domenica 14 settembre 2014

L'invasione del Belgio

Il 4 agosto, i primi contingenti tedeschi invadevano il territorio del Belgio per attaccare la Francia da nord-est, la Gran Bretagna non potendo tollerare l'aggressione ad un paese neutrale che si affacciava sulle coste della Manica, dichiarava guerra alla Germania il giorno seguente. Così il Ministro degli Esteri inglese Sir Edward Grey si pronunciò davanti alla Camera dei Comuni: “Io chiedo alla Camera di considerare la crisi dal punto di vista dell'interesse e dell'onore inglese e degli obblighi inglesi”1
In quei giorni l'imperatore tedesco Guglielmo II notava come l'Austria avrebbe dovuto assolutamente offrire grandi compensi all'Italia per convincerla ad entrare in guerra, senza sentirsi legati alle promesse fatte, una volta terminato il conflitto, atteggiamento, questo, che sarà sempre più ricorrente nelle trattative degli Imperi centrali con l'Italia. Il 6 Tschirschky, su ordine dello stesso imperatore, si recò da Berchtold a chiedergli per la prima volta in forma solenne la cessione del Trentino, senza peraltro successo. Infatti lo stesso giorno l'ambasciatore austriaco a Berlino comunicò al governo tedesco l'esito negativo del passo compiuto da Tschirschky, dando copia della dichiarazione che in materia di compensi il consiglio comune dei ministri aveva deliberato seguendo il punto di vista di Berchtold;2 quest'ultimo, comunque, il 23 comunicò all'ambasciatore a Berlino l'incondizionato accoglimento dell'interpretazione italiana e tedesca dell'art. VII; il 25 Flotow e Macchio, che aveva sostituito Merey, ne fecero dichiarazione a Di San Giuliano, il quale, pur accogliendola benevolmente, rispose che non era ancora giunto il momento di parlare di compensi.3
Gli invasori giocano a football in Belgio

Nelle ultime due settimane di agosto, le armate del Reich dilagarono nel nord-est, costringendo gli avversari ad una precipitosa ritirata, per attestarsi ai primi di settembre lungo il corso della Marna, a poche decine di chilometri da Parigi. Nel frattempo, sul fronte orientale, le truppe tedesche, comandate dal generale Hindenburg, fermavano i russi sconfiggendoli fra agosto e settembre nella battaglia di Tannenberg. Le vittorie riportate sul fronte fecero rapidamente cambiare in Jagow la considerazione verso l'Italia, portandolo a ritenere che non si dovesse più parlare del Trentino. Sosteneva inoltre che l'Italia moralmente non si fosse guadagnata il diritto ai compensi e che la Triplice Alleanza, a causa dell'atteggiamento italiano, era virtualmente finita, anche se formalmente poteva continuare a "vegetare" ancora per un po’. Quindi per Jagow, tra la fine di agosto e l'inizio di settembre, la politica da condurre nei confronti dell'Italia era quella di temporeggiare, mentre le armi avrebbero risolto a favore degli Imperi centrali la guerra. La Germania sul terreno della battaglia aveva dimostrato di non aver bisogno dell'aiuto dell'Italia e, di conseguenza, l'alleanza poteva dirsi esaurita. Ma Jagow andò oltre e prospettò i futuri rapporti con l'Italia una volta terminata la guerra. L'inimicizia tra l'Austria e l'alleato italiano era cresciuta in quegli ultimi tempi in modo tale che prima o poi si sarebbe giunti ad una "spiegazione" ed allora la Germania avrebbe lasciato all'Austria mano libera contro il governo di Roma.4


1 Cfr. La Stampa del 5 agosto 1914, n.214
2 ALBERTO, MONTICONE, La Germania e la neutralità italiana:1914-1915, Pagg.28-31, ed. Il Mulino, Bologna, 1971
3 Ibidem, pagg.35-38
4 ALBERTO, MONTICONE, Op. cit., pagg.38-39

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