giovedì 11 settembre 2014

La neutralità italiana

Il 2 agosto ancora Sonnino ripeté a Salandra i suoi dubbi sull'opzione della neutralità1, ma ormai la scelta era stata compiuta e per la sua ufficializzazione si attese il rientro a Roma del Re Vittorio Emanuele III il quale, avvicinato da Salandra, lo autorizzò ad emettere la dichiarazione ufficiale.2 Verso mezzogiorno, Di San Giuliano comunicò ufficialmente alle rappresentanze estere la decisione del Consiglio dei ministri e, nello stesso tempo, compilò un telegramma rivolto agli ambasciatori dove in maniera laconica avvertiva della decisione presa di restare neutrali, pregando i destinatari di rendere nota la decisione ai governi.3
Il giorno dopo Di San Giuliano per la prima volta accennò al Trentino come compenso per una entrata in guerra dell'Italia al fianco dei due Imperi, incontrando il secco rifiuto dell'Austria; ma mentre Berchtold si perdeva sulle interpretazioni dell'art. VII, i governi dell'Intesa non perdevano tempo e già il 1° agosto, quando ancora la neutralità italiana non era ufficiale, Francia e Russia esprimevano il parere che convenisse attirare l'Italia verso di loro, promettendole Valona.4 Il 4 Carlotti dava comunicazione di questi scambi di vedute a Di San Giuliano, mentre il giorno seguente Sazonov avanzava una "confidenziale" proposta a Carlotti, accennando al Trentino.5 Il 7 agosto Carlotti apprendeva sempre da Sazonov che le tre Potenze dell'Intesa erano disposte a riconoscere all'Italia l'annessione del Trentino e di Trieste, nonché "in generale la signoria dell'Italia nell'Adriatico". Il giorno dopo Sazonov convocò Carlotti per confermargli la proposta, aggiungendovi la Dalmazia e insistendo col prospettare i grandi vantaggi derivanti da un rapido intervento italiano.6
Insomma, le rappresentanze italiane all'estero assumevano precisi atteggiamenti esprimendo i loro orientamenti. Mentre Carlotti lavorava con i rappresentanti dell'Intesa, Avarna il 2 agosto inviò a Di San Giuliano un dispaccio nel quale sosteneva la necessità per l'Italia di intervenire a fianco delle Potenze centrali:
"…spetta per contro al R. governo che ha nelle mani la situazione del Paese, di scegliere la via più atta a tutela dei nostri interessi e dei nostri doveri morali verso l'alleata…"7
Di San Giuliano il 3 indirizzò ad Avarna e Bollati questa lettera:
"Espongo a V. E. tutte le ragioni per le quali il R. governo ha dovuto dichiarare la neutralità dell'Italia nell'attuale conflitto.
In un Paese democratico come l'Italia non è possibile fare una guerra, ed ancor meno una guerra grossa e rischiosa, contro la volontà ed il risentimento della Nazione. Ora, salvo una piccolissima minoranza, la Nazione si è subito rivelata unanime contro la partecipazione ad una guerra originata da un atto di prepotenza dell'Austria contro un piccolo popolo che essa vuole schiacciare, (…), per ambizioni politiche e territoriali più o meno dissimulate e contrarie agli interessi dell'Italia."
"Avremmo dovuto imporre al bilancio dello Stato ed all'economia nazionale, già adesso in condizioni non floride,(…), immensi sacrifici che avrebbero aggravato il malcontento"
"Avremmo esposto le nostre città marinare a gravi offese, (…), avremmo visto distruggere la nostra flotta dalla flotta anglo-francese rimanendo per alcuni anni privi di marina militare con durevole danno di tutti i nostri interessi politici ed economici e di tutta la nostra posizione nel Mediterraneo e nel mondo.
"E tutto questo per ottenere cosa?
"Superfluo dire quali tristi eventi si sarebbero prodotti in caso di sconfitta della Triplice Alleanza; ma, se questa avesse riportato una mediocre vittoria, non avrebbe avuto la possibilità di darci compensi adeguati; e, se avesse riportato vittoria completa, riducendo per molti anni Francia e Russia ad impotenza, non avrebbe avuto né interesse né volontà di darci compensi proporzionati ai nostri sacrifici.
"Infatti V. E. ricorda che Austria e Germania hanno sempre rifiutato di consentire a determinare i compensi, e Merey ha sempre escluso che potessero comprendere in tutto o in parte le provincie italiane dell'Austria.
"In qualunque modo, dopo la guerra e la vittoria comune conseguita da noi a ben caro prezzo, la delusione nel Paese sarebbe stata grandissima e pericolosa per le istituzioni.(…)"8
Due giorni dopo, Avarna riferì l'opinione di Berchtold in merito, il quale riteneva che la mancata partecipazione italiana alla guerra avrebbe potuto compromettere il piano delle Potenze della Triplice, quindi il 12 agosto lo stesso Avarna comunicò a Di San Giuliano che Berchtold si aspettava che l'Italia si conformasse alla stipulazione dell'art. III della Triplice, spiegando come Austria-Ungheria e Germania fossero state trascinate alla guerra contro la loro voglia.9 Il 3 agosto, intanto, Italia ed Austria-Ungheria avevano raggiunto un accordo di massima sull'Albania: Di San Giuliano precisava di non volere in alcun modo approfittare del ritiro delle navi austriache da Durazzo - a causa della guerra - per assicurare all'Italia "una posizione superiore alla parità" in Albania, intendendo "restar fedele agli accordi"10


1 Cfr. LUCIANO, MONZALI, "Sidney Sonnino e la politica estera italiana dal 1878 al 1914" in "Clio", n°3, 1999, pag.442
2 ANTONIO, SALANDRA, Op. cit., pag.108
3 DDI, Serie V, vol.I, n°7
4 LUIGI, ALBERTINI, Op. cit., vol. III, pag. 339
5 DDI, Serie V, vol.I, nn°43,65 In nota al documento n°43 risulta che il 1° agosto Poincarè, parlando con Iswolski, espresse il parere di "tentare di attirare l'Italia promettendole Valona e libertà d'azione in Adriatico" Sazonov rispose il 2 che "non aveva obiezioni all'attribuzione all'Italia di Valona"
6 DDI, Serie V, vol.I, n°133. Sull'argomento cfr. anche nn°.120,179
7 DDI, Serie V, vol.I, n°11
8 La lettera è stata pubblicata da Salandra, qui è ripresa da LUIGI, ALBERTINI, Op. cit., vol. III, pagg.315-316
9 DDI, Serie V, vol.I, n°209
10 DDI, Serie V, vol.I, n°35

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