, il XX secolo era alle porte e mentre in Inghilterra folle oceaniche si accalcavano in stadi enormi per assistere alle partite di FA Cup, da noi, come detto, alcuni pionieri, un po' bislacchi, un po' temerari, comunque visionari, correvano confusamente dietro un pallone.
Fossati entrò giovanissimo nella neonata società dell'Internazionale, comunque in tempo per far vincere ai nerazzurri il loro primo titolo di campione d'Italia: era il 1910, la finale quella indimenticabile giocata contro i ragazzini della Pro Vercelli. Emilio Colombo, sulle colonne de Lo Sport Illustrato e la Guerra scriveva che Fossati, pur non avendo un fisico prestante era “nato” per giocare al football, con ottima visione di gioco e senso della posizione, intuiva il gioco, capendo in anticipo le dinamiche e dove sarebbe andato il pallone. Mediano perfetto, forse più propenso al gioco offensivo, era ottimo anche nella fase difensiva, avendo iniziato la carriera proprio come terzino. Giocò sempre per la squadra nerazzurra, collezionando 94 presenze e segnando 4 reti; per l'Internazionale fu anche membro della Commissione Tecnica a guida della squadra, dal 1909 al 1915, quando dovette abbandonare i campi da gioco per rispondere all'Esercito italiano e partire per il fronte. Ovviamente ebbe anche l'onore di giocare per la Nazionale, con la quale disputò 12 incontri segnando 1 rete. Fu presente nella prima, storica, partita dell'Italia il 15 maggio 1910 a Milano, contro la Francia, quando segnò la sua unica rete in Azzurro. Nel Comunicato che la F.I.G.C. emanò il 30 gennaio 2015, in occasione del centenario dell'ultima partita giocata dall'Italia prima del conflitto mondiale, così viene raccontata l'unica rete che Fossati segnò in Nazionale: “al 20' Fossati, dopo aver duettato con il torinese Capello, arrivò alla soglia dell'area francese e lì lasciò partire un diabolico tiro a parabola che sorprese il portiere Tessier, lasciandolo letteralmente di stucco.”
Come spiegava Colombo nel suo articolo, Fossati “non era esclusivamente giocatore di posizione, non aspettava mai da fermo il pallone; lo inseguiva, lo toglieva agli avversari, lo intercettava a metà della parabola con continuo lavoro di spostamenti.”
Insomma, uno dei mediani più completi del primo periodo del calcio italiano, che avrebbe potuto giocare ancora a lungo se non fosse dovuto partire per il fronte e lì trovare la morte a Monfalcone, sull'Isonzo, il 29 giugno del 1916, quando era tenente di fanteria nella Brigata Cuneo. Venne quindi insignito della medaglia d'argento al valor militare con la seguente motivazione: “Dopo aver svolto in tutte le fasi del combattimento attiva e audace opera si offriva spontaneamente per rintracciare possibili varchi nel reticolato nemico ed in tale ricerca cadeva colpito a morte incitando i soldati ad avere fiducia nell'esito vittorioso dell'azione.”
Uno dei tantissimi tributi del calcio italiano alla follia della guerra.

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